Street
photography 2: Vivian Maier, la misteriosa bambinaia fotografa, ora a
Mosca
Brothers
Lumiere Center of Photography, Mosca, Bolotnaya Naberezhnaya 3, bdg 1
di Simonetta Sandri
4
settembre-27 Ottobre 2013
Quando
ho preparato il primo testo sulla Street Photography, immedesimandomi
a fondo e con un po’ di modestia, negli scatti dei grandi fotografi
camminatori, come amo definirli, mi ero imbattuta per caso in Vivian
Maier che avevo solo citato di sfuggita, gettando quasi un amo alla
vostra curiosità. Allora non avevo troppo approfondito il misterioso
personaggio, che, tuttavia, mi aveva profondamente colpito e lasciato
quasi un senso di vuoto che si sarebbe colmato solo con la decisione
di rinviare la ricerca ad altro, più idoneo, tranquillo e calmo
momento. Immaginatevi dunque la mia sorpresa e curiosa eccitazione
quando aprendo il The Moscow Times del 29 agosto, alla pagina 12
What’s on, ovvero il calendario settimanale della vita culturale
moscovita (ancora lo conservo), leggo che dal 4 settembre il Centro
Fotografico Fratelli Lumière della capitale avrebbe ospitato varie
fotografie della Maier, per la prima volta in Russia. Dovevo andare
al più presto, anche se, a malincuore (la trepidazione era tanta,
troppa), avrei dovuto aspettare una decina di giorni, dovendo prima
partire per una pillola di ultima, tenera e romantica vacanza romana
e concludere alcuni importanti impegni personali e lavorativi. Roma
ne era valsa la pena, davvero, dunque ho atteso alla fine senza
troppa fatica, ma il ritorno in Russia sarebbe stato accolto da
questa novità. Ecco allora che, un sabato mattina uggioso e piovoso,
mi armo di ombrello, impermeabile, scarpe da tennis, cartina ed
indirizzo manoscritto e cerco il Centro Lumière. Trepidante.
So solo
che devo attraversare il ponte sulla Moscova vicino alla Cattedrale
di Cristo il Redentore, non lontano dalla metropolitana
Kropotkinskaya, e dirigermi nel vero ed unico centro culturale della
città, vivo, pullulante di idee e colori. Cammino curiosa verso un
posto che troverò davvero magico, la fabbrica di cioccolato Einem,
aperta nel 1867 dai tedeschi Theodor Ferdinand von Einem e Julius
Heuss, nazionalizzata nel 1918 e, nel 1992, ribattezzata Ottobre
Rosso. Nel 2007 lo stabilimento fu spostato a nord della città e la
centralissima area riconvertita secondo le esigenze più moderne di
una capitale in vorticosa trasformazione. Dal 2010, Ottobre Rosso -
il cui nome ben si addice se si osservano i bricchi color rosso
acceso - non ha più niente a che fare con il cioccolato, se non per
il nome che è rimasto sulle classiche tavolette che si acquistano
come souvenir.
Mi viene
in mente il bambino Charlie Bucket dell’omonimo film con Johnny
Deep, pur non avendo nulla a che fare, lo so, ma questo posto fa
pensare ad una favola buona, dal finale dolce e zuccherino, ignoro il
perché. Pura e semplice fantasia libera e liberata …
Oggi
l’area di Ottobre Rosso, che si trova di fronte all’imponente
monumento di Pietro il Grande che svetta su un’altrettanto
imponente nave, ospita centri di fotografia dal forte e penetrante
odore di pellicola, gallerie moderne e alternative, con esposizioni
temporanee, il bar-biblioteca del Museo di fotografia Lumiere, il suo
fornito bookshop. Questo centro è uno spazio per mostre, qui stiamo
andando ad incontrare Vivian. Compro il biglietto, 300 rubli, che
conserverò con alcune foto acquistate nel bookshop sulla Mosca degli
anni Quaranta - Settanta, ed entro, curiosa di ammirare le 50
fotografie esposte, rigorosamente in bianco e nero, quasi tutte
risalenti agli anni Cinquanta. Ho preso alcune fotografie della Mosca
di quegli anni per cercare un filo conduttore. Lo troverò con
attenzione, magari in uno dei prossimi testi che cercherò di pensare
per voi.
