di
William Molducci
Il sogno che non svanisce
Paolo Morelli e gli
Alunni del Sole sono stati tra i protagonisti della scena musicale
italiana degli anni '70 e '80, grazie ai tanti successi in cui
l'autore napoletano esprimeva la sua poesia e il talento compositivo,
tra questi: “Concerto”, “'A canzuncella”, “E mi manchi
tanto”, “Un'altra poesia”, “Liù”, “Jenny”.
Paolo Morelli è
scomparso nel 2013 ma il suo lavoro non è stato dimenticato, come
dimostra la recente interpretazione di “'A canzuncella”, da parte
di Enrico Ruggeri, al Festival di Sanremo.
Abbiamo
incontrato Bruno Morelli, fratello di Paolo e parte degli Alunni del
Sole, per parlare della loro storia musicale e umana, che appassiona
ancora oggi tanti fan, come dimostrano le numerose pagine a loro
dedicate su Facebook. I testi di Morelli esprimevano processi
di pensiero non convenzionali, unici e allo stesso tempo recepiti
dalla maggiore parte delle persone come parte del proprio
immaginario. Da qui il successo, l'amore e la stima per questo grande
artista.
Da sinistra: Bruno e Paolo Morelli |
L'Intervista
Paolo
Morelli e Gli Alunni del Sole sono una parte importante della storia
della scena musicale italiana…
Credo
che Paolo sia stato tra i più bravi cantautori della sua epoca,
stimato e ben considerato dai colleghi, compreso Fabrizio De Andre’,
che all’epoca del suo primo LP, quello de “La canzone di
Marinella”, incideva per la Produttori Associati, la nostra stessa
casa discografica milanese. Fabrizio voleva sempre sapere quando
andavamo a Milano, in modo da trascorrere il tempo del viaggio
insieme con noi. Credo che il lavoro di mio fratello sia stato
riconosciuto soltanto in modo parziale, perché avrebbe meritato una
maggiore considerazione da parte di tutto l’ambiente. In quegli
anni la musica era importante e di qualità, si viveva una continua
competizione con la quale ci si doveva confrontare e dimostrare di
esserne all’altezza.
Cosa
si sta facendo per ricordare il lavoro di Paolo?
L’unica
cosa che io posso continuare a fare è quella di raccontare la storia
di mio fratello, dopo essergli stato accanto una vita intera e avere
condiviso con lui lo stesso mestiere.
Penso
che io, a parte i tributi, concerti e quant’altro, possa raccontare
una storia vista dal di dentro, parlare di quello che mio fratello è
stato capace di produrre da quando aveva 20 anni, sino alla
scomparsa. Lui ha dedicato tutta la sua vita alla musica.
Oggi
tutto passa velocemente, cambia, si trasforma e anche la musica non
si sa dove stia andando. C’è un concetto dell’usa e getta che
contrasta con quanto fatto dai grandi protagonisti che si sono
succeduti da Modugno in poi, ma per fortuna, anche se viviamo un
periodo di grande distrazione, Paolo in parte è ancora ricordato.
Quando è scomparso, le televisioni ne hanno parlato, mi ricordo gli
annunci dei TG, Domenica In e il bel servizio di Vincenzo Mollica su
RAI 1.
Ritiro
spesso targhe e riconoscimenti da parte di persone e iniziative che
dedicano un ricordo a mio fratello, ma evito di progettare un
eventuale premio Paolo Morelli, che durerebbe inevitabilmente una
sola stagione, scontrandosi con questo momento storico in cui non
interessa neppure l’attualità della musica leggera.
Nascono
spontaneamente molte iniziative che lo ricordano e non c’è bisogno
che io le incentivi ulteriormente. Nel 2013 il Flaminio Film Festival
di Roma gli ha dedicato il premio per il migliore cortometraggio e la
scorsa estate, il Direttore del Teatro San Carlo di Napoli, gli ha
dedicato il concerto svoltosi nella spettacolare piazza Guglielmo
Marconi di Riardo, nell'ambito del “Riardoborgofestival”.
Recentemente Enrico Ruggeri ha cantato “’A canzuncella” al
Festival di Sanremo, a testimonianza di come le canzoni di Paolo
siano senza tempo.
Paolo Morelli |
La
rinata Produttori Associati ha pubblicato la versione inedita di
“Dov’era lei a quell’ora”, orchestrata da Giorgio Gaslini.
Come mai fu deciso di non pubblicarla e di rifarne una seconda con
Gianni Mazza?
Il
discorso fu affrontato nella sede della società, nella solita
riunione di fine lavoro, alla presenza del direttore artistico, il
produttore, il proprietario, noi e altri addetti ai lavori.
L’opinione generale fu che la versione di Gaslini non era in linea
con certi standard di suono e arrangiamento in uso all’epoca. Negli
anni ’70 uscivamo dall’epopea beat, dominata da Rolling Stones e
Beatles, e cominciavano ad arrivare le prime edizioni di Elton John,
c’era quindi già l’esigenza di adeguarsi a quello che era
diventato il nuovo “sound”. Si sosteneva che il disco dovesse
suonare in un certo modo e avere uno standard di sonorità,
soprattutto per quanto riguarda la ritmica; batteria e basso dovevano
essere suonati con energia. Si pensò quindi che l’orchestrazione
di Gaslini, pur se molto bella, suggestiva e affascinante, avesse
trascurato questi parametri e risultasse troppo elitaria, un
arrangiamento per buongustai e appassionati della musica. All’epoca
la discografia e un po’ tutti gli addetti ai lavori, cercavano di
preservare la qualità del prodotto senza perdere di vista l’aspetto
commerciale.
