Se
ho voglia di sognare prendimi per mano
Intervista
a Carla Vistarini
di William Molducci
Carla
Vistarini
ha scritto i testi di canzoni di successo per cantanti come Ornella
Vanoni (La voglia di sognare), Mina (Buonanotte buonanotte), Mia
Martini (La nevicata del ’56), Riccardo Fogli, Patty Pravo, Renato
Zero, Amedeo Minghi, Alice e i migliori interpreti della musica
italiana; storiche le sue collaborazioni con i musicisti Luigi Lopez
e Tony Cicco.
Come autrice di programmi televisivi ha collaborato, fra gli altri, con Piero Chiambretti, Gigi Proietti, Fabio Fazio, Maurizio Costanzo, Loretta Goggi, Sergio Bardotti (Sanremo 1998); nel 1995 ha vinto il premio David di Donatello per la sceneggiatura del film “Nemici d’infanzia” di Luigi Magni. E’ autrice di numerose commedie teatrali (nel 1987 ha vinto il premio I.D.I., assegnato dall’Istituto del Dramma Italiano), ora, in libreria è disponibile “Se ho paura prendimi per mano”, il suo secondo romanzo che sta presentando in giro per l’Italia.
Come autrice di programmi televisivi ha collaborato, fra gli altri, con Piero Chiambretti, Gigi Proietti, Fabio Fazio, Maurizio Costanzo, Loretta Goggi, Sergio Bardotti (Sanremo 1998); nel 1995 ha vinto il premio David di Donatello per la sceneggiatura del film “Nemici d’infanzia” di Luigi Magni. E’ autrice di numerose commedie teatrali (nel 1987 ha vinto il premio I.D.I., assegnato dall’Istituto del Dramma Italiano), ora, in libreria è disponibile “Se ho paura prendimi per mano”, il suo secondo romanzo che sta presentando in giro per l’Italia.
“Città
sporca” è il tuo primo romanzo, Cosa ti ha spinto verso il genere
giallo/thriller?
Amo
il thriller innanzi tutto da lettrice. Va detto che sono una lettrice
accanita, con la media di almeno un paio di libri a settimana. Amo
molto scrittori come Chandler, Crais, Winslow, Lansdale, King, veri
maestri. Insieme a molti scandinavi e ad alcuni grandi classici che
hanno usato il thriller, o almeno la suspense per rendere più
avvincenti i loro scritti, come Jorge Luis Borges e George Orwell. E'
per questo, credo, di preferire la narrazione a suspense, perché so
quanto può essere appassionante e avvincente, consentendo a un
autore che ha anche qualcosa in più da dire, di veicolarlo con
leggerezza all'interno del racconto.
"Se ho paura prendimi per mano" il nuovo romanzo di Carla Vistarini |
“Se
ho paura prendimi per mano” è il tuo nuovo romanzo, il mestiere di
scrittrice è un’evoluzione naturale della tua storia di autrice …
forse un punto di arrivo?
Non
c'è mai un punto di arrivo. Siamo sempre in cammino verso altro. Non
sappiamo cosa riusciremo a fare o cosa troveremo lungo la strada, ma
è innegabile che dobbiamo andare avanti. “Se ho paura prendimi per
mano” è il racconto di un divenire. Un uomo, Smilzo, uno che ha
avuto tutto e di più dalla vita, si ritrova letteralmente sotto i
ponti a causa della crisi. E' un homeless, dimenticato da tutti. La
sua vita è finita? neanche per sogno. La sua vita comincia adesso,
quando si ritrova a farsi carico di una piccola bambina di tre anni ,
piovuta dal cielo, e inseguita da una banda di criminali per le più
oscure trame. Smilzo la proteggerà trovando così il riscatto della
propria esistenza. “Se ho paura prendimi per mano” è un
giallo con tinte di commedia e lo consiglio a tutti gli amanti del
genere.
Quanta cura metti nel caratterizzare luoghi e soprattutto gli “improbabili” compagni di disavventura dei tuoi protagonisti?
I
luoghi che descrivo non sono mai inventati, esistono tutti nella
realtà. Un giorno scriverò una "Guida di Roma" in cui
metterò le tappe di questa città vista attraverso i quartieri meno
conosciuti, o le zone più misteriose. La città ha molte anime, e
attraverso certi luoghi si possono raccontare bene. I personaggi sono
il frutto di sintesi di personalità diverse, anche queste incontrate
davvero nella mia vita. E per "davvero" intendo
indifferentemente nella vita reale, o in quella letteraria.
Negli ultimi tempi stai presentando il tuo romanzo nelle librerie, che Italia stai incontrando?
