di William Molducci
Leone Magiera, nato a
Modena, si è avvicinato giovanissimo al mondo della musica dopo
avere ascoltato il pianista svizzero Alfred Cortot alla radio. Ha
esordito all’età di 12 anni come pianista e si è diplomato con
lode e menzione speciale al Conservatorio di Parma.
Oltre ad avere costruito
una formidabile carriera come pianista solista, Magiera ha
collaborato con maestri come Giulini, Abbado, Solti, Kleiber e von
Karajan, con quest’ultimo instaurò un particolare rapporto
artistico di fiducia e stima, il Maestro austriaco lo reputava il
migliore conoscitore del repertorio operistico italiano, francese e
mozartiano.
Magiera, direttore
d’orchestra a sua volta, è stato chiamato a interpretare una
cinquantina di opere eseguite nei teatri di ogni parte del mondo,
inoltre, ha accompagnato i cantanti più importanti della scena
internazionale, come il baritono Ruggero Raimondi, la giovane soprano
Carmela Remigio, il soprano Mirella Freni e il tenore Luciano
Pavarotti. A Pavarotti, di
cui è stato maestro sin dai primi anni della carriera, lo ha legato
un sodalizio umano e artistico durato più di quarant’anni che si è
consolidato in oltre mille esecuzioni, sia in veste di direttore che
di pianista. Tra i tanti concerti tenuti in California, con il famoso
tenore, ricordiamo quello del 1992 allo Sports Arena di San Diego,
durante la stagione internazionale del San Diego Opera.
Il maestro Leone Magiera |
La sua preparazione e la
brillante carriera l’hanno portato a essere dirigente di teatri
come il Teatro alla Scala e Il Maggio Musicale Fiorentino, oltre che
scrittore di libri musicali per la Ricordi.
Negli ultimi anni si è
dedicato con rinnovato successo al pianismo solistico; la vasta
discografia, sia come direttore sia come solista, testimonia la
versatilità e l’eccezionalità del suo talento. Tra i concerti più
recenti citiamo quello tenuto il 2 maggio 2016 a Bologna, dove il
Maestro ha eseguito musiche di Mozart e Chopin, per piano solo,
seguite da un recital cui hanno preso parte due giovani voci di
scuola bolognese: il soprano Eva Macaggi e il baritono Giacomo
Contro, con interpretazioni di arie di Mozart e Donizetti.
Per
anni Herbert von Karajan ha preteso che artisti di fama
internazionale studiassero le opere con lei, prima di salire sul
palcoscenico del Festival di Salisburgo, com’è nata la vostra
collaborazione?
Accompagnando
al pianoforte Mirella Freni e Luciano Pavarotti, in audizione con il
Maestro. Commentò che li avevo preparati molto bene (entrambi
studiavano con me) e mi chiese di tenere un corso al festival di
Salisburgo, che tenni per cinque anni. In quell’occasione
collaborai con lui nelle opere italiane. Era una responsabilità
perche von Karajan era molto esigente, ma anche molto simpatico con i
suoi collaboratori, cantanti o musicisti. Sapeva cioè stemperare la
tensione che inevitabilmente si provava lavorando al fianco di un
simile gigante della musica.
Lei ha diretto
Henghel Gualdi durante la tournée del 1989 di Luciano Pavarotti
negli Stati Uniti, che ricordo ha del grande clarinettista?
Henghel
Gualdi è stato uno dei più grandi clarinettisti del mondo come
jazzista e formidabile improvvisatore. Ricordo che Louis Armstrong lo
volle con sé nella sua tournée italiana e che l'unica volta che si
esibì in America, a Portland sotto la mia direzione, ebbe un
successo clamoroso sottolineato dalla stampa americana. Il problema
principale era la sua ritrosia e avversione ai viaggi al di fuori dei
confini emiliano - romagnoli. E questo gli ha impedito di raggiungere
la fama mondiale che avrebbe ampiamente meritato.
Magiera ha studiato per oltre 50 anni i 24 studi di Chopin |
Lei
è stato segretario artistico del Teatro alla Scala di Milano e
direttore della programmazione del Maggio Musicale Fiorentino, che
ricordi ha di quel periodo?
Difficile
elencare i ricordi di sette anni. Forse la debacle di
Monserrat Caballe alla prima di Anna Bolena alla Scala, che mi
costrinse a inventarmi una sostituta che trovai in cecilia Gasdia,
che trionfò a soli 19 anni.
Da
alcuni anni Lei è tornato al pianismo solistico, con importanti
recital in Italia e all’estero. Com’è cambiato il pubblico
rispetto ai suoi inizi?
Il
pubblico, quasi sempre, reagisce allo stesso modo. Può passare
dall’entusiasmo più sfrenato alla reazione più violenta, in
rapporto al rendimento artistico degli interpreti.
Ritiene che il pianoforte sia lo strumento più completo?
Il pianoforte è certamente lo strumento più completo. Permette di leggere contemporaneamente molti righi musicali ed è indispensabile a ogni compositore. Non dico sia il più difficile, ma certamente il più completo.
Nel corso della sua carriera Lei ha scoperto molti giovani, cosa occorre per aiutare un talento in erba?
Per scoprire un giovane occorre avere un intuito particolare... il giovane artista deve avere un talento naturale, che si sviluppa non solo tecnicamente ma anche artisticamente. E, forse, la seconda è la caratteristica più importante nella nostra epoca.
Lei e Luciano
Pavarotti avete collaborato per più di quarant’anni, iniziando da
quella lontana “Bohème”…
Si. Ha studiato con me
fin dall’inizio, da quando aveva 18 anni e abbiamo fatto insieme
più di mille esibizioni.
Cos’ha reso
Pavarotti così grande?
Molte cose. La natura gli aveva dato una voce eccezionalmente estesa da subito. E le sue naturali cavità di risonanza davano al suo timbro vocale una bellezza particolarissima fin dal suo debutto in Bohème. L’interesse per la pronuncia della parola era in lui molto sviluppato e ha curato quest’aspetto maniacalmente per tutta la carriera. Poi la forte personalità, il carisma sul palcoscenico, la solidità fisica e vocale... un complesso raro di doti.
Il più recente lavoro discografico di Magiera, I 24 Studi di Chopin |
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