di
William Molducci
S’intitola
“Anyway” il nuovo album di Rob Run, nome d’arte di Roberto
Bruno, 10 canzoni frutto d’impegno
e passione in cui riecheggiano le atmosfere british dei primi anni
‘60. Il CD, prodotto da Massimo
Monti per la M.A.P. - Musicisti
Associati Produzioni, è stato realizzato con le importanti
collaborazioni di Gerardo Tarallo,
Ricky Bezzini,
Laura Bruno, Claudia Patti e Guido
Block.
Hai
appena pubblicato il tuo nuovo album, com’è nato questo progetto?
“Anyway”
è la sintesi della mia esperienza artistica; da sempre ho sognato di
scrivere le mie canzoni e di cantarle, ispirato in questa mia
passione dal cantautore Paolo Morelli degli Alunni del Sole, che ho
conosciuto da bambino e frequentato come amico di famiglia. Il nuovo
lavoro è un disco pop che ricorda il sound dei Beatles, ma non è
nostalgico o evocativo, si tratta di una sfida musicale non facile in
un momento in cui la musica estera domina il mercato.
Laura Bruno ha realizzato la copertina dell'album |
Tra
i crediti del disco emergono le collaborazioni con Gerardo Tarallo e
Guido Block?
Gerardo
Tarallo,
autore,
compositore, arrangiatore, nei primi anni settanta ha iniziato la sua
carriera collaborando con la casa discografica Durium, dove fu
apprezzato da musicisti quali Pino Calvi, Armando Sciascia, Tony De
Vita e Marcello Minerbi (I Marcellos Ferial). Nel 1972 la sua canzone
“La mente nuda”, interpretata da Paolo Del Ponte, rappresentò
l’Italia al Festival Europeo di Lisbona. Ho conosciuto il Maestro
Tarallo alcuni anni fa e la mia esperienza nel campo musicale è
strettamente legata a lui. Con Gerardo ho realizzato un singolo nel
1989, poi nel 2005 mi ha invitato a scrivere la canzone con cui ho
vinto, come autore, il Bimbofestival a Milano. Guido Block è il
bassista dei Four Tiles, con lui è iniziata una proficua
collaborazione, in “Anyway” ha suonato basso e chitarre
elettriche, oltre a supervisionare i miei testi in lingua inglese.
Mia moglie, Claudia Patti, mi ha efficacemente affiancato per le
doppie voci e i cori.
Roberto Bruno |
Il
legame della tua musica con i Beatles è evidente, si tratta di una
passione che viene da lontano?
E'
senz’altro passione! I Beatles hanno cambiato la storia della
musica e mi hanno contagiato. Sin dall’adolescenza ascoltavo e
cantavo i loro brani, sognando di potere un giorno creare un gruppo
con cui cantare le mie canzoni.
La
Rosa dei Venti della copertina del Cd, dipinta da tua sorella Laura
Bruno, rappresenta la mappa con cui esplorare il tuo lavoro?
Laura
è un’affermata pittrice, mi venne a trovare proprio nei giorni in
cui dovevo scegliere l’immagine della copertina. Dopo averle
spiegato cosa stavo cercando, quasi di getto realizzò la rosa dei
venti, con l’idea di un viaggio interiore attraverso il simbolismo
delle 10 sephirot dell'albero della vita, cui corrisponde ogni brano
di “Anyway”. Devo a lei anche il mio nome d’arte, una sintesi
di quello anagrafico trasformato in augurio: Rob Run – Corri Rob!
Salerno
– Milano, come si collegano Sud e Nord nella tua musica?
Il Sud è nel cuore con il
sole e il suo ritmo lento, che diventa quasi ipnotico in estate. Sono
irpino di Casalbore, antico borgo ricco di storia e reperti
archeologici, ma ho vissuto a Salerno, città tra la divina costiera
amalfitana e i templi di Paestum. Questi sono luoghi d’incanto in
cui l’arte è ovunque, anche nell’aria. Milano ha una bellezza
diversa, il fascino di capitale della moda, in grado di offrire
opportunità che il sud non consente. Il nord è oggi la mia realtà,
con la sua frenesia che penetra anche il pensiero. Il mio sound è
perciò diviso: Salerno nel cuore e Milano nella mente, un po’ come
la moglie e l’amante. Entrambe convivono nella mia musica, nel
ritmo ripetitivo e nostalgico, nel suono dolce e leggero che diventa
a volte più vibrante e nervoso, come due anime divise che cerco di
conciliare tra vita e arte.
Qualche
ricordo personale di Paolo Morelli…
Il
mio ricordo di Paolo è legato ai suoi live, quando sin dalle prime
note di “Concerto” il pubblico era rapito dalle parole e dalla
sua splendida voce. Io ero piccolo e per me ha rappresentato una
sorta di imprinting artistico, ho sempre desiderato di seguire la sua
strada. Quando avevo circa 10 anni, Paolo era ospite a casa mia a
Salerno per qualche giorno di vacanza, mentre eravamo a tavola intonò
alcune canzoni con quella voce che da sola dava i brividi. Ero
soltanto un bambino ma ho sempre conservato nel cuore quel momento.
Qualche anno dopo fui ospite a casa sua, dopo pranzo si mise al
pianoforte ed eseguì alcune composizioni inedite, con la massima
semplicità mostrava il suo grande talento.
La
sua morte, tre anni fa, mi colse impreparato, ero a Milano e soffrii
molto, i media non diedero la giusta attenzione alla scomparsa di uno
dei più grandi artisti della musica italiana. Mi resta il suo dono:
l’amore per la musica e tanto affetto.
Fotografie di Fulvio Cappanera
Copyright
by William Molducci
Nessun commento:
Posta un commento