Torniamo
a Vivian, le cui immagini spesso sono state comparate a quelle di
Henri-Cartier-Bresson (ammetto che concordo con il paragone) e le cui
composizioni avvicinate a quelle dell’ungherese André Kertész. Si
dice che fosse amica dell’austriaca Lisette Model ma nella realtà
si sa pochissimo della sua vita, avvolta quasi completamente dal
mistero. Nel primo testo avevo indicato che era nata a New York, pare
invece fosse nata Francia il 1 febbraio 1926, arrivata negli Stati
Uniti negli anni '30, dove ha vissuto, a New York, lavorando come
commessa in un negozio di caramelle. Dagli anni '40 si era trasferita
a Chicago, dove era stata assunta come bambinaia in una famiglia del
North Side.
Appassionata
di cinema europeo, aveva imparato l'inglese andando a teatro, vestiva
abiti e scarpe da uomo e indossava enormi cappelli. Una donna che non
amava parlare, così la ricordano gli impiegati nello storico negozio
di apparecchiature fotografiche di Chicago Central Camera, che ha
trascorso i suoi ultimi giorni in una casa pagata dai tre ragazzi che
aveva accudito fino agli anni '60. Sono loro, raggiunti da John
Maloof, fotografo per passione e agente immobiliare per professione
in cerca di materiale fotografico per la scrittura di un libro sui
quartieri di Chicago, a raccontare di una donna misteriosa,
socialista, femminista e anti-cattolica, che scattava fotografie in
continuazione. Caduta in disgrazia, i suoi mobili vennero messi
all'asta e 40.000 negativi, dei quali circa 15.000 ancora all'interno
di rullini non sviluppati, furono acquistati per poche centinaia di
dollari da Maloof. È lui a decidere di far conoscere al mondo intero
l'opera di Vivian pubblicando gran parte delle immagini acquisite sul
blog Vivian Maier - Her discovered work (vivianmaier.blogspot.com),
sempre più frequentato. Sboccia così, a metà tra leggenda e
virtualità, il mito di Vivian Maier, la fotografa del mistero della
quale si conoscono rare notizie biografiche e il cui viso si
intravvede solo in alcuni autoscatti. Si tratta di 40 anni di
immagini che sfilano, pensate quanto ancora ci sia da vedere. A
Mosca, oggi, vi sono 50 splendide fotografie, peraltro acquistabili
in originale, di anziane impellicciate che guardano stizzite
l'obiettivo,
di
uomini con i cappelli che fumano sigari, di bambini che piangono
accuditi da mamme attente, di donne eleganti che aspettano l’autobus
(forse),
di mani
di innamorati che si intrecciano, come le mie, le nostre.
E’
davvero un grande emozione passeggiare per quelle strade in bianco e
nero e ritrovarsi ancora bambini fra le braccia accoglienti e calde
dei genitori, osservando poi, da lontano, due poliziotti che
trascinano un vecchio signore che non ha poi cosi l’aria da
criminale ma solo le sembianze di un’antica sbornia.
Il
mistero di questa donna introversa rimane grande, a me piace l’idea
di lasciarlo così, anche se tanto si scriverà ancora sulla sua
vita, forse perché lei davvero voleva questo, forse perché restare
anonimi talvolta aiuta le vite difficili e solitarie. Tuttavia,
rivelare una tale anima nascosta è stato sicuramente un grande
regalo per tutti, anche se in molte immagini pare celarsi una
profonda sofferenza, attenuata dalla curiosità e dall’amore per la
vita. Cosi dunque voglio immaginarmi Vivian, chiusa e riservata ma
allo stesso tempo tenera e sensibile alle sofferenze della strada,
attenta all’essere umano ed alla sua storia fatta anche di tanti
gesti teneri e sorpresi.
Perché
la sorpresa e la tenerezza restano il cuore pulsante di ogni vita.
