Paolo Nori, Si sente?
Marcos y Marcos, 2014, 181 p.
di Simonetta Sandri
Il rumore del treno della
storia, quel rumore che si sente e non si sente, come quando a
Parigi, Milano, Londra o Roma, viviamo nelle vicinanze di una fermata
della metropolitana e sentiamo-non sentiamo, balliamo-non balliamo,
dormiamo-non dormiamo, percepiamo un tremolio e delle vibrazioni che
arrivano insidiose da lontano. Se il rumore non si sente, non
significa che treni o metropolitane non lo facciano. Convogli che
comunque arrivano, pesanti, lunghi, intensi, carichi di storie e di
vite.
Preleva l'articolo in formato PDF
Questo libriccino di Nori
ci porta proprio a questa sensazione, a percepire un qualcosa che
arriva da lontanissimo, silenzioso, poi rumoroso per un po' e ancora,
di nuovo, silente. Comunque impregnato di sofferenze e gioie,
difficile da descrivere.
E
allora eccoci di fronte a una raccolta, ammetto di non immediata
lettura, di tre discorsi tenuti dal parmense Paolo Nori, dal 2009 al
2013, a Cracovia nell’ambito di Un
treno per Auschwitz, un progetto che
porta i ragazzi delle scuole nei luoghi della Shoah, progetto
organizzato dalla Fondazione Fossoli di Carpi.
Si è parlato tanto a
gennaio scorso, alla sua ricorrenza, del Giorno della Memoria, ma di
fronte a questo terribile momento non basta un semplice ricordo, va
approfondito cosa ricordiamo e il suo significato. Cosa che spesso
non facciamo.
Per lo scrittore si
tratta di una sorta di notte bianca, dove tutti si sentono quasi
obbligati a uscire. C’è, tuttavia, anche chi non lo fa o chi lo fa
pensandone al vero significato.
I
discorsi affrontano temi molto ampi e non semplici come l'eugenetica,
e il suo ruolo storico fin da Francis Galton e dagli "inadatti"
di Winston Churchill (basi teoriche e scientifiche del concerto sono
descritte in dettaglio), o quello dei crimini dei campi di sterminio
nazisti, osservati anche attraverso una visita a Birkenhau.
Avevo
letto Tu passerai per il camino,
da adolescente, qui me lo ricordo quando Nori ricorda come si dicesse
che "a Birkenau solo le betulle
(Birke in tedesco) conoscessero veramente gli orrori compiuti eppure
oggi appare tutto ovvio: baracche, treni, camere a gas, forni….Chi
immagina che, contrariamente a quanto si pensi, dai quei forni non
usciva fumo? La ditta incaricata sosteneva che, per un perfetto
funzionamento, non dovessero emettere fumo. Allora guardando al
passato con gli occhi del deficiente si scoprono le cose per la prima
volta ed esse si fanno davvero fulminanti e micidiali....".
Mi ricordo anche le scene del toccante film Il
bambino con il pigiama righe, di Mark
Herman, del 2008, quei fumi che non c'erano, che non si sentivano,
che non si toccavano, che non si vedevano... Quelle persone vicine,
anonimi e tranquilli abitanti, che non sapevano, che magari
immaginavano ma che forse non volevano veramente immaginare davvero o
crederci. Le immagini sono immediate, i pensieri sconvolti.
Nel
testo di Nori ci sono anche interessanti riflessioni sul concetto di
autorità, obbedienza, vendetta. Di fronte a posti come quelli
pensati e creati dai nazisti o ad altri, come agli attuali centri
d’identificazione ed espulsione in Italia, ci si domanda come si
possa far finta di niente, come si possa non reagire al filo spinato,
al buio, alla paura, come non vergognarsi del nostro stare al caldo,
comodi e protetti, in un appartamento pulito e profumato, magari in
compagnia dei propri teneri gatti. Di cui riflettere.
Saggio interessante sul
mondo della memoria e il rischio dell'indifferenza.
Allora una donna che
stava dietro di me, con delle labbra blu e che, naturalmente, non
aveva mai sentito il mio nome, si e' riscossa dal torpore che ci
avvolgeva tutti e mi ha chiesto in un orecchio (li sussurravano
tutti):
"Ma questo lo può
descrivere ?"
E io ho detto:
"Posso".
Allora una cosa che
sembrava un sorriso
e' scivolato lungo
quello che una volta
doveva essere stato il
suo viso.
Anna Achmatova
Copyright
© by Simonetta Sandri
Nessun commento:
Posta un commento