Il
mondo di Piero Ciampi: Ha tutte le carte in regola di Gino Paoli.
di
William Molducci
“Ha
tutte le carte in regola, per essere un artista, ha un carattere
melanconico, beve come un irlandese, se incontra un disperato, non
chiede spiegazioni, divide la sua cena con pittori ciechi, musicisti
sordi, giocatori sfortunati, scrittori monchi...”.
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Inizia
con questi versi il brano Ha tutte le carte in regola,
interpretato da Gino Paoli nell'album tributo dedicato al cantautore
livornese Piero Ciampi, pochi mesi dopo la sua scomparsa. In queste
poche strofe troviamo la sintesi della controversa personalità di
Ciampi, artista geniale e maledetto, capace di liriche assolute e di
vuoti di vita. Le donne sono state importanti nella sua esistenza,
anche se ha perso quelle che gli hanno regalato una vita, come recita
sempre la stessa canzone: “... vive male la sua vita, ma lo fa
con grande amore, ha amato tanto due donne, erano belle, bionde,
alte, snelle, ma per lui non esistono più... ”. Il disco
nacque per volontà di Gino Paoli e di Ennio Melis (patron indiscusso
della RCA), il titolo dell'album fu scelto perché il brano descrive
la contraddizione del carattere di Ciampi, ruvido e allo stesso tempo
dolce, oltre al suo lirismo e alla fragilità interiore.
Il
merito principale di Paoli è stato quello di aver portato Ciampi
alla RCA e quello di Melis di averne percepito l'enorme potenziale,
pur essendo consapevole dell'inaffidabilità del personaggio. Andando
contro il parere di tutti, lo tenne per lungo tempo in azienda,
ammettendo che si trattava di una sua debolezza. Come ha dichiarato
lui stesso in un'intervista televisiva, pensava che quella “piccola
luce”, che lui emanava, fosse importante per tutti gli altri
autori, per fare vedere che la canzone non era soltanto svago o
competizioni canore, ma poteva entrare in zone di comunicazione più
elevate.
Ha
tutte le carte in regola
Le
canzoni di Ciampi sono melodiche, tradizionali e allo stesso tempo
innovative e ancora oggi moderne, fuori dagli schemi della tipica
canzone italiana basata sul ritornello. Si distinguono per il
particolare sarcasmo dei testi, che spiazza chi le ascolta e
sorprende chi le comprende. Non manca l'autoironia, la capacità di
strappare un sorriso e allo stesso tempo immalinconire. Il tutto è
reso “canzone” grazie alle composizioni musicali di Gianni
Marchetti e Pino Pavone.
La
track list dell'album comprende brani già cantati da Piero Ciampi in
varie occasioni e incisi su dischi un po’ ignorati; così recitano
le istruzioni d'uso poste nella copertina interna dell'album. Per
realizzare questo lavoro Paoli si affidò a validi strumentisti quali
Gianni Guarracino (magistrali i suoi interventi con la chitarra
elettrica e quella classica), Antonio Esposito (i suoi “aggeggi”
arricchiscono il brano intitolato Il vino), Fabrizio d'Angelo
alle tastiere, Franco del Prete alla batteria, Rosario Iermano alle
percussioni, Elio d'Anna sax e Aldo Mercurio basso e chitarra basso.
Come
già accennato, apre l'album Ha tutte le carte in regola,
riproposta in versione reggae, le cui parole sono scandite con
partecipazione da Paoli, che interpreta il brano con maestria,
consapevole che parla di un amico e di un artista: “E' perché
sono un artista, che mi hanno preso per un egoista, la vita, la vita
è una cosa che prende, porta e spedisce”. La musica è di
Gianni Marchetti (scomparso nel 2012), che con lui creò un sodalizio
artistico e umano, come pochi nell'ambito della musica italiana.