Con
questa forte sensazione sono allora uscita dalla mostra,
incamminandomi nuovamente, a testa china perché sovrappensiero, per
le strade di Ottobre Rosso che visiterò di nuovo alla ricerca di
altre idee.
Grazie
ancora a voi per avermi accompagnato in questa passeggiata.
Il film
Finding Vivian Maier è stato presentato al Toronto International
Film Festival il 9 e 10 settembre 2013.
Le foto
incluse nel testo, che sono esposte alla Mostra di Mosca (curata da
Anastasia Lepikova), sono tutte © Maloof Collection Ltd.
English Version:
Vivian Maier, the mysterious nanny photographer, now in Moscow
When I prepared the first text on the Street Photography, humbly identifying myself with the shots of the great photographers-walkers, as I love to define them, I stumbled on Vivian Maier, who I gave only a passing mention, to just arouse readers’ curiosity. I then did not go too deep in this mysterious personality, which struck me intensively and left an empty space inside me that could be filled only by deciding to postpone the research for another, more suitable, quiet and calm moment. Imagine then my surprise and curious excitement when opening The Moscow Times of 29 August, at page 12, in the section What's on, or the weekly calendar of cultural life in Moscow (I still keep it), I read that, starting on September 4, the Center of Photography Lumière Brothers of the Capital would host, for the first time in Russia, various photographs of Maier. I felt immediately the need to go as soon as possible, even if, unwillingly (the trepidation was too great !), I had to wait for about ten days, having to leave for Italy to enjoy a last twinkle of a tender and romantic Roman holiday and finalize some important personal and business commitments. Rome was worth visiting, it did not take me much effort to wait, and at the same time the return to Russia was eagerly awaited by this news. Here then, on a gloomy and rainy Saturday morning, I armed myself with an umbrella, raincoat, tennis shoes, map and manuscript address and I went out to find the Lumière Center.
Text Copyright © by Simonetta Sandri
English Version:
Vivian Maier, the mysterious nanny photographer, now in Moscow
Brothers
Lumiere Center of Photography, Mosca, Bolotnaya Naberezhnaya 3, bdg 1
by Simonetta Sandri
4
September-27 October 2013
When I prepared the first text on the Street Photography, humbly identifying myself with the shots of the great photographers-walkers, as I love to define them, I stumbled on Vivian Maier, who I gave only a passing mention, to just arouse readers’ curiosity. I then did not go too deep in this mysterious personality, which struck me intensively and left an empty space inside me that could be filled only by deciding to postpone the research for another, more suitable, quiet and calm moment. Imagine then my surprise and curious excitement when opening The Moscow Times of 29 August, at page 12, in the section What's on, or the weekly calendar of cultural life in Moscow (I still keep it), I read that, starting on September 4, the Center of Photography Lumière Brothers of the Capital would host, for the first time in Russia, various photographs of Maier. I felt immediately the need to go as soon as possible, even if, unwillingly (the trepidation was too great !), I had to wait for about ten days, having to leave for Italy to enjoy a last twinkle of a tender and romantic Roman holiday and finalize some important personal and business commitments. Rome was worth visiting, it did not take me much effort to wait, and at the same time the return to Russia was eagerly awaited by this news. Here then, on a gloomy and rainy Saturday morning, I armed myself with an umbrella, raincoat, tennis shoes, map and manuscript address and I went out to find the Lumière Center.
My
only information was that I had to cross the bridge over the Moscow
River near the Cathedral of Christ the Savior, not far from
Kropotkinskaya metro station, and make my way to the true and unique
cultural center of the city, alive, bubbling with ideas and colors.
I curiously approached a place, which is really ”magic”, the
Einem chocolate factory, opened in 1867 by the German Ferdinand von
Einem and Julius Theodor Heuss, nationalized in 1918, and renamed
after the “Red October” in 1992. In 2007 the factory was moved
to the north of the city and the central area transformed to satisfy
the needs of a modern capital in a rapid and whirling transformation.
