National
Geographic, 125 anni, La Grande Avventura,
Roma,
Palazzo delle Esposizioni, 28 settembre 2013 - 2 marzo 2014
di
Simonetta Sandri
"Poter
gettare ponti che scavalchino millenni, continenti, civiltà,
raggiungere esseri umani che lingue, scritture, leggi, costumi, fedi
diverse parrebbero dividere inesorabilmente da noi, e scoprire invece
che ci sono similissimi - quasi dei fratelli - ecco un insigne
piacere". Fosco Maraini,
etnologo, alpinista, fotografo, scrittore e poeta.
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Prendo
l’occasione di introdurvi il catalogo di questa splendida mostra
visitata a fine 2013, per portarvi con me,
ancora una volta, attraverso immagini mozzafiato e morbida luce.
A
molti di noi, quando si parla di National Geographic,
viene subito alla mente l’immagine della giovane afghana dagli
occhi verdi immortalata da Steve McCurry e che appare anche sulla
locandina della mostra romana. Pochi, tuttavia, sanno il nome di
quella giovane, Sharbat Gula, non tutti datano quella foto (era il
1984 e McCurry la rincontrerà nel 2002), molti, magari, si sono
interrogati sul destino di quegli occhi spaventati, dallo sguardo
magnetico, intensi ma anche un po’ carichi di ferocia,
caratteristica dell’etnia pashtun.
Ritroviamo paura, mistero,
rabbia, spavento, amarezza, voglia di riscatto in quegli occhi
disarmati che ci accompagneranno durante tutta la visita. Li
troveremo solo alla fine del nostro spensierato percorso domenicale
ma li attendiamo con trepidazione.
Giriamo
per il mondo, in questi spazi che ne ospitano la storia e i colori, i
suoi esseri viventi trepidanti, scalpitanti, forti, deboli, veri.
Mostra e libro ripercorrono la vera e propria epopea collettiva che
ha segnato il National Geographic in 125 anni, che ha marcato
la storia dell’esplorazione, dell’editoria, della fotografia e,
perché no, della cartografia.
Dalla
nascita del bollettino della National Geographic Society, il
13 gennaio 1888, fino a oggi, il percorso è incredibile. Dal
finanziamento alla sua prima misisone esplorativa dell’Alaska del
1890, attraverso le sue bandiere appoggiate sulla luna, sulla cima
dell’Everest, sul fondo della Fossa delle Marianne fino al Polo
Nord e Sud il passo è breve. Erano, infatti, targate National
Geographic la spedizione di Robert Peary al Polo Nord nel 1909 o
quella di 3 anni dopo nella quale Hiram Bingham scoprì Machu Picchu.
Le
immagini di questa rivista hanno documentato tutti i grandi passaggi
epocali.
L’esposizione,
ben curata, è composta di più sessioni. Partiamo da quella dedicata
ai “padri fondatori” della rivista per spostarci immediatamente a
quella che ne presenta la bandiera e la sua epopea, con le splendide
immagini di Luther Jerstad (Nepal, Everest 1963), di Paul Hagelbarger
(Alaska, 1918), o di Thomas Abercrombie (Antartide, 1957).
Vi
è poi la sezione dedicata alla “storia”, dove ci piacciono
particolarmente le foto colorate di Eliza Scidmore (Giappone, 1900,
donne fra i fiori di pesco), di Volkmar Wentzel (India, 1947,
tessitori di seta di Srinagar), di William Albert Allard
(Pennsylvania, 1965, giovane della comunità amish), dell’america
colony (Gerusalemme, 1900, veduta di Bab Khan el Zeit) e di Dean
Conger (Unione Sovietica, 1964, lavoratori che sfilano in Piazza
Rossa).
Seguono
tre bellissime sezioni “esplorazioni” dedicate rispettivamente a
terra, aria e mare.
Nella
parte “terra” meravigliosa è la foto, molto famosa, di Hugo Van
Lawick che, nel 1964, in Tanzania, immortala il tenero gesto della
primatologa Jane Goodall verso uno scimpanzé neonato Flint. Anche
Diane Fossey è fotografata in Ruanda, sui Monti Virunga, nel 1969,
mentre legge un libro a un gorilla. La ripresa delle rovine dello
Yucatan di notte da parte del fotografo Simon Norfolk nel 2007
introduce un nuovo approccio: foto illuminate quasi come in un set
cinematografico. La terra viene presentata e rivelata nella sua più
grande bellezza e nel suo immenso mistero. La sezione “aria”
presenta principalmente immagini del Nepal, del Pakistan, anch’essa
degna di nota anche se, sinceramente, ci colpisce meno della
precedente. Quella del “mare”, della “scienza” e della
“natura” sono altrettanto interessanti ma abbiamo voglia di
arrivare agli “scatti epici”.
Qui
cerchiamo subito e ritroviamo la foto di McCurry, dalla quale siamo
partiti e che ci ha condotto qui, ma ammiriamo anche il bellissimo
scatto di Annie Griffiths, preso a Gerusalemme nel 1996, dove un
soldato israeliano fuori servizio e due ebrei ortodossi parlano al
telefono, quello di Tomasz Tomaszewski in Chiapas, di una famiglia
messicana che va a messa alla chiesa di San Cristobal de las Casas,
all’ombra di una croce proiettata sul muro o ancora la splendida
foto di Joanna Pinneo, scattata in Mali nel 1997 e che ritrae Isha, 8
mesi, ricoperta da un velo di sabbia, mentre dorme con la madre e la
sorella sotto una tenda che le protegge dal sole pomeridiano, a circa
80 km da Timbuctu. Immagine davvero dolcissima. Concludiamo con la
sezione dedicata al “viaggio”, immagini della verde Scozia, della
colorata Brooklyn, della favolosa Namibia, della collinosa Toscana,
della romantica Parigi, dell’allegra Tahiti, dei magici dervisci di
Istanbul.
Abbiamo,
per qualche ora, attraversato il mondo, percorso mille Paesi,
spensierati e meravigliati come solo questo splendido mondo sa
renderci. Siamo stati catapultati nell’avventura, momenti
indimenticabili, curiosi e sicuri di doverne sempre cercare di nuove.
Perché “la migliore avventura è sempre la prossima”.
La
mostra fotografica è a cura di Guglielmo Pepe.
Copyright
© by Simonetta Sandri
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