mercoledì 10 maggio 2017

Adriano Tarullo – Storie di presunta normalità

di William Molducci

Sono “Storie di presunta normalità” le canzoni che Adriano Tarullo ha raccolto nel suo nuovo disco. 12 inediti che spaziano dal dramma delle malattie alle favole delle ragazze in cerca della felicità.
La chitarra di Tarullo accompagna i testi scritti da lui stesso, spingendosi spesso al limite della cronaca, liberando osservazioni mai superficiali e mettendo in mostra aspetti che qualche volta possono sfuggire per distrazione o indifferenza.
I primi album del cantautore abruzzese, tutti in dialetto, sono: “Sacce cu è ju bblues”, “Spartenze (2008) e “I vuojjie bbene a nonnate (2010), quest’ultimo con rivisitazioni di brani del ‘900. Nel 2013, Adriano Tarullo ha pubblicato “Anch’io voglio la mia auto blues”, un disco che si spinge in una direzione diversa, verso la canzone d’autore italiana, senza abbandonare del tutto le tradizioni popolari della sua terra.


L’anima blues di “Bastarda malattia” apre il nuovo disco e lo fa in modo efficace e senza convenzioni, una ballata del dolore ma anche della speranza, aggrappata al ricordo del sorriso e della voglia di vivere di chi gli è caro.
Il tatuaggio sul cuore che fa male, vede la ragazza cadere dalle favole e correre in cerca di pepite d’amore. Belle parole per descrivere i giovani a metà di “Lei casca dalle favole”, impreziosite dal sax soprano di Massimo di Ponzio e dal piano elettrico suonato da Maurizio Di Vitto.
Le metafore di favole sono la chiave di lettura di “Cenere di stelle”, un esercizio stilistico in cui Tarullo dimostra di trovarsi a suo agio, essenziale per raccontare un amore non corrisposto. Il finale è gentile e cortese, pur non essendo a lieto fine come si usa nelle novelle. 


 
Un giro di blues introduce “Colm Thomas, pezzo dedicato al figlio del poeta Dylan Thomas, ritiratosi negli ultimi anni della sua vita sulle rive del lago di Scanno, nella bassa provincia dell’Aquila.
Ritmo vagamente reggae per “La nuora nera”, paradosso anti razzistico, che mette in contrasto pregiudizi e realtà. L’idea del brano è nata dopo che l’autore ha visto colui che non tollera gli uomini neri, portare a spasso i nipoti nati dall’unione della figlia con un uomo di colore.
Io mi sento chitarrista” rivela la passione di Adriano Tarullo: suonare la chitarra e cantare, nel finale è citata la canzone “Il chitarrista” di Ivan Graziani. In “Un mestiere difficile” si racconta la dedizione posta da un’infermiera nei confronti delle persone ammalate o di un figlio, stessi gesti ma con un approccio completamente diverso.

Adriano Tarullo


Dolore e ipocrisia camminano fianco a fianco in “Quella strana allergia ai cipressi”, durante il rito del funerale. La stessa chiave di lettura è adottata in “Crollava l’intero paese”, dove un uomo tradito continua ad amare la sua donna, nonostante le chiacchiere della gente e l’arrivo di una nuova vita che non gli appartiene.
Il rumore delle onde del mare introducono il brano “La mia testa in riva al mare”, meditazioni elaborate sotto il sole rovente in una spiaggia affollata e rumorosa. Bel giro di basso, osservazioni a 360° e tanta voglia di fuggire… con la mente abbronzata.




Un’ingenua libertà” e “L’arte di una madre” chiudono il disco, il primo è un pezzo che parla di quello che le storie possono offrire, il secondo è solo strumentale, dedicato alla madre per cui ha scritto alcuni versi, sparsi però tra parole delle altre 11 canzoni.

Storie di presunta normalità” raccoglie il quotidiano di vita delle persone, lucide riflessioni espresse con belle parole, buona musica e passione.

Cenere di stelle” - Animazione grafica a cura del Collettivo Lhumans:



I disegni della copertina del CD, così come quelli del libretto e del video “Cenere di stelle”, sono di Francesco Coltella.



Copyright by William Molducci

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