di
William Molducci
“Un
vento senza nome” non è soltanto la canzone che Irene Grandi ha
proposto all’ultimo Festival di Sanremo, ma è anche il titolo del
suo nuovo album. Forse non è un brano adatto a
una kermesse come quella ligure ma questa ballata, un po’ triste,
ha avuto il merito di farci conoscere un’artista più matura e
intensa. La canzone racconta il coraggio e il desiderio di una donna
che vuole cambiare la propria vita, chiudendo con un passato in cui
non si riconosce più. Irene è tra gli autori del brano, il
pianoforte è “opera” di Stefano Bollani.
Lasciata
da parte “Bum bum”, Irene Grandi interpreta 11 nuovi brani
affidandosi ad autori quali Cristina Donà, Stefano Bollani, Saverio
Lanza (chitarrista di Pelù e Antonacci), Marco Parente e David
Florio.
Il disco porta avanti il
percorso iniziato con l’album vocepiano “Irene Grandi &
Stefano Bollani” e proseguito nell'incontro artistico con Cristina
Donà, autrice di due brani (“A memoria” e “Una canzone che non
ricordo più”). Saverio Lanza ha avuto il merito di interpretare
gli spunti musicali della cantante toscana e di valorizzarne i testi,
coinvolgendo un gruppo di musicisti in grado di crearle un nuovo
sound.
“A memoria” apre il disco,
una vera e propria dichiarazione d’amore basata sulla conoscenza e
sulle piccole abitudini della persona con cui si vive accanto,
sintomo d’amore e “mezzo” ideale per entrare in questa sua
nuova dimensione musicale.
“C’est la vie” parla di
un giorno di pioggia senza colori e sole, dove il mondo deve essere
quello che si vuole. Voce e chitarra funk dialogano in sintonia,
facendo l’occhiolino all’Irene rockettara.
Con “settimo cielo” cambia
l’atmosfera ma non l’intensità emotiva: “…
restiamo in alto come ali del pensiero e poi siamo il settimo cielo”.
“Un vento senza nome”, il
brano sanremese, riporta alle ballate di qualche tempo fa riuscendo a
fare cambiare pelle all’interprete che sin qui abbiamo conosciuto.
La canzone vive di atmosfere sofisticate e non di guizzi e riff
musicali improvvisi, non esce al primo ascolto, ma si apprezza anche
per questo, riuscendo a “farsi” ascoltare con tutta l’attenzione
necessaria: “Via da te, via da
qui, via dalla notte infinita, e in una mattina sei uscita e sei
volata via nel vento…”.
“Casomai” è il crepuscolo
dell’estate, un arcobaleno dopo la pioggia, magico e fugace allo
stesso tempo, la voce di Irene si lascia cullare da una lenta
chitarra rock.
“Cuore bianco” è una
bossa nova scritta da Marco Parente, un brano che racconta il tendere
al proprio infinito paragonando la felicità a quella del gallo che
canta al mattino, ignaro dell'inevitabile destino.
“Una canzone che non ricordo
più” è firmata da Cristina Donà e Saverio Lanza, il brano
riporta agli anni sessanta, tra i fiati e il pianoforte “magico”
di Stefano Bollani.
“Stato di gratitudine” è
un inno al ballo, un momento di libertà e leggerezza, voce e
chitarra dialogano: la vita è danza!
“Roba bella” è una
canzone atipica, scritta da Irene con Marco e Saverio Lanza,
l’elemento che ha ispirato questo brano è la musicalità e la
passione del sud nella vita quotidiana: “…
baciati dal sole, colorati, profumo di passato, di bucato, è un
mattino bello...”.
Irene e David Florio sono gli
autori di “Un’alternativa”, un messaggio positivo per chi si
trova di fronte a una scelta importante.
Chiude il disco “Sé” un
pezzo nato da un’improvvisazione di Stefano Bollani, atmosfera
ideale per accompagnare pensieri esistenziali.
“Un vestito senza nome” è
il lavoro di un’artista che ha ancora voglia di mettersi in gioco,
di esplorare nuovi territori insieme a compagni di viaggio di
assoluto valore. Se si è trattato di una scommessa si può dire che
sia stata vinta con merito e sorpresa.
Un vento senza nome - video ufficiale
Copyright by William Molducci
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