Since 2010, the Red October - the name suits it perfectly if you look
at the bright red bricks - has nothing to do with chocolate, if not
for the name remaining on the classic bars of chocolate that you can
buy as a souvenir. The child Charlie Bucket from the movie with
Johnny Depp comes to my mind, even though he has nothing to do with
the place. This place is a reminiscent of a good story, ending in a
sweet and sugary way, I do not know why. Pure and free fantasy was
released... Today, the area of the Red October, which is located
opposite the impressive monument of Peter the Great that stands on an
equally impressive ship, hosts centers of photography with a strong
and penetrating smell of film, modern and alternative galleries,
hosting temporary exhibitions, the library Bar of the Museum of
Photography Lumière, and a bookshop with a variety of books. This
center is a place for exhibitions; here we are going to meet Vivian.
I bought a ticket for 300 rubles, to keep with some photos on Moscow
of Forties - Seventies, purchased in the bookshop, and I entered the
exhibition hall curious to see the 50 photographs displayed, strictly
in black and white, most of them dating back to the Fifties. I took
some photographs of Moscow of those years to find a common thread. I
will look for it with attention, perhaps in one of the next articles
that I will try to think for you.
Let's
go back
to
Vivian,
whose images have
often been
compared
to those
of
Henri-Cartier-Bresson
(I
admit
that
I agree with
the
comparison)
and
whose
compositions
have been considered closer
to
those
of
the Hungarian
André
Kertész.
It
is said
that
she was
a
friend of the Austrian
Lisette
Model,
but in
reality
very
little is known
of
his life,
almost
completely
shrouded
in
mystery. In the first text
published I had
indicated
that
she was born
in
New York,
but it seems
instead that she was born in France
on
February
the 1st,
1926,
arrived
in
the U.S. in the '30s,
where she lived in
New York, working
as
a clerk
in
a
candy store.
The
'40s,
she moved
to
Chicago,
where
she worked
as
a nanny
for
a
family in the
North
Side.
Passionate
about
European
cinema,
she
learned English
by
going
to
the theater.
She was used to dressing
gowns
and
men's shoes
and
wearing
huge
hats.
A
woman
who did not
like
to talk,
so the
employees
in
the historic
camera
store
in
Chicago
Central
Chamber
remember her,
a woman who spent her
last days
in
a house
paid
for by the
three
boys who
had
cared
for
until
the '60s.
Joined
by
John
Maloof,
a
photographer by passion
and
real estate agent
by
profession
in
search
of
photographic material
for
writing
a
book about
Chicago
neighborhoods,
they described her as a
mysterious woman,
socialist,
feminist
and
anti-Catholic,
taking
photographs
continuously.
Disgraced,
his
furniture
was
auctioned
and
40,000
negatives,
of
which
about
15,000
still
in
undeveloped
rolls
were
purchased
for
few hundred
dollars
by
Maloof.
It
was
his
decision to
make
known
to
the world
the
work of
Vivian
publishing
most
of the
images
acquired through
Blog
Vivian
Maier
-
Her
Discovered
work
(vivianmaier.blogspot.com),
more and more popular.
It
blooms
so,
halfway between legend
and
virtuality,
the myth of Vivian
Maier,
photographer of
the mystery, whose
known biographical
information
are
rare
and
face
is
barely visible
only
in a few
self-portraits.
It
is
40
years of
images
that
parade:
think how
much more
there
is
to
see [!]. In Moscow,
today,
there are
50
beautiful
photographs,
purchasable
in
original,
of old
women with fur
coats
looking
angry
to
the lens,
of
men
with
hats
who
smoke
cigars,
of
crying
babies
cared
for by
attentive
mothers,
elegant
women
waiting
for the bus
(maybe),
of
hands
of
lovers
intertwined,
like
mine,
ours.
It
is
really
a great
feeling
to
walk
through
those streets
in
black
and white and
children
find
themselves
still
cozy
and warm
in
the arms
of
their parents,
then
watching
from
afar,
two policemen dragging
an
old man who
has
not
so
the
air
of
a
criminal
but
only
the
semblance
of
an old
hangover.
The
mystery of this
woman
introverted
remains
great;
I like the
idea
to
leave it,
even
if
much
more
about
his life will be written.