Un'Italia
meravigliosa, che ha voglia di leggere, di migliorare, di parlare, di
scambiare opinioni, di crescere. Persone che nella vita di tutti i
giorni forse non vediamo, per la loro discrezione e riservatezza, ma
che ci sono e fanno forte il nostro paese.
la
copertina della versione giapponese di “Ritratto Di Donna”
(Vistarini-Lopez-Cantini), con cui Mia Martini vinse il Festival
internazionale di Tokyo nel 1977
|
Com’è iniziata la tua avventura nel mondo della musica?
Moltissimi
anni fa, quando, con un gruppo di altri adolescenti come me, qui a
Roma, ci riunivamo in alcuni "luoghi sacri" della musica
rock e pop, come il Piper e gli studi della Rai di via Asiago da dove
si trasmetteva “Bandiera Gialla”, lo storico programma di Arbore
e Boncompagni che mandava in onda solo musica per "giovanissimi".
Tra noi ragazzini adolescenti di quel periodo c'erano alcuni
personaggi che poi avrebbero fatto la storia della musica, dello
spettacolo e del giornalismo. Ne cito alcuni: Renato Zero, Mita
Medici, Roberto D'Agostino, Dario Salvatori, Loredana Bertè, Luigi
Lopez, ecc. E c'ero anche io. Da lì alla RCA Italiana, la casa discografica
che è stata una delle più grosse fucine di talenti e di musica in
Italia, il passo fu breve. Molti di noi si presentarono lì e
cominciammo a far sentire le nostre idee. E furono ascoltate.
Diventarono dischi, successi, e poi anche storia.
A quali canzoni ti senti più legata?
Se
parli delle mie, credo di amare alcuni pezzi che hanno forse avuto
una diffusione minore, perché magari non erano dei singoli ma erano
solo negli album, ma che sono splendidi. Cito fra tutti "S.O.S.
verso il blu" di Mia Martini, "Un piccolo ricordo" di
Peppino di Capri, "Re del Blu Re del Mai", "Questo
amore sbagliato" di Patty Pravo e tutte le canzoni di “Nightmare
before Christmas” adattate da me in italiano per Renato Zero. Se
parli della musica degli altri, allora i miei gusti volano verso il
jazz.
Un
brano come “La voglia di sognare” non nasce per caso, si tratta
di emozioni emerse in un momento particolare della tua vita?
Ti
dico una cosa che molti autori pensano ma che pochi confessano: non
si scrive per emozione, ma per competenza, per professionalità.
Voglio dire, il valore di uno scritto, sia esso una canzone, una
poesia, o un romanzo, esiste nelle emozioni che suscita in chi legge
o ascolta, non in quelle di chi scrive. Chi scrive, l'autore, è sì
una sorta di accumulo di emozioni, cognizioni, cultura, masse di
informazioni, che ha la grande facoltà di filtrare, scremare,
selezionare, fino a lasciare in vita l'essenza, il cuore, e quello
solo, di una storia, o di una canzone. Scrivere solo sull'onda di
emozioni è un buon mezzo terapeutico per chi scrive, una catarsi
psicologica, ma raramente tali scritti si sollevano dall'esperienza
diaristica o dalla "poesia nel cassetto" che ognuno di noi
ha buttato giù in un momento della sua vita. Scrivere davvero è un
piccolo inferno, dove si sta a testa bassa sul foglio o sulla
tastiera per ore e ore a scartare e gettare via le tante parole
inutili che circondano le pochissime indispensabili.
Presentazione
del libro alla Feltrinelli di Roma, con Rita Dalla Chiesa ed Enrico
Vaime, foto di Yuri Meschini
|
La nevicata del ’56 è l’esempio di come un ricordo dell’infanzia diventi un grande successo professionale?
La
prima volta che vidi la neve, fu dalla terrazza della casa di
famiglia, a Roma. Mio padre mi prese in braccio, avevo cinque o sei
anni, e mi sollevò oltre la balaustra. I giardini della piazza sotto
casa erano tutti bianchi. Poi scendemmo giù e cominciammo a giocare
a palle di neve. E' un ricordo bello, ma non fu questo a ispirarmi la
canzone. Fu piuttosto, molti anni dopo, il contrasto con quello che
il mondo intorno a noi, e cioè la città sua metafora, stava
diventando. Il candore della neve inteso come innocenza, spazzato
via, o peggio, sporcato, da un declino difficile e forse
inarrestabile.
Stryx di Enzo Trapani è stato un punto di svolta per il linguaggio televisivo in Italia?
Sì.
