Il
ritorno di “Libellule”
di
Veronica D'Appollonio
In
ognuna delle ventisei liriche, che compongono la mia silloge
Libellule, ho
cercato di raccontare e raccontarmi attraverso immagini poetiche,
costruendo instancabilmente architetture di pensiero con la sostanza
impalpabile, evanescente dei sogni e delle emozioni.
Scrivere
poesie assume spesso i contorni di una sfida tenace ai propri limiti,
alle proprie fragilità, alle incertezze di un faticoso percorso
tutto interiore, durante il quale ho scelto di affidarmi al potere
maieutico della musica che, come guida sapiente, ha accompagnato i
miei passi timidi tra i sentieri segreti dell’ispirazione.
Nell’attesa
paziente di quelle illuminazioni improvvise, di tutte quelle piccole
verità rivelate che le libellule rappresentano per me, seppur
fortemente ancorata alla concretezza del presente, nei miei versi ho
seguito il volo dell’immaginazione, marciando a occhi chiusi sulle
rotaie del tempo tra i ricordi di un passato ormai lontano e le
speranze di un futuro ancora incerto.
Assenza
Mi
sorprendo a cercarti
nel
distratto affrettarsi dei viandanti,
negli
sguardi spenti che raccontano
ricordi
polverosi di un altrove,
nei
silenzi profondi che tessono
ragnatele
di gelo tra angoli di pensiero.
Segreti
I
segreti protestano rabbiosi
come
prigionieri in catene
nelle
gabbie della mente,
i
segreti graffiano
nei
respiri spezzati
da
silenzi inquietanti
come
ombre d’ignoto,
i
segreti pulsano
nei
palpiti soffocati
dall’attesa
di magie
vellutate
di occhi,
i
segreti accendono
di
armonie complici
il
buio della solitudine
come
incantesimi di lucciole
nelle
notti d’estate.
Non
chiedere
Non
chiedere al tempo
di
riscrivere le pagine logore
di
una storia già raccontata,
di
restituire gli istanti consumati
nell’amarezza
delle attese deluse,
di
ravvivare i sorrisi sbiaditi
di
un volto ormai dimenticato,
di
cancellare le ferite ulcerate
nell’impotenza
delle sconfitte,
di
catturare l’illusione dell’eterno
nella
brevità del respiro di un attimo.
Non
chiedere al tempo
che
incalza, auriga sordo,
la
furia selvaggia
dei
suoi cavalli ciechi.
Chiudi
gli occhi
Chiudi
gli occhi e sogna
un
mondo piccolo e immenso
come
un angolo di cielo,
le
nuvole che galoppano selvagge
su
orizzonti di mare,
le
stelle che sciamano rapide
nel
caleidoscopio luminoso
delle
notti d’Agosto,
la
luna che si specchia vanitosa
nei
riflessi del sole,
il
vento che disegna capriccioso
equazioni
scomposte di foglie
nella
malinconia delle sere d’Ottobre,
la
pioggia che accende
di
bagliori cristallini
la
luce plumbea dell’inverno,
la
neve che veste
di
coriandoli di gelo
il
tempo sospeso delle feste,
le
farfalle che danzano
armonie
di pollini
nell’ebbrezza
dei profumi nuovi
della
primavera.
Chiudi
gli occhi e sogna.
Veronica D'Appollonio |
Veronica
D’Appollonio
è
nata a Fondi ed è cresciuta a Lenola, in provincia di Latina. Dopo
gli studi classici compiuti nel liceo “Piero Gobetti” di Fondi,
ha conseguito due diversi titoli acca demici presso l’Ateneo
dell’Università degli studi “La Sapienza” di Roma, laureandosi
in Letteratura e Lingua Italiana e in Critica Letteraria. Lavora come
insegnante di italiano, latino, greco e materie lettera rie nei licei
di Roma. Libellule
è
la sua prima raccolta poetica, che ha ottenuto un Premio Speciale
nella sezione “Opere edite” del Premio nazionale di Poesia
Giovanni
Pascoli - L’ora di Barga (2014)
e il 2° Premio nella sezione “Libro edito di Poesia e Narrativa”
in
occasione della XVI edizione del Premio nazionale di Poesia e
Narrativa della città di Piacenza Emozioni
e magie del Natale
(2014).
Copyright
by Veronica D'Appollonio
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