Marchetti era attratto dalle “poesie cantabili” di Ciampi, spesso
scritte su tovaglie di carta, e quest'ultimo riusciva a esprimerle al
meglio proprio grazie a musiche non convenzionali. A questo proposito
scrive il giornalista Enrico De Angelis nel suo libro Canzoni e
poesie edito da Lato Side 37: “L'intesa artistica e umana che
ne nasce è incantata, di quelle alla Chiosso-Buscaglione o
Calabrese-Bindi, per non dire Prévert– Kosma”.
Don
Chisciotte, scritta con Gianni Marchetti, porta anche la firma di
Pino Pavone, autore, amico e collaboratore, che ha vissuto in prima
persona il dramma umano e artistico di Ciampi. In questo brano
l'artista livornese si confronta con il simbolo del perdente per
antonomasia e lo fa con la forza e il vigore delle parole,
affrontando i potenti e i prepotenti, armato della sola chitarra,
consapevole che può sempre rifugiarsi nel cuore della sua Dulcinea.
E guai a chi la tocca! “Ma dov'è la mia Dulcinea? Perché se
prendo la chitarra è meglio che mi stia vicino; sparo qua, sparo là,
chi la tocca guai! Questo pollo io l'ho vinto in guerra, è per
noi.”.
Livorno:
“Ho trovato una nave che salpava ed ho chiesto dove andava. Nel
porto delle illusioni, mi disse quel capitano...”. Questa
canzone scritta interamente da Ciampi è un capolavoro assoluto, che
riassume in poche strofe la profonda disperazione di chi, abbandonato
da tutti e da ogni cosa, cammina solo per la sua città in cerca di
qualcuno, con la speranza di incontrarlo casualmente dietro ad ogni
angolo. Ciampi vive la notte, in un susseguirsi di speranze, che
svaniscono con l'apparire di una nave, metafora della morte. Il brano
interpretato da Paoli inizia con un assolo di sax, che lascia
immaginare una città vuota perduta nei pensieri e nel buio della
sera o come recita il testo: “Triste, triste,
troppo triste è questa sera, lunga sera”.
Tu
no, incisa dopo Paoli anche da Franco Simone e Mimmo Locasciulli,
è la canzone dell'amore necessario, del tempo passato e ricordato,
dell'amore ricambiato di Gabriella, ma oramai perduto a causa
dell'egoismo dell'artista, delle sue distrazioni e del dolore dato.
E' la canzone del lirismo del dolore. L'arrangiamento della versione
di Paoli è struggente, incalzante, sanguigno, sino a giungere a un
disperato assolo di voce e sax, esaltato dalla vocalist Floriana La
Rocca, in un finale a dir poco esplosivo: “... tu no, tu no, tu
no, se non so farti felice, anche se continuo a bere, tu no amore,
no, tu mi devi star vicino, perché oramai io sono fuori. Tu no,
amore, no. Qualche cosa te l'ho data, se mi guardi con quegli occhi.
Tu no, tu no, tu no...”. In tanti hanno cantato questo brano, e
l’hanno fatto anche molto bene, ma rimane ineguagliata
l'interpretazione dello stesso Ciampi, eseguita a occhi chiusi e a
braccia conserte a Senza Rete, la nota trasmissione RAI, nell'estate
del 1970.
Uno
degli aneddoti più noti sulla vita di Ciampi riguarda proprio Gino
Paoli, che lo presentò ai responsabili della RCA, la più importante
casa discografica italiana. Piero ottenne un contratto discografico,
con tanto di congruo anticipo, che dilapidò senza produrre alcuna
canzone per molto tempo. Nell'ascoltare il brano Il merlo
(musica e parole di Ciampi), viene spontaneo pensare a questo
episodio, che descrive una parte del carattere dell'artista
livornese: “... merlo, mi canti qualcosa? Tristezza fra noi,
sono disteso sul letto e qualcosa non va. Tu, merlo, cantami una
canzone da portare all'editore perché sono senza una lira. Merlo,
ripetila ancora...è bella, lo sai? Ripeti lento che vado al piano a
suonare, sono contento di non aver dato alcun seguito a quel peccato,
di volerti un giorno mangiare...”.
