La faccia del mare
di William Molducci
Massimo
Ranieri, dopo avere realizzato l'album Meditazione insieme al
musicista brasiliano Eumir Deodato, le cui registrazioni si
protrassero per ben quattro mesi dal settembre 1975 al gennaio 1976,
si cimentò in una nuova sperimentazione musicale, con il progetto La
faccia del mare (Odyssea).
Si
tratta di un concept album incentrato su l'Odissea di Omero, da cui
trae il respiro epico per realizzare undici brani che rappresentano
il viaggio della vita, in una una serie di avventure vissute tra mare
e amore. Il viaggio è chiaramente autobiografico, parte idealmente
dal golfo di Napoli per approdare a New York, dove tra delusioni e
tradimenti, il nostro moderno Ulisse trova la forza e il coraggio di
intraprendere una carriera di successo.
I testi
furono
scritti da Vito Pallavicini
insieme
a
Michelle Vasseur (i
due avevano già collaborato insieme, scrivendo le
parole del
brano Gran
Premio,
portato a Sanremo da gli
Albatros di
Toto Cutugno).
Le
musiche portano
tutte la
firma
di Gianni
Guarnieri ad
eccezione de Il
cuore del mare,
scritta
insieme a
Vito Pallavicini e a
Victor
Bacchetta (conosciuto
con lo pseudonimo di Victor Bach),
che curò anche
gli
arrangiamenti dell'album.
Bacchetta
per molti anni ha collaborato con Mina e Al Bano in qualità di
pianista e arrangiatore, mentre Pallavicini è conosciuto per avere
scritto brani quali Azzurro (portata
al successo da Adriano Celentano), Io che non vivo senza
te, Non ti bastavo più e Tripoli 69 per Patty
Pravo, Messico e nuvole per Enzo Jannacci e La filanda,
interpretata da Milva. Gianni Guarnieri ha scritto le musiche per
numerose canzoni eseguite da Anna Identici, Ornella Vanoni, Joe
Dassin e Rosanna Fratello.
Questo
gruppo di autori si è dimostrato creativo e ben assortito, insieme
hanno scritto un disco perfettamente adatto alle qualità canore ed
interpretative di Massimo Ranieri. Il cantante napoletano a sua volta
si è proposto nei panni di un giovane Ulisse con toni interpretativi
convinti e suggestivi, accompagnati da efficaci arrangiamenti
orchestrali, in cui si muove completamente a suo agio.
Odyssea
L'inizio
del viaggio alla ricerca di se stesso e della sua libertà, coincide
con il brano Il cuore del mare: “... è la mia
libertà, che vado a cercare, ma tu, però, aspettami e non tradirmi
mai... amore, amore mio, questo è il mattino dell'addio...
partire è un po' come morire, ma morire e non capire è soffrire, e
senza andare conta poi tornare?”.
Se
partire è un po' come morire, la promessa del ritorno viene
pronunciata nel brano intitolato Penelope, colmo di rimpianti
d'amore e di amicizie perdute: “... tornerò, oh
Penelope, vedrai che tornerò. I tuoi occhi danzano sul mare, in un
tramonto arancio che davvero intenerisce, il cuore... e chissà...
chissà se Don Giulio viene ancora a trovarti, per tenerti lontano
dal diavolo... chissà... se come diceva sempre, ti ha tenuta
d'acconto per me...”.
Nel
disco c'è
un brano che si eleva sopra tutti gli altri, si tratta
di
Stephanos,
in cui
Massimo Ranieri recita nel parlato iniziale con emozionante
convinzione e anche con
un po' di
mestiere. Le
esperienze
teatrali e soprattutto cinematografiche
con il regista
Mauro Bolognini, con cui aveva recitato nei
film Metello,
Imputazione
di omicidio per uno studente
e
Bubù,
si vedono
e soprattutto si “sentono”.
La canzone parla del fedele cane Argo,
che lo
riconosce e lo accoglie al suo ritorno:
“Argo...
ehi
Argo... Non mi ha riconosciuto più nessuno, ma tu si... sei
diventato il cane dei pescatori... o forse all'alba hai continuato ad
aspettarmi... Argo, caro, vecchio
fedele e meraviglioso Argo”.
Mentre i
pescatori tirano su le reti e cantano la canzone di Stephanos, Argo
muore, proprio nel momento del ritorno del suo padrone: “Argo,
non puoi lasciarmi così... e Stephanos sette mari attraversò,
per cercare una donna, che non avesse cuore che per lui”.
Non
mancano le citazioni autobiografiche e quindi il ricordo del mare del
golfo di Napoli, che per Ranieri/Ulisse resta quello preferito e di
cui, nel suo viaggio senza fine, ne sente continuamente la mancanza,
come nei versi de La faccia del mare: “... il mare... io
ho la faccia sua, lui mi è cresciuto dentro, ed è per questo che
non potrò restare. Il mio, non assomiglia sai, a questo tuo mare, ha
uno sguardo che, tu non puoi capire, il mio mare...”.
