di
William Molducci
Gli Stato Brado sono livornesi
ma la loro musica ha origini americane, al confine tra il vecchio
West e i country-bar della Nashville di Robert Altman. Questa è la
prima sensazione di chi ascolta il nuovo disco della band toscana,
un’opera dalle sonorità blues e country, vicine al folk made in
USA.
“Cosa
adesso siamo” rifugge noia e indifferenza, sospinto da una
scrittura e una sezione fiati di qualità. Uno spiraglio per la
canzone d’autore italiana che cattura l’attenzione sin dalle
prime note di “Nient’altro”, brano d’apertura anticipato
dalla tromba di Romano Palazzi.
È
con “Sabbia del deserto” che il disco sale di tono, si tratta
dell’unica cover della tracklist, un brano di Ivan Graziani
originariamente compreso in “Pigro” del 1978. Ottima
l’interpretazione di Moreno Guida, voce e autore delle canzoni del
disco, apprezzabile la personalizzazione del pezzo pur nel rispetto
dell’originale.
“Alla
guerra non andrò” è forse il punto centrale del progetto, uno
sguardo rivolto alla tradizione cantautoriale italiana, una ballata
contro la guerra e le costrizioni: “… c’è
scritto di presentarsi per il fronte tra due giorni, ma io alla terra
devo pensare e sangue non ne voglio versare, senza di me dovranno
fare, alla guerra non voglio andare”.
Gli Stato Brado in concerto |
I
sette
musicisti toscani vivono le loro canzoni, condividendone illusioni e
speranze, racconti in cui si rinuncia alla libertà per ritornare
agli affetti, dove, pur comprendendone l’assurdità, si mette
consapevolmente in gioco il proprio destino in cambio di nulla. Un
microcosmo fatto di personaggi apparentemente estremi, legati alle
proprie radici, consapevoli di vivere una vita di passaggio e felici
di viaggiare solo per il gusto di farlo: cowboy, motociclisti,
femmine fatali, padri di famiglia, scommettitori, sognatori.
“Non
c’è più” è un viaggio nel rimpianto, interrotto da un vento di
nostalgia che diventa quasi rassegnazione in “La schiuma dei
giorni”, in cui la vita si consuma come
l’acqua che arrotonda le pietre più dure.
Brani legati da una matrice pop ravvivata da delicati tocchi di
chitarra classica e ottimi interventi dei fiati, una miscela intensa
e personale.
“Dov’è
stanotte il mio cuore” accompagna i cuori in cerca di ricordi, una
ballata sentimentale e un po’ nostalgica in cui la luna si nasconde
accompagnata dalla chitarra e da uno struggente violino in stile
country. “Oscura la notte” ripropone uno dei temi più utilizzati
nella tradizione country, quello degli spettri che, nelle notti senza
luna, vagano in cerca di pace. Banjo e atmosfera notturna affiancano
gli amori che si consumano: “Scorrono
le nubi come inchiostro, come la mia ombra a più non posso, luna
d’ottone illumina il cammino, caccia via i fantasmi che ho vicino,
perché oscura è la notte”.
"Cosa adesso siamo" è il nuovo album degli Stato Brado |
“Aspetta
e spera”, canzone corale da cantare con gli amici attorno a un
falò, chiude in allegria il disco, con un inciso coinvolgente,
caustico e a suo modo ottimista: “Aspetta,
aspetta, aspetta, vedrai che succede, aspetta, aspetta che tutto
andrà bene, lieto sarà il fine, vedrai non tarderà se attendi
ancora un po’ concime diverrà”.
“Cosa Adesso Siamo” è un disco da ascoltare con attenzione, seguendone i ritmi e le gradevoli melodie. Dalla costiera amalfitana si viaggia sino al limite dei deserti notturni, dove la sabbia viene dal mare e il buio libera i propri fantasmi e quelli dei cowboy dimenticati. Il viaggio è guidato con calore e maturità da Moreno Guida (Voce, chitarra acustica, banjo tenore), Nedo Raglianti (basso elettrico e acustico), Alessandro Guida (batteria, percussioni), Gianluca Lunardi (chitarre acustiche, elettriche, slide), Dario Vannozzi (sax tenore), Romano Palazzi (tromba) e Giovanna Pieri Buti (violino).
Alla
guerra non andrò – Video ufficiale
Copyright
by William Molducci
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