lunedì 23 giugno 2014

Gino Paoli - Ha tutte le carte in regola

Il mondo di Piero Ciampi: Ha tutte le carte in regola di Gino Paoli.

di William Molducci

Ha tutte le carte in regola, per essere un artista, ha un carattere melanconico, beve come un irlandese, se incontra un disperato, non chiede spiegazioni, divide la sua cena con pittori ciechi, musicisti sordi, giocatori sfortunati, scrittori monchi...”.


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Inizia con questi versi il brano Ha tutte le carte in regola, interpretato da Gino Paoli nell'album tributo dedicato al cantautore livornese Piero Ciampi, pochi mesi dopo la sua scomparsa. In queste poche strofe troviamo la sintesi della controversa personalità di Ciampi, artista geniale e maledetto, capace di liriche assolute e di vuoti di vita. Le donne sono state importanti nella sua esistenza, anche se ha perso quelle che gli hanno regalato una vita, come recita sempre la stessa canzone: “... vive male la sua vita, ma lo fa con grande amore, ha amato tanto due donne, erano belle, bionde, alte, snelle, ma per lui non esistono più... ”. Il disco nacque per volontà di Gino Paoli e di Ennio Melis (patron indiscusso della RCA), il titolo dell'album fu scelto perché il brano descrive la contraddizione del carattere di Ciampi, ruvido e allo stesso tempo dolce, oltre al suo lirismo e alla fragilità interiore.


Il merito principale di Paoli è stato quello di aver portato Ciampi alla RCA e quello di Melis di averne percepito l'enorme potenziale, pur essendo consapevole dell'inaffidabilità del personaggio. Andando contro il parere di tutti, lo tenne per lungo tempo in azienda, ammettendo che si trattava di una sua debolezza. Come ha dichiarato lui stesso in un'intervista televisiva, pensava che quella “piccola luce”, che lui emanava, fosse importante per tutti gli altri autori, per fare vedere che la canzone non era soltanto svago o competizioni canore, ma poteva entrare in zone di comunicazione più elevate.

Ha tutte le carte in regola

Le canzoni di Ciampi sono melodiche, tradizionali e allo stesso tempo innovative e ancora oggi moderne, fuori dagli schemi della tipica canzone italiana basata sul ritornello. Si distinguono per il particolare sarcasmo dei testi, che spiazza chi le ascolta e sorprende chi le comprende. Non manca l'autoironia, la capacità di strappare un sorriso e allo stesso tempo immalinconire. Il tutto è reso “canzone” grazie alle composizioni musicali di Gianni Marchetti e Pino Pavone.
La track list dell'album comprende brani già cantati da Piero Ciampi in varie occasioni e incisi su dischi un po’ ignorati; così recitano le istruzioni d'uso poste nella copertina interna dell'album. Per realizzare questo lavoro Paoli si affidò a validi strumentisti quali Gianni Guarracino (magistrali i suoi interventi con la chitarra elettrica e quella classica), Antonio Esposito (i suoi “aggeggi” arricchiscono il brano intitolato Il vino), Fabrizio d'Angelo alle tastiere, Franco del Prete alla batteria, Rosario Iermano alle percussioni, Elio d'Anna sax e Aldo Mercurio basso e chitarra basso.

Come già accennato, apre l'album Ha tutte le carte in regola, riproposta in versione reggae, le cui parole sono scandite con partecipazione da Paoli, che interpreta il brano con maestria, consapevole che parla di un amico e di un artista: “E' perché sono un artista, che mi hanno preso per un egoista, la vita, la vita è una cosa che prende, porta e spedisce”. La musica è di Gianni Marchetti (scomparso nel 2012), che con lui creò un sodalizio artistico e umano, come pochi nell'ambito della musica italiana. Marchetti era attratto dalle “poesie cantabili” di Ciampi, spesso scritte su tovaglie di carta, e quest'ultimo riusciva a esprimerle al meglio proprio grazie a musiche non convenzionali. A questo proposito scrive il giornalista Enrico De Angelis nel suo libro Canzoni e poesie edito da Lato Side 37: “L'intesa artistica e umana che ne nasce è incantata, di quelle alla Chiosso-Buscaglione o Calabrese-Bindi, per non dire Prévert– Kosma”.

