di
William Molducci
In
“A casa”, il regista Antonio Costa affronta un tema difficile e
delicato come quello della malattia senile e delle sue inevitabili
conseguenze. Il film è raccontato con garbo in una continua
situazione di tensione, facendo temere che da un momento all’altro
gli eventi possano avere un epilogo drammatico. Il rapporto di
profondo affetto, tra la madre e il figlio sacerdote, è rivelato
durante un viaggio in automobile, che si svolge attraverso spazi
aperti senza alcun punto di riferimento o indicazione, come se si
fosse in procinto di attraversare un confine, coinvolgendo lo
spettatore nell’inevitabile finale.
Lo
scopo del viaggio, apparentemente, sembra quello di portare l’anziana
madre ad assistere alla Messa ma, in realtà, il figlio sta per
abbandonarla in un ospizio. Il racconto termina nella quotidianità
della casa di riposo, tra la telefonata di un’infermiera distratta
e il continuo tossire di un ospite. L’anziana donna segue il figlio
all’interno del ricovero, anche se poco prima, in un momento di
lucidità, gli aveva detto: “Portami a casa”.
La
protagonista del film è la malattia, la si “sente” in ogni
sequenza, in ogni inquadratura. La demenza senile, le sue conseguenze
e la difficoltà ad accettarla, accentuano la disperazione del
figlio, oramai conscio di avere perso la persona che conosceva e di
trovarsi in bilico tra presente e passato, tra lucidità e oblio, tra
il sottile confine che divide l’amore dalla disperazione.
Particolarmente
indovinata la scelta dei brani musicali, non originali, che
“accompagnano” il cortometraggio: “Stabat Mater” di Zoltan
Kodialy e “Mata ai ni kurukarane” di Jonny Greenwood. La colonna
sonora dona un senso di drammaticità continua, a volte stemperata
dall’azione scenica, contribuendo a tenere viva la tensione
narrativa.
Milena Vukotic |
Il
film ha vinto il Premio Speciale Sezione Corti al “Cervignano Film
Festival 2013”, che si svolge nell’omonima cittadina friulana in
provincia di Udine, il cui tema proposto era quello de “Il cinema
del confine e del limite”. La giuria ha premiato il lavoro di Costa
con un’articolata motivazione: “A casa” affronta il tema
proposto dal Festival con grande originalità, interpretando in
chiave inusuale il tema del confine. Da un lato, vediamo il confine
tra lucidità e oblio, tra malattia e salute, tra presenza mentale e
vacuità, testimoniato da una grande interpretazione di Milena
Vukotic. Dall’altro, il limite della scelta dolorosa che si trova a
varcare il figlio sacerdote nell’abbandonare la madre. Due intensi
protagonisti, in bilico tra presente e passato, cristallizzati in un
“non luogo” che rende oggettiva la loro condizione di figure di
confine”.
Tra
i protagonisti del film ritroviamo Milena Vukotic, la sensibile
interprete dei film di Mauro Bolognini e Luis Buñuel, che dona alla
storia l’espressione e la sofferenza del suo volto. L’attrice,
disponibile a mettersi in gioco con i giovani registi, nello stesso
periodo ha girato anche “Un amato funerale”, un cortometraggio
scritto e diretto da Luca Murri, ambientato nello splendido scenario
naturale di Nicosia in Sicilia.
“A
casa” di Antonio Costa, con Milena Vukotic e Leonardo Castellani,
dramma, Italia, 2012, 15 min
Versione integrale di "A casa":
Copyright by William Molducci
1 commento:
Grazie William, come ti ho già scritto tempo fa, credo che la tua recensione abbia colto in pieno lo spirito che anima il cortometraggio. Ne sono rimasto colpito e non posso far altro che ringraziarti nuovamente.
Antonio Costa
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