Voi
quali delle due versioni preferivate?
Per
noi sono belle tutte e due, queste cose in fondo le realizzavamo
noi... Non è che la proposta fu subita a malincuore, ci siamo
prodotti in un’azione che accontentasse anche l’esigenza di cui
ho parlato prima. Poi, ascoltandole in parallelo ci si accorge che
c’e’ una risposta di suono più invadente nella seconda versione,
ma ci sono anche alcuni tratti di quanto si era fatto con Gaslini.
Per esempio l’ingresso con flauto dolce e l’utilizzo della
chitarra classica erano idee di mio fratello, anzi ti dirò di più,
nella seconda versione Paolo arricchì molto i tratti di congiunzione
tra un pezzo e un altro. Nella prima parte tra “Dov’era lei a
quell’ora” e “Il paese dei coralli”, c’è un intermezzo
meraviglioso che sicuramente rispecchia tutta la sua cultura
classica, ascoltandolo ci si accorge che è una piccolissima suite di
taglio sinfonico. La bella orchestrazione degli archi, della quale
Paolo scrisse una linea portante, fu realizzata da Gianni Mazza,
quindi, a mio avviso, anche nella seconda versione ci sono cose molto
eleganti.
La cover dell'inedita versione di "Dov'era lei a quell'ora" |
Dopo
avere lavorato con Gianni Mazza iniziò l’epoca di Gian Piero
Reverberi…
La
collaborazione con Reverberi è iniziata con “E mi manchi tanto”,
in quello che consideriamo il periodo “milanese”. Dopo i primi
tempi con Detto Mariano, Paolo volle incontrare Gian Piero, in quanto
arrangiatore di Lucio Battisti e per l’ottima considerazione di cui
godeva in tutto l’ambiente. Da lì in poi abbiamo lavorato con lui
sino alla fine degli anni ’70, con la sola eccezione dell’album
“Jenny e la bambola”, arrangiato da Tony Mimms.
Recentemente
“Jenny e la bambola” è stato portato in digitale, in occasione
del cofanetto realizzato dalla Sony, che contiene 10 vostri album.
Come mai il disco è stato convertito dal vinile e non dal master
originale?
I
master realizzati per la Produttori Associati furono trasferiti negli
archivi della Dischi Ricordi, perché tutto il catalogo (De Andrè,
Santo & Johnny, Morris Albert) fu ceduto alla casa torinese che a
sua volta fu acquistata dalla BMG. Da quel momento l’archivio è
stato portato in Germania. I nastri, anche se conservati bene, col
tempo si deteriorano, ogni tanto andrebbero suonati e conservati nel
migliore dei modi. Prima che il processo di deterioramento si compia
è consigliato il trasferimento su un supporto adeguato, in questo
caso il digitale. Quando hanno cercato il master per realizzare il
tributo della Sony, si sono accorti che “Jenny e la bambola” non
suonava più, purtroppo non erano stati fatti i dovuti salvataggi. In
questo caso, come per tanta altra bella musica, l’unico modi di
recuperare qualcosa è quello di ripartire dal vinile. Comunque,
grazie a quest’operazione, una delle nostre più importanti
produzioni è riuscita a sopravvivere.
Jenny e la bambola |
“Il
sogno che svanisce” è l’ultimo album d’inediti che avete
pubblicato, com’è nato questo disco?
Paolo
non ha mai smesso di scrivere canzoni ma da qualche anno la
discografia è quasi scomparsa, i dischi non si vendono più e quindi
c’è meno attenzione e possibilità di produrre nuovi lavori.
Alla
fine del 2012, stavamo finendo di incidere “Il sogno che svanisce”,
quando una mattina Paolo mi chiede di accendere il registratore
perché aveva una canzone in testa. Si è seduto al pianoforte e l’ha
cantata di getto, così com’è successo per tante canzoni di
successo come “Pagliaccio” e “‘A Canzuncella”. Il
registratore fu acceso di gran corsa e la versione registrata in casa
è la stessa stampata nell’album, non abbiamo fatto altro che dare
una sistematina e aggiungere delle sottolineature con pochi archi e
così via. Mio fratello era innamorato di questa canzone che gli era
venuta di getto. Io, nel riascoltarla, ci trovo tanta tristezza,
irrequietezza e nostalgia infinita; nel testo ci sono dei passaggi,
visto quanto successo dopo pochi mesi, che ne fanno una canzone
enigmatica.
Qualche
sogno nel cassetto?
Mi
piacerebbe fare ristampare l’album “Di canzone in canzone”,
uscito in sordina nel 1992 e mai apprezzato come meritava. Il disco
contiene 10 belle canzoni degne di essere riproposte e fatte
conoscere.
Paolo Morelli, l'autore di tutte le canzoni de Gli Alunni del Sole |
Grazie
Bruno per averci raccontato tante belle cose della vostra storia e di
Paolo…
William,
prima di congedarci, consentimi innanzitutto di salutarti. Non
pensare che non sappiamo cosa hai scritto di noi, sei stato forse il
primo agli albori di Internet a raccontare la nostra storia. Per
questo ti vorrei testimoniare, oltre a un affetto istintivo che nasce
nei confronti di coloro che parlano di noi, la mia gratitudine e
riconoscenza.
“Liù”:
Discomare 1978:
Si
ringraziano, per la gentile disponibilità e l'incoraggiamento, tutti i
gruppi e i fan che sostengono Gli Alunni del Sole e Paolo Morelli su
Facebook
Si ringrazia Bruno Morelli per averci fornito le fotografie di Paolo Morelli
Si ringrazia Bruno Morelli per averci fornito le fotografie di Paolo Morelli
Copyright
by William Molducci
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