La
fiaba d'amore dei principi russi Pietro e Fevronija, Sellerio, 1991,
56 p.
di
Simonetta Sandri
Narrazione della vita dei nuovi santi
Taumaturghi
di Murom, del pio
e
venerabile e lodedegno principe Pietro,
chiamato
Davide nell'ordine monastico,
e
della sua sposa, la pia e venerabile
e
lodedegna principessa Fevronija,
chiamata
nell'ordine monastico Eufrosinija.
Scoperto
grazie alla Russia, e in Russia, questo libriccino ci è piaciuto, ci
ha portato a volare lontano nel tempi e con la fantasia. Ci ha
distratto per un attimo dal caos e dal rumore. Ci ha quasi gridato,
forza, dai, venite via un po' con me.
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Eccoci
allora trascinati in una bella e dolce favola d'amore, quelle storia
che, per i russi, rappresenta da sempre la vera festa di San
Valentino, che si celebra, fra i fiori e i colori, nel tiepido mese
di luglio. Nulla a che fare con la ricorrenza occidentale di
febbraio.
Saltiamo
indietro nel passato, allora. Estraniamoci da tutto e tutti per un
po'.
Ritroviamoci
in una cittadina piccola e verdeggiante, circondata da siepi fiorite
e da campane che suonano a festa. Seguiteci con costanza, pazienza e
curiosità.
Tintinnii
di campanelle argentate, che richiamano vecchi e giovani al pranzo
della domenica, accarezzano le nostre orecchie, non più abituate,
ormai, a suoni leggeri, delicati e preziosi.
Ascoltiamo
magari insieme Abel korzeniowski, giusto per entrare in sintonia con
un altro mondo, che pur immerso in alcune difficili e delicate
traversie, resta fatto di leggerezza e di amenità. Ma soprattutto di
amore puro.
Ci
troviamo in una piccola città chiamata Murom, nella terra della
Rus', governata da un gentile e amabile principe pio, chiamato Paolo.
Alle orecchie del principe è arrivata la voce che il fratello
Pietro, con la quasi magica spada di Agrik, un giorno avrebbe ucciso
il drago malvagio che turba da tempo la vita del regno. Pietro
avrebbe allontanato quella minaccia orribile incombente sui cieli
sereni del regno.
Uscito
stremato dalla lotta, Pietro si sarebbe trovato ricoperto dal sangue
immondo del drago ucciso, che gli avrebbe provocato ferite terribili
e una grave malattia.
Ecco
allora arrivare a guarirlo una giovane e umile fanciulla, Fevronija.
Una
magia, un unguento miracoloso che sa e profuma molto di amore e il
principe la prende subito in sposa. Non ci pensa molto, il miracolo è
arrivato. I boiari di corte si oppongono a quell'unione, la fanciulla
è di origini troppo umili per regnare e, per andarsene, le offrono
ogni tipo di ricchezza terrena. Quella ricchezza, aggiungeremo noi,
che non ha nulla a che vedere con l'amore e alla quale, per esso, si
può sicuramente rinunciare. Fevronija ci piace molto, quando
pronuncia, sicura, la più bella frase del libro, null'altro altro
chiedo, solo lo sposo mio, il principe Pietro. Allora la coppia
lascia la cittadina, anche Pietro non è disposto a rinunciare a
quell'amore, ma le lotte fratricide iniziano a turbare e scuotere la
cittadina.
Finché
lui e l'amata vengono richiamati per governare un popolo che vivrà a
lungo in pace e tranquillo, assistito dalla carità della giovane
donna e dall'amore che si diffonde dalla stessa coppia, fortemente
unita, come una calamita che tutto attira.
Ad
un certo punto, tuttavia, desiderosi di aiutare il proprio popolo in
maniera ancora diversa e più intensa, entrambi decidono o di
prendere i voti. L'amore coniugale si trasforma in amore per
l'umanità intera, in totale dedizione al mondo sofferente.
Pietro
e Fevronija chiedono solo di essere deposti, alla fine dei loro
giorni, nel medesimo avello, due loculi in una sola pietra, distinti
unicamente da un divisorio. Per via dei voti monastici, la gente
reputerà disdicevole riporli nel medesimo avello.
Moriranno
insieme, nello stesso momento, in luoghi diversi e, pur sepolti in
luoghi separati, per ben due volte verranno ritrovati uniti. Nella
cattedrale della purissima vergine. Insieme, per sempre. In un unico
eterno abbraccio. Perché questo è amore.
Copyright
© by Simonetta Sandri
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