Don Chisciotte, scritta con Gianni Marchetti, porta anche la firma di Pino Pavone, autore, amico e collaboratore, che ha vissuto in prima persona il dramma umano e artistico di Ciampi. In questo brano l'artista livornese si confronta con il simbolo del perdente per antonomasia e lo fa con la forza e il vigore delle parole, affrontando i potenti e i prepotenti, armato della sola chitarra, consapevole che può sempre rifugiarsi nel cuore della sua Dulcinea. E guai a chi la tocca! “Ma dov'è la mia Dulcinea? Perché se prendo la chitarra è meglio che mi stia vicino; sparo qua, sparo là, chi la tocca guai! Questo pollo io l'ho vinto in guerra, è per noi.”.

Livorno: “Ho trovato una nave che salpava ed ho chiesto dove andava. Nel porto delle illusioni, mi disse quel capitano...”. Questa canzone scritta interamente da Ciampi è un capolavoro assoluto, che riassume in poche strofe la profonda disperazione di chi, abbandonato da tutti e da ogni cosa, cammina solo per la sua città in cerca di qualcuno, con la speranza di incontrarlo casualmente dietro ad ogni angolo. Ciampi vive la notte, in un susseguirsi di speranze, che svaniscono con l'apparire di una nave, metafora della morte. Il brano interpretato da Paoli inizia con un assolo di sax, che lascia immaginare una città vuota perduta nei pensieri e nel buio della sera o come recita il testo: “Triste, triste, troppo triste è questa sera, lunga sera”.
 
Piero Ciampi

Tu no, incisa dopo Paoli anche da Franco Simone e Mimmo Locasciulli, è la canzone dell'amore necessario, del tempo passato e ricordato, dell'amore ricambiato di Gabriella, ma oramai perduto a causa dell'egoismo dell'artista, delle sue distrazioni e del dolore dato. E' la canzone del lirismo del dolore. L'arrangiamento della versione di Paoli è struggente, incalzante, sanguigno, sino a giungere a un disperato assolo di voce e sax, esaltato dalla vocalist Floriana La Rocca, in un finale a dir poco esplosivo: “... tu no, tu no, tu no, se non so farti felice, anche se continuo a bere, tu no amore, no, tu mi devi star vicino, perché oramai io sono fuori. Tu no, amore, no. Qualche cosa te l'ho data, se mi guardi con quegli occhi. Tu no, tu no, tu no...”. In tanti hanno cantato questo brano, e l’hanno fatto anche molto bene, ma rimane ineguagliata l'interpretazione dello stesso Ciampi, eseguita a occhi chiusi e a braccia conserte a Senza Rete, la nota trasmissione RAI, nell'estate del 1970.

Uno degli aneddoti più noti sulla vita di Ciampi riguarda proprio Gino Paoli, che lo presentò ai responsabili della RCA, la più importante casa discografica italiana. Piero ottenne un contratto discografico, con tanto di congruo anticipo, che dilapidò senza produrre alcuna canzone per molto tempo. Nell'ascoltare il brano Il merlo (musica e parole di Ciampi), viene spontaneo pensare a questo episodio, che descrive una parte del carattere dell'artista livornese: “... merlo, mi canti qualcosa? Tristezza fra noi, sono disteso sul letto e qualcosa non va. Tu, merlo, cantami una canzone da portare all'editore perché sono senza una lira. Merlo, ripetila ancora...è bella, lo sai? Ripeti lento che vado al piano a suonare, sono contento di non aver dato alcun seguito a quel peccato, di volerti un giorno mangiare...”.