Trapani era un grande innovatore, coltissimo, ironico, sperimentatore
di nuove tecnologie e nuovi linguaggi. Ho avuto la fortuna di
apprendere i ferri del mestiere di autore televisivo scrivendo
proprio Stryx, con Alberto Testa e Trapani stesso. Fu un programma
che suscitò interesse e polemiche, e che vinse innumerevoli premi,
soprattutto all'estero, come la Rosa d'Argento al festival
internazionale della Televisione di Montreux, il massimo festival del
settore, all'epoca…
Carla
Vistarini nella fotografia di Simone Casetta
|
Pavarotti & Friends da concerto a programma d’autore…
La
Rai mi chiamò a dare spessore a questo grande evento della musica,
il “Pavarotti & Friends”, dopo che il debutto televisivo,
senza un autore a guidare la kermesse dell'anno prima, aveva dato
esiti deludenti di pubblico. E così iniziai l'avventura con Luciano
Pavarotti, durata per cinque o sei (perdonate la memoria) eventi
indimenticabili e grandiosi, con cui sbancammo l'auditel. L'amicizia
con Luciano fu spontanea e ricca di fiducia vicendevole. Tenere le
fila di ciascuno di quegli eventi megagalattici era ogni volta una
sfida e una soddisfazione enorme. Ogni concerto veniva registrato in
piazza, al Campo Boario di Modena, in un Tir ultratecnologico della
DECCA Records che arrivava appositamente da Londra per la
circostanza. Ricordo che per una edizione fu chiamato come regista
Spike Lee, che però non aveva alcuna esperienza di regia televisiva.
Il panico serpeggiò quando Spike entrò in sala regia e si mise a
guardare stupefatto i macchinari, ma alla fine tutto andò bene, la
serata fu ripresa grazie alla bravura della squadra della RAI.
Con Luigi Magni hai scritto la sceneggiatura di “Nemici d’infanzia”, vincendo nel 1995 il David di Donatello. In quel momento ti sei resa conto che la tua carriera era salita a un livello superiore?
Ho
avuto la fortuna di lavorare sempre con grandissimi artisti, credo i
massimi del mio tempo. Uno di questi è stato Gigi Magni, con cui ho
vinto il David Di Donatello. Che dire? Per la Carriera, per il
curriculum, per le Hall of Fame e/o Wikipedia, ogni Premio, ogni
successo, ogni Incontro sono senz'altro scalini di un'ascesa a un
livello superiore. Per me sono soprattutto incontri con esseri umani
stupendi, persone che ti donano parte di sé e accettano con
gratitudine quello che tu puoi dare a loro.
Sei molto attiva sulla rete, che mondo vedi scorrere tra le “parole” di Facebook e Twitter?
Credo
che la Rete e i Social Network sarebbero dei mezzi di arricchimento
culturale e di miglioramento sociale enorme se non fossero usati così
sciattamente come avviene oggi in molti casi. Poi c'è il fatto che
molti dimenticano che ciò che viene postato in rete, in rete resta
in eterno, e quindi ci si imbatte troppo spesso in assurdità
cosmiche.
"Selfie letterario", elaborazione grafica realizzata da William Molducci |
Tuo padre, Franco Silva, è stato attore di cinema e TV (Le avventure del commissario Maigret, il delitto Matteotti), mentre tua sorella Mita Medici è conosciuta per la sua attività di attrice e show-girl, quali opportunità e ostacoli si hanno provenendo da una famiglia di artisti?
Si
hanno opportunità di formazione personale, innanzitutto. Una casa di
artisti è un luogo dove si legge molto, si va al cinema, a teatro,
ai concerti, si scambiano opinioni, circolano persone di vivace
intelletto. Tutto questo forma, struttura, la personalità. Poi certo
si ha l'opportunità di venire a contatto con l'ambiente
professionale più direttamente. Ma poi, al redde rationem del
valore, della qualità di ciò che si fa, si torna a essere soli,
individui che devono dimostrare di saper fare meglio di altri ciò
che fanno. E la risposta la dà solo il pubblico, che non fa sconti a
nessuno. Il pubblico dice sì solo a ciò che ama.
Presentazione
del libro "Se ho paura prendimi per mano" di Carla
Vistarini nella trasmissione Mille e un libro di RAI UNO:
Presentazione
del libro all’auditorium Parco della musica di Roma, durante
“Cartoon Heroes”, insieme a Luigi Lopez, suo co-autore musicale
storico:
Copyright by William Molducci
2 commenti:
Una grande persona, una grande autrice
.complimenti..anche x la tua bravura..nel mondo della musica!
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