I like the idea of the mystery left perhaps because she
really
wanted
this,
perhaps because sometimes
to
remain anonymous
helps the
difficult
and
lonely lives.
However,
to reveal such
hidden
soul
was
definitely
a
great gift for
everyone,
even if
it
seems
that in
many images
there is a hidden suffering,
tempered
by
curiosity
and
love
for
the life. So in this way I want to
imagine
Vivian,
closed,
discreet and
reserved,
but
at
the same time
tender
and
sensitive
to the sufferings
of
the street,
caring human
being
and
its
story
made of
many
tender and
surprised
gestures. Why
the
surprise
and
tenderness
are
the
beating heart
of
all life. With
this
strong
feeling
I
went
out
from
the exhibition,
walking
back again,
head bowed because
in thoughts,
to
the streets of
Red
October
I
will visit
again
looking
for
other
ideas. Thanks again
to
you
for
accompanying me
on
this walk.
Finding
Vivian Maier film was screened at the
Toronto International Film Festival on 9 and 10 September 2013.
Text Copyright © by Simonetta Sandri
12 commenti:
Bellissime immagini, accompagnate da parole piene di entusiasmo e curiosità. Brava Simonetta.
Daria
La curiosità e' il bello della vita
Sembra di esser li'
Ora voglio solo saperne di più, di Vivian
Grazie simo, smack!
Si respira il senso profondo della vita osservando le fotografie della Maier. Simonetta le arricchisce con magiche parole che sustitano emozione e meraviglia. E' proprio vero che la sorpresa e la tenerezza restano il cuore pulsante di ogni vita. Sentimenti ed immagini che spesso dimentichiamo di apprezzare nella vita di tutti i giorni, spesso caotica ed apparentemente sempre uguale. Grazie Simonetta per le emozioni che ci dai.
Cara Simonetta !
Ti RINGRAZIO con tutto il cuore per il tuo racconto emozionate e pieno di sentimento .... Si sente tutto il tuo entusiasmo nel racconto che proprio tutto prende vita nella nostra immaginazione ....
Tantissimi Complimenti e mille GRAZIE per questa bellissima storia di Vivian Maier.
A presto ,Elena Cornelia
Come sempre, riesci a calarci nel luogo, nel momento e nella magia...
Complimenti Simo!
Silvia
Da una Mosca piovosa ringrazio tutti per l'incoraggiamento che ci state dando con la vostra lettura e la condivisione dei vostri pensieri. Credo di poter parlare anche a nome di William.... Simonetta
Un articolo veramente emozionante e ricco di informazioni che ci hanno portato a conoscere ed apprezzare Vivian Maier...la passione nelle tue parole è contagiosa!!
Speriamo di leggere presto altri articoli!
Luigi&Georgina
Leggendo sembra di essere proprio lì nei posti che descrivi con la solita capacità poetica che ti contraddistingue! !!! Sei meravigliosa Simo!!!!
Leggendo sembra di trovarsi proprio lì nei posti che descrivi con la solita capacità poetica che ti contraddistingue!Sei meravigliosa Simo!!!
Ottimo articolo, che rivela una grande cultura ma che si capisce bene che è dettato dal cuore. Comincia per me personalmente con una fitta, la descrizione di posti che mi sono stati per alcuni anni famigliari e che ricordo sempre con enorme nostalgia. Brava Simonetta.
Io non conoscevo Vivian Mayer. La cosa che piu' mi colpisce e' il racconto che una donna fa di una donna. Solo una donna poteva farci conoscere ed esaltare cosi'quelle foto, cogliendo e trasmettendoci il sentire di chi le ha scattate. Un bianco e nero che emoziona immediatamente, amplificato dalle tue parole. Grazie Simonetta!
Vivian Maier ci fa comprendere come l'arte ed il talento siano doni che emergono prepotentemente, a prescindere da cioe' che si fa nella vita. Arte e talento sono segni di liberta' interiore senza possibilita' di freno o limitazione. Guardando le fotografie e leggendo le parole dell'autrice del testo ho proprio provato una sensazione di grande liberta'. Grazie.
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