L'arrangiamento de Il vino è frutto dell'esperienza di Antonio Esposito e Gianni Guarracino nel gruppo dei Sant Just. Il brano si avvale di un tipico sound progressive italiano anni '70, per estremizzare i suoni di un testo un cui è sublimata la sbornia. Nella strofa finale, Ciampi si rivolge alla figlia Mira, con questi versi:...Ma com'è bello il vino, bianco, bianco, bianco, rosso è il mattino, sento male a un fianco, vita vita vita, sera dopo sera, fuggi fra le dita, spera, Mira, spera”.

Io e te Maria è stata inserita nel repertorio di altri cantanti oltre a Paoli, il primo di questi fu Nicola di Bari, che la eseguì a Canzonissima '74, poi è stata incisa da Gianni Morandi nel suo album live intitolato Cantare. Il brano scritto da Ciampi e Marchetti è un soliloquio poetico in forma di serenata, una delle più orecchiabili armonie dei due autori, intercalata da cambi armonici e di tempo. Questa canzone non ha nulla di tragico, anche se parla dell'assenza della donna amata, di Maria, che non c'è, ma si immagina che troverà comunque quello che rappresenta: l'amore. “Vado a letto col maglione e non mi importa più di niente, se la mia testa non funziona è perché sei andata via, Maria, Maria, Maria, Maria... Gesù Gesù, l'amore è ritornato, l'amore è ancora qui”.

In Sporca estate Ciampi canta l'innocenza, confessa la mancanza dei figli e si lascia andare ad alcune amare considerazioni sulla sua vita, dove ha ed è stato “rimorchiato”, sino a essere definitivamente scaricato. Vorrebbe incontrare i suoi figli per portarli a cena sulle stelle, ma loro non ci sono. Un testo lineare reso unico da quell'espressione figurata, che punta verso il cielo. Paoli esegue con discrezione accompagnato dalla chitarra di Gianni Guarracino e dal basso di Aldo Mercurio.

Ma che buffa che sei è una canzone che Ciampi ha scritto per una donna che ha amato, dove alterna frasi estremamente dure a definizioni estremamente dolci: ”Sei come un purosangue, che non ha mai perso una corsa, sei tu che vieni avanti, sei rara come una sorpresa... quel pugno che ti detti, è un gesto che non mi perdono, ma il naso ora è diverso, l'ho fatto io e non Dio”. In pochi versi sono stravolti concetti e sentimenti, passando dalla violenza del pugno dato alla sua donna, al profondo dispiacere per il gesto e infine al sottile compiacimento di essersi sostituito a Dio nel modellarne il naso.

Canto di una suora ai suoi tempi turbò qualche coscienza, l'interpretazione di Paoli esalta il testo, che racconta del conflitto tra religiosità, vita monastica e libertà di amare e quindi di pagarne le conseguenze: “... canto una suora che ha avuto il coraggio, di amare un altro uomo che non fosse Cristo e oggi ha un bel viso e ogni mattino è una bella risata al destino... canto una sorella senza sorelle senza fratelli”.

Il sax di Elio d'Anna apre Disse non Dio decido io, la voce di Paoli accompagnata dal pianoforte, canta gli ultimi istanti di un uomo stanco della vita, che vuole sostituirsi a Dio, decidendo la sua morte: “... sotto un sole solo suo, quando si lanciò, un'automobile, lo colse all'altezza della vita, ai piedi di una statua, chiudendo per sempre tutta la sua stanchezza, presente e passata in mezzo metro quadrato. Ritornato il silenzio Dio si assicurò che fosse morto”.

Ciampi disse: “Per sapere cos'è la solitudine bisogna essere stati in due, altrimenti bisogna che qualcuno ti racconti cosa sia la solitudine”. Gino Paoli ci racconta la solitudine di Ciampi, con un disco tributo di indubbio valore, realizzato con l'apporto di ottimi strumentisti e tanto amore. L'album è disponibile su iTunes e su eBay in forma di CD e LP.


Copyright by William Molducci

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