Curfew
(coprifuoco)
di
William Molducci
Curfew
è il corto che negli ultimi anni ha vinto il maggior numero di
premi, collezionando una quarantina di riconoscimenti ricevuti nei
festival di tutto il mondo, tra cui l'Oscar 2013, nella categoria
cortometraggi.
Il
film racconta la storia dell'incontro tra un uomo depresso e
Sophia, la nipotina di nove anni, interpretata dalla piccola e
bravissima Fatima Ptacek.
Ritchie,
il protagonista del film interpretato dallo stesso Christensen,
mentre attende la morte in una vasca da bagno, dopo essersi tagliato
le vene, è interrotto dallo squillare del telefono. Con la lametta
ancora tra le dita insanguinate, prima titubante poi incuriosito,
allunga il braccio e risponde al telefono. Si tratta di sua sorella
che, pur ritenendolo un irresponsabile, gli chiede se può occuparsi
per qualche ora di Sophia.
I
rapporti tra i due sono interrotti da qualche anno ma le circostanze
costringono la donna ad affidare la figlia al fratello, per
affrontare una situazione difficile legata a violenze fisiche subite
da parte di un uomo. Ritchie decide di rinviare il proprio suicidio e
si medica con un po' di garza, in modo da tamponare l'uscita del
sangue e coprire il taglio procuratosi al polso.
Quello
che Ritchie ancora non sa è che quella bambina si dimostrerà molto
più matura e intelligente di lui e, dopo qualche momento di
diffidenza reciproca, riuscirà a dargli nuovo interesse per la vita.
Scena tratta dal film |
Il
regista ha tratto l'idea del film da una conversazione avuta con una
ragazzina di nove anni, occasione in cui si e reso conto che per
molti versi lei era molto più intelligente di lui. I bambini a
quell’età assorbono così tante informazioni e lo fanno con una
tale energia, che possono esser fonte di grande ispirazione. Gli
adulti, invece, di qualsiasi parte del mondo siano, con il passare
degli anni si fanno più disincantati e indifferenti.
A
Christensen piaceva l’idea di esplorare i caratteri di due persone
così diverse: una bambina piena di vita e un adulto completamente
svuotato ma con dentro di lui un bambino interiore un po' sopito.
Copyright
©
by William Molducci
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