di
William Molducci
La
cover di “Vedrai vedrai” è il biglietto da visita di Eugenio
Picchiani, interprete della versione rock del brano di Luigi Tenco,
sorprendente per l’energia che riesce a dare a questo classico
della canzone italiana. Il brano riflette i sensi di colpa del
cantautore ligure nei confronti della madre, in ansia per il figlio
che non vede ancora realizzato.
Picchiani
ha alle spalle esperienze importanti come i due anni trascorsi alla
RCA Italiana con Bruno Zambrini e Cesare De Natale, dove realizzò
numerosi demo nell’attesa di un debutto discografico che sarebbe
avvenuto qualche anno dopo con “Angeli” (1990).
Il
cantautore romano ritorna sulla scena musicale con “L’antidoto”,
il nuovo album in cui l’amore è il medicamento necessario per
sconfiggere discriminazione e pregiudizio, comun denominatore dei 14
brani che legano antichi sentimenti a nuove realtà.
“Tempi
duri – tempo nuovo” parla delle libertà essenziali dell’uomo,
libero dal vuoto degli ultimi della terra, immaginati mentre salgono
le scale di grandi palazzi. Il brano è il manifesto dell’intero
album, un mare di sottotracce da individuare e comprendere.
"Siamo
liberi di amare come ci va, siamo liberi l'amore non conosce età,
non conosce sesso e non ha diversità, siamo liberi l'amore è questo
che ci da amore mio infinito sarai per me…”.
Queste le parole dell’inciso di “Liberi di amare”, inno
all’amore universale, il cui video è stato girato da Gianni Catani
ad Assisi, logico scenario per un messaggio d’amore.
La copertina del nuovo album di Eugenio Picchiani |
In
“E’ più che amore”, nella duplice versione in italiano e
spagnolo, la passione ferma il tempo per evitare il distacco dalla
persona amata: “Senza te io
sono niente, se è lo stesso che provi anche tu allora abbracciami e
sarà per sempre estate in questo inverno”.
A
volte piccole canzoni possono sorprendere, come nel caso di “Non
farlo”, dall’inciso breve ma contagioso, impreziosito dai
vocalizzi di Helen Tesfazghi e dalle armonizzazioni del coro:
“Aspettami che arrivo, dammi
solo un minuto, prendo il bagaglio dei pensieri e ti chiedo aiuto”.
“Non farlo” è un brano importante, la chiave segreta con cui
entrare nel cuore del disco.
“Ma
se la mente chiede aiuto
all’anima, nelle sue mani torna libera”,
questa frase svela l’essenza de “L’aquila”, esortazione a
vivere esperienze ed errori, eloquente sintesi della poetica del suo
autore: l’artista è libero di credere, sbagliare e immaginare un
mondo diverso.
“Liberamente”
esplora soluzioni e speranze, prive di vincoli e frontiere, per chi
non deve mai sentirsi diverso: libero amore per libero pensiero. Le
metafore sono da interpretare ma la chiave di lettura è ancora volta
l’amore. La musica sorregge il testo in una sorta di marcia
incalzante, adatta ai toni profondi della voce di Picchiani.
“Sognami” è una canzone intensa che prosegue idealmente lo
stesso percorso di “Liberamente”, un luogo della mente dove “…
lampioni a tratti spenti per la strada conducono in un mondo dove
nessuno sa le coordinate e io ti darò la chiave”.
“Niente
per caso” si apre al ritmo della batteria, un inizio in punta di
piedi per affermare che “Il
pensiero popolare non è legge universale da poter decidere di
rinunciare per sempre…”. Il
desiderio di essere un ladro d’amore svela la paura di perdere chi
si ama. Completano il disco le mille porte che si chiudono nel brano
“Il canto dell’anima”, oltre ai brividi del sogno sterile di
“Solo aria”, intreccio ricco di figure dirette e riflesse.
Eugenio Picchiani |
Il
disco è stato realizzato con la collaborazione di Stefano Zavattoni,
direttore d’orchestra conosciuto a livello internazionale, che ha
firmato gli arrangiamenti e diretto la sessione di 18 archi “All
time strings ensemble”, oltre a Davide Aru, chitarrista di
importanti protagonisti della scena musicale.
“L’antidoto”
è un sogno divenuto realtà, la conferma della forza della voce e
soprattutto del talento come autore di Eugenio Picchiani.
Eugenio in versione Pop Art |
Video
ufficiale “Liberi di amare”
Video
ufficiale “Sognami”
Video
ufficiale “Non farlo”
Copyright
by William Molducci
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