di
William Molducci
Nada
ritorna con un nuovo album intitolato Occupo
poco spazio,
tre anni dopo il precedente Vamp.
La
“Nada” degli anni sessanta ha lasciato il passo a quella del
decennio successivo, dove tra coraggio e lungimiranza interpretò i
brani di Piero Ciampi e di Paolo Conte, per poi fare emergere la propria
anima musicale, diventando lei stessa autrice delle sue canzoni.
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La
svolta possiamo farla risalire all'album L'anime
nere,
ma fu nel successivo Dove
sei sei,
che si è compì pienamente la sua trasformazione artistica.
In
quel lavoro Nada si immerse
nella composizione di musiche e parole (tranne il brano Piccoli
Fiumi
di Gianmaria Testa), dove fu importante la presenza di Mauro Pagani,
produttore artistico e autore degli arrangiamenti.
In
Dove sei sei le sonorità e le soluzioni musicali non erano
mai banali o scontate, anzi l'anima punk prendeva il sopravvento su
quella rock. Se Nada avesse avuto 20 anni probabilmente sarebbe stata
presentata come una grande promessa della nuova canzone italiana.
La sua voce aggrediva i testi sino a giungere al limite di quella che
possiamo considerare "la melodia/il modo di comporre e cantare
in italiano”, come nel brano Glu glu, che ricorda certi
brani di Lou Reed. Le undici canzoni sono molto diverse l'una dall'altra,
sintomo di una forte ispirazione e di un lavoro pensato lungamente.
Occupo
poco spazio
Siamo
partiti da Dove
sei sei,
per arrivare a questa nuova produzione, un percorso obbligato, per
rinfrescare la memoria a chi avesse perso di vista la cantante
livornese negli ultimi quindici anni, che l'hanno vista collaborare con
personaggi quali John Parish, Massimo Zamboni, Zen Circus e Criminal
Jokers.
In
Occupo
poco spazio,
Nada compie un ulteriore salto di qualità, mantenendo la sua anima
rock, addolcita da un accompagnamento musicale ricco di fiati
(tromba, trombone, oboe, corno inglese, clarinetto ), archi,
pianoforte, organo, violino e violoncello, il tutto esemplificato al
meglio nel pezzo
La mia anima.
Nel
brano che dà il titolo all'album, La parte iniziale ricorda la
struggente Sul porto di
Livorno, di Piero
Ciampi. Si tratta soltanto di un'impressione o forse di un transfert,
ma l'emozione che ne consegue è da brividi: “...
bevo un caffè, nella strada 23, alla ventiquattresima, aspetto che
scenda una pioggia e mi porti lontano, lontano, lontano...”.
La
terrorista è uno dei
brani più originali, si tratta di una metafora che evidenza il
disagio e la paura che procura la diversità di chi vive fuori da
schemi e regole. Sulla stessa onda di non-convenzionalità, s'inserisce L'ultima festa,
che vede nella morte (del mondo attuale) e quindi nel funerale la
speranza di una rinascita, con la conseguente liberazione dalle cose
negative. Anche in questo caso si parla per metafora, come si ben
comprende leggendo il testo: “ La
musica che senti è il funerale, di questi anni, che non si legano
bene, è tutto un funerale, guarda come piange, la gente sotto il
cielo, di questo avvenire. Non mi invitare al funerale, che la
stagione è andata male... e se ti chiedono di me, digli che non
ricordi bene, forse mi hai lasciato sotto il sole, a bere una
spremuta di limone, forse mi hai lasciato sotto il sole, sulla tomba
di un mondo che muore, sulla una crisi di una passione, di un paese
che non ha più nome...”.
Il
disco si sviluppa attraverso dieci canzoni che raccontano piccole e
grandi storie, di solitudine e di scelte complicate, vissute in un
mondo sempre più difficile e confuso. Sonia
ne è uno splendido esempio, piccola grande canzone, dove gli ottoni
“accompagnano” la voce di Nada, tra dolore e sofferenza: “...
e non c'è niente che, la fa piangere perché, le sue lacrime
scendono da sé...”.
Grazie
alla bravura della piccola orchestra e agli arrangiamenti, il
disco esalta l'eleganza e la drammaticità dei dieci brani, interpretati
con graffiante convinzione e coinvolgimento da una sempre più
sorprendente Nada, in quello che è il suo migliore album da
cantautrice.
Con
Nada hanno suonato Rodrigo D'Erasmo, violino e basso, Daniela
Savoldi, violoncello, Mario Frezzato, oboe e corno inglese, Paolo
Raineri, tromba, Francesco Bucci, trombone, Domenico Mamone, sax
baritono e alto, Alessandro Grazian, chitarra e basso, Beppe Mondini,
batteria, Sebastiano De Gennaro, percussioni, Roberto D'Ellera,
basso. Enrico Gabrielli ha curato arrangiamenti e produzione del
disco registrato in presa diretta.
Copyright
© by William Molducci
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