L'arrangiamento
de Il vino è frutto dell'esperienza di Antonio Esposito e
Gianni Guarracino nel gruppo dei Sant Just. Il brano si avvale di un
tipico sound progressive italiano anni '70, per estremizzare i suoni
di un testo un cui è sublimata la sbornia. Nella strofa finale,
Ciampi si rivolge alla figlia Mira, con questi versi:
“...Ma com'è bello il vino,
bianco, bianco, bianco, rosso è il mattino, sento male a un fianco,
vita vita vita, sera dopo sera, fuggi fra le dita,
spera, Mira, spera”.
Io
e te Maria è stata inserita nel repertorio di altri cantanti
oltre a Paoli, il primo di questi fu Nicola di Bari, che la eseguì a
Canzonissima '74, poi è stata incisa da Gianni Morandi nel suo album
live intitolato Cantare. Il brano scritto da Ciampi e
Marchetti è un soliloquio poetico in forma di serenata, una delle
più orecchiabili armonie dei due autori, intercalata da cambi
armonici e di tempo. Questa canzone non ha nulla di tragico, anche se
parla dell'assenza della donna amata, di Maria, che non c'è, ma si
immagina che troverà comunque quello che rappresenta: l'amore. “Vado
a letto col maglione e non mi importa più di niente, se la mia testa
non funziona è perché sei andata via, Maria, Maria, Maria, Maria...
Gesù Gesù, l'amore è ritornato, l'amore è ancora qui”.
In
Sporca estate Ciampi canta l'innocenza, confessa la mancanza
dei figli e si lascia andare ad alcune amare considerazioni sulla sua
vita, dove ha ed è stato “rimorchiato”, sino a essere
definitivamente scaricato. Vorrebbe incontrare i suoi figli per
portarli a cena sulle stelle, ma loro non ci sono. Un testo lineare
reso unico da quell'espressione figurata, che punta verso il cielo.
Paoli esegue con discrezione accompagnato dalla chitarra di Gianni
Guarracino e dal basso di Aldo Mercurio.
Ma
che buffa che sei è una canzone che Ciampi ha scritto per una
donna che ha amato, dove alterna frasi estremamente dure a
definizioni estremamente dolci: ”Sei come
un purosangue, che non ha mai perso una corsa, sei tu che vieni
avanti, sei rara come una sorpresa... quel pugno che ti detti, è
un gesto che non mi perdono, ma il naso ora è diverso, l'ho fatto io
e non Dio”. In pochi versi sono stravolti concetti e
sentimenti, passando dalla violenza del pugno dato alla sua donna, al
profondo dispiacere per il gesto e infine al sottile compiacimento di
essersi sostituito a Dio nel modellarne il naso.
Canto
di una suora ai suoi tempi turbò qualche coscienza,
l'interpretazione di Paoli esalta il testo, che racconta del
conflitto tra religiosità, vita monastica e libertà di amare e
quindi di pagarne le conseguenze: “... canto una suora che ha
avuto il coraggio, di amare un altro uomo che non fosse Cristo e oggi
ha un bel viso e ogni mattino è una bella risata al destino... canto
una sorella senza sorelle senza fratelli”.
Il
sax di Elio d'Anna apre Disse non Dio decido io, la voce di
Paoli accompagnata dal pianoforte, canta gli ultimi istanti di un
uomo stanco della vita, che vuole sostituirsi a Dio, decidendo la sua
morte: “... sotto un sole solo suo, quando si lanciò,
un'automobile, lo colse all'altezza della vita, ai piedi di una
statua, chiudendo per sempre tutta la sua stanchezza, presente e
passata in mezzo metro quadrato. Ritornato il silenzio Dio si
assicurò che fosse morto”.
Ciampi
disse: “Per sapere cos'è la solitudine bisogna essere stati in
due, altrimenti bisogna che qualcuno ti racconti cosa sia la
solitudine”. Gino Paoli ci racconta la solitudine di Ciampi,
con un disco tributo di indubbio valore, realizzato con l'apporto di
ottimi strumentisti e tanto amore. L'album è disponibile su iTunes e
su eBay in forma di CD e LP.
Copyright by William Molducci
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