Armonie
melodiche introducono il brano I lotofagi, che inizia
con questi versi: “Atmosfera di acquario, suoni non sonorizzati,
corpi già scorporizzati: si cerca, l'oblio...”. Nel IX libro
dell'Odissea si racconta di come Ulisse giunse presso il popolo dei
Lotofagi dopo nove giorni di tempesta, che colse lui e i suoi uomini
presso Capo Malea, spingendoli oltre l'isola di Citera. Gli indigeni
accolsero bene i compagni di Ulisse e offrirono loro il dolce frutto
del loto, l'unico alimento di cui disponevano, che però causava la
perdita della memoria, quindi l'oblio.
Il testo
scritto da Vito Pallavicini e da Michelle Vasseur descrive metafore
surreali che coinvolgono varie figure quali la donna, che mettendo il
piede sopra ad un cielo artificiale, cade nel vuoto oppure il passero
intento a volare verso cieli veri o come il pesco, nel momento in
cui fiorisce e mette dita rosa dentro il blu...
I
lotofagi moderni cercano nei loro inverni le “rose meccaniche”,
in un evoluzione tecnologia, che si prevede sempre più frenetica.
Ulisse è
vicino ad arrivare alla meta, ma in questa “odissea” le sirene
incantatrici diventano dirottatori dalle facce brutte, come recitano
i testi del brano intitolato Dirottamento, che
musicalmente dona qualche concessione alla disco music imperante in
quel periodo: “E pensare che un'ora sola e... ed ero già a casa
mia. E pensare che lo stesso sole è sugli alberi della mia via...
ecco sono qui, finalmente sono qui, sono qui...”.
Il mare
è il protagonista anche del
brano intitolato New
York City,
dove tagliato in due
da abbagli
di neon, Ulisse
alias Nessuno
sente il vuoto della grande mela; “Qui
i montoni ci vengono tutti a sbattere uno ad uno, ma tu sei New York
ed io non sono “Nessuno”... Ho nella mente l'idea del mare, tu
non me la puoi levare; se chiedi di me, domanda di “Nessuno”.
Qui la grande mela è Polifemo
il ciclope,
da cui
Ulisse vuole
scappare, sentendosi tradito da questa città:
“... sparo
nei fari, ti devo accecare, così io potrò scappare: al buio anche
tu non sai che fare...
New York
City: quanti ne hai finiti... New York City quanti ne hai traditi”.
Nel 1964,
appena
tredicenne,
con lo pseudonimo di Gianni Rock, il cantante napoletano partì per
gli Stati Uniti come spalla di Sergio Bruni, in una serie di concerti
che lo videro debuttare
sul
palcoscenico
all'Academy
di Brooklyn.
Come
riportato nella sua biografia, il
sogno di diventare ricco e famoso in America si frantumò presto e fu
costretto a tornare in Italia.
Ottoni,
grida e grancassa introducono il brano Sole sulla banda, con
toni allegri e festaioli tipici della banda di paese nei giorni di
festa, un vero e proprio preludio del ritorno a casa: “Il mio
domani è qua, scintille tremule fa il sole, il sole... Penelope,
Penelope, sono qui...”.
Odyssea
è il brano che da il titolo al disco e che racchiude la sintesi del
progetto: “Ne ho passate tante, sai. E' stata un'odissea, la
mia, oh, quanti naufragi... son segnati sulla faccia
mia... Li hai già visti, lo so...”. Come già detto il mare è
la fonte di ispirazione di tutto il disco, un mare che rappresenta un
microcosmo di passioni, donne, marinai, dirottatori, avventurieri
sprezzanti del pericolo. Questo brano viene eseguito magistralmente
da Ranieri, accompagnato da un crescendo musicale praticamente senza
fine, che si conclude soltanto in un successivo brano strumentale,
intitolato per l'appunto Finale.
Conclusione
La
faccia del mare (Odyssea) è una delle migliori produzioni di Massimo
Ranieri, alla cui base c'è un progetto artistico e un lavoro di
gruppo di altissimo livello. Purtroppo l'album rimane sconosciuto
alla maggiore parte delle persone, in quanto nel periodo in cui fu
realizzato i cantanti di musica leggera tradizionali erano in forte
declino di popolarità.
Resta la
consolazione che oggi, dopo 35 anni, l'album si può facilmente
rintracciare sotto forma di vinile originale (eBay), file digitale
(iTunes) o CD, un'opportunità che non ebbe nel 1978.
Copyright © by William Molducci
Copyright © by William Molducci
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