di William Molducci
Lavatrici” è
l’album d’esordio degli Avast, il gruppo lucano vincitore
dell’Italia Wave Basilicata 2013, che propone nove canzoni con
riferimenti al cantautorato italiano e a diversi generi musicali,
mescolando folk, swing, rock, con qualche cenno di jazz e reggae.
La prima sorpresa è la
cover di “Poor Boy” di Nick Drake, il cantautore inglese
scomparso prematuramente nel 1974. Il brano è uno dei punti forti
dell’album, grazie all’ironica rivisitazione sublimata
dall’inciso in slang lucano: “… pov’r uagliò che pensa
solo a sé, pov’r uagliò che piange su di sé”.
La chitarra elettrica è
il leitmotiv di “Quando manca il sale” e dell’intero disco, il
suo suono evoca atmosfere esotiche, calde e viscerali, in sintonia
con la voce di Benedetto Guadagno.
“Portami un topo 1914”
è una metafora contraria, dove il consueto è messo a nudo, mentre
ciò che esce dagli schemi è apprezzato o auspicato per sincerità e
assenza d’ipocrisia, il tutto espresso senza ermetismi: “Ma
portami un topo, che quando le prende sul muso, almeno non si prende
per il culo o portami un cane, magari uno di certa estrazione, che
tradisca per dovere il proprio padrone”.
“Nazismo a parte” è
un testo ironico, sintesi di luoghi comuni, in contrapposizione a
fatti e avvenimenti quotidiani che d’ironico non hanno nulla. “Solo
i tuoi occhi” rifugge gli abbinamenti astratti di “Se esci per
fumare” per ricondursi alla tradizione cantautoriale, con la
confessione di un rimorso e il rimpianto di “occhi che erano
veri”, struggente ricordo degli anni passati e di uno specchio
che ne riflette le conseguenze.
Salvatore Scanu, abitante del complesso residenziale genovese "Le lavatrici" |
“Senza metterti la
cera” rivela il carattere teatrale della voce di Benedetto, ma
anche il sound di Fabio Gammone, Giovanni Lentini, Cristiano
Gianmatteo, Roberto Bellasalma e Antonio Giambitti: “Non ha
senso che ti chiedi dove vanno le anatrelle, se ti serve un pugno in
faccia per le stelle, tu devi andartene fuori per imparare una
lingua, io quando incontro una lingua vado fuori…”.
“Semplicezza”, la
canzone di chiusura, si conferma un brano di spessore, trascinato
dall’atmosfera di chitarra, piano e batteria, in una sorta di
“Laserium floyd” (¹) ben diluito tra musica e parole: “…
hai mai provato a camminare con dolcezza, tra la folla e la
stanchezza, tra il labirinto”.
“Lavatrici” è un
disco d’esordio sorprendente, con melodie a volte semplici e
qualche volta più complesse, una sorta di work in progress con
potenzialità ancora da esplorare e sviluppare, preferibilmente dal
vivo.
Le liriche sono curate ed
espresse con forza e convinzione, la parte musicale non è da meno,
considerando come l’album sia stato registrato in soli sei giorni.
Lo shaker ha coinvolto anche i singoli brani, che, pur essendo ognuno
un mondo a sé, sono dotati di sentieri che li collegano tra loro.
La
foto di copertina mostra i segni del tempo sul volto di Salvatore
Scanu, un abitante del complesso residenziale “Le lavatrici”, che
domina la collina di Genova, composto di quattro
edifici e oltre 370 appartamenti prefabbricati.
(¹)
= Brano inserito nell’album “Smogmagica” (1975) de Le Orme, con
la partecipazione del chitarrista Tolo Marton.
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Copyright
by William Molducci
1 commento:
Metafora contraria ... è interessante, sembra smascherare l'ombra della realtà per svelarla, rivelarla, presentarla.
Paola M.
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