Elliott
Erwitt’s Rome, teNeues, 2008, 144 p.
Roma,
città fortunata, invincibile e eterna. Tito Livio, Ab urbe condita
di
Simonetta Sandri
Roma,
Roma... Damme
n'a mano a faje dì de sì...
Renato, indimenticabile, quanto avevi ragione. In realtà non si può
dire di no a nulla, in questa splendida ed unica città. Non si può
dire di no all'invito di un innamorato, al saluto di un ammiccante
passante sconosciuto, al sorriso di una vecchia ed agghindata signora
che passeggia lungo i fori imperiali con il suo minuscolo cagnolino
bianco, al clacson impazzito di un automobilista un po’ maleducato,
all'incedere zoppicante ma simpatico di un piccione impavido che ti
si avvicina alla ricerca di un po' di briciole di pane.
L'aria e la
luce cristallina ti invitano ovunque e comunque a dire sì.
Difficile, dunque, parlare di questa città magica, eternamente
giovane e bella, elegante e profumata di fiori, senza cadere nella
retorica. Quando una cosa è bella oggettivamente e la si ama
profondamente, le parole sono tutte già pronunciate o sussurrate.
Difficilissimo, allora, descriverne strade, vie e viuzze affollate,
il magico alberato lungo Tevere, piazze e palazzi maestosamente
decorati, quando tutto è stato già detto, tutto già dipinto. Non
è, tuttavia, troppo arduo fotografare cose nuove, immortalare
momenti sempre diversi, dipingere nuove storie con obiettivo,
pennelli colorati e stilografiche dall'inchiostro leggero e
spensierato. Questo perché la morbida e sinuosa signora di velluto,
come amo chiamarla fra me e me, riserva sempre sorprese, nuovi scorci
e nuovi spunti.
Così Elliott Erwitt, parigino classe 1928 ed
americano d’adozione, raccoglie scatti indimenticabili in questo
libro unico nel suo genere, Roma,
una collezione di fotografie raccolte durante 50 anni, una vita
intera. Invitato a collaborare con la famosa agenzia Magnum, nel
1953, dal leggendario Robert Capa, co-fondatore della stessa con
Cartier-Bresson, Erwitt immortala una città e la sua gente, perché,
a suo dire, ogni posto al mondo non è nulla senza la sua gente, i
suoi cani, i suoi gatti, ossia gli esseri viventi che in essa
respirano. Sulle pagine che si susseguono e che si sfogliano
leggiadramente, quasi spettinate da un audace alito di vento, con
sorpresa ed amore oltre che con la passione che solo chi ami Roma ad
oltranza può condividere, sfilano fotografie in bianco e nero che
lasciano un segno. Quasi un sigillo di ceralacca rossa, a forma di
cuore, ti rimangono ricamati sulla pelle gli scorci dei fori
imperiali al tramonto, le statue decapitate a sentinella di una
strada percorsa da calzari antichi o di parchi ed aiuole fiorite, i
busti altezzosi di personaggi antichi, le scarpe lucide di una
signora inginocchiata nel confessionale, giovani ed anziani che
chiacchierano nelle piazzette.
E' la vita romana, quella all’aperto,
quella di un vecchio teatro che potrebbe aver ospitato Petrolini in
via dei Coronari, oggi chiuso ed abbandonato, delle foto di cardinali
in fila, del Colosseo perso nella sua immensità notturna, di uccelli
appollaiati sulla testa di una statua deturpata da scritte a gesso
bianco, di oggetti d'antiquariato dove campeggia un'immagine
altezzosa del Duce, di matrimoni e processioni, di innamorati che si
baciano sugli scalini delle chiese o lungo i muretti che si
affacciano sulla città distesa. Come sottolinea Michele Serra nella
prefazione al libro, Erwitt ha assorbito da Roma il suo pregio più
grande, ovvero la capacità di ingannare il tempo, di trattenerlo e
confonderlo nel caos straordinario dei suoi scorci urbani, insomma di
disorientarlo, perché il tempo quando arriva a Roma si perde nel
labirinto. E aggiungerei, nel suo cielo. Una città piena di
sorprese, di fascino e di vita, alla quale non si può mai dire di
no. Almeno io non
ci sono riuscita...
Copyright
© by Simonetta Sandri
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