Recensione cortometraggi: 216 mesi (18 anni)
di William Molducci
216
mois
dei registi Valentin e
Frédéric Potier, descrive
un'irreale
storia
familiare, in
cui si affrontano i temi della libertà di fronte alla reclusione, la
menzogna, la manipolazione e la speranza.
E' la storia di Charles che vuole vivere e scoprire un mondo che lo
rifiuta, ma è anche
la
storia di una madre che non può
lasciare andare il proprio figlio in
quanto
è la
fonte del suo successo, pur
amandolo profondamente.
La
trama si basa sul grande successo di Maureen, una cantante
apparentemente ventriloqua, capace di esibirsi da sola in melodici
duetti, molto apprezzati dal pubblico, che ha un ventre enorme. Tutto
sembra procedere per il meglio, ma un problema ostacola la sua
carriera e preoccupa il marito, che è anche il suo manager.
L'incantevole voce interiore di Maureen ha un nome: Charles e nel
surrealismo della situazione egli raggiungerà presto l'età di 18
anni (quindi 216 mesi), avendo un unico desiderio nella sua vita:
quello di potere finalmente nascere.
Charles
vive nel ventre di Maureen, che lo accudisce come un figlio ancora in
gestazione, anche se è in grado di capire, parlare e soprattutto
cantare. Con il passare del tempo la volontà di venire alla luce
diventa più forte, soprattutto dopo che, sempre nel surrealismo del
racconto, incontra Lisa, di cui conosce soltanto la voce. Si tratta
di una giovane cameriera che lavora nell'hotel dove i suoi genitori
sono ospiti.
Il
film nel suo sviluppo narrativo trascende da qualsiasi legame con la
realtà oggettiva, ma allo stesso tempo descrive aspetti tipici
dell'egoismo umano. Fuori da ogni metafora la storia ci mostra lo
sfruttamento di un talento artistico, in contrapposizione alla
volontà di una persona di essere libera e di volere vivere la sua
vita.
Il
finale assumerà toni al limite del drammatico, nel momento in cui
Maureen avrà le contrazioni e il marito, che si trova alla guida
dell'auto, non riuscirà ad evitare un incidente autostradale. Questo
evento causerà la nascita di Charles, che uscendo dall'auto e
barcollando sulla strada, cadrà accidentalmente nel fiume.
E'
il suo primo giorno di vita, ma non sarà l'ultimo. Incontrerà
ancora Lisa e potrà continuare a cantare le sue splendide melodie al
loro figlio appena nato.
Pur
nel breve tempo di ventisei minuti, il film riesce a ben calibrare
fatti e situazioni, giocando su di un apparente livello di vita
privata, ma in sostanza ponendo l'attenzione su questioni quali
l'amore materno, i diritti umani e la loro presenza nella società.
Il
regista Valentin Potier ha iniziato la sua carriera artistica
realizzando spot pubblicitari.
Nel 2007 ha
scritto e diretto il
cortometraggio Tony
Zoreil,
un film
che ha
ottenuto oltre
40 riconoscimenti.
Il
protagonista di quest'ultima storia è Tony,
un giovane
ragazzo con delle orecchie
enormi, che ha
difficoltà a crearsi delle amicizie proprio a causa di questa
imperfezione fisica, sino
a quando non incontrerà una ragazza afflitta
dal suo stesso problema.
Frédéric
Potier è
il padre di Valentin, ha
iniziato la
sua carriera come fotografo, dopo
alcuni progetti realizzati
insieme,
padre e figlio hanno scritto e diretto 216
Mois.
Articolo copyright © William Molducci
Fotografia copyright © legittimi proprietari
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