Gray
– Sessantanoveincerchio
di
William Molducci
Il
nuovo album di Gray, uscito due anni dopo il precedente “La mia
confidenza”, si porta dietro i racconti e l’energia dell’Italia
e della West Coast Americana, dove il rocker ha vissuto e lavorato
per un certo periodo. “Sessantanoveincerchio” è stato registrato
a Prato, Civitavecchia, Crotone e presso il Revolver Studios di
Portland, nell’Oregon.
Gray
si è subito ambientato nella città americana, dove si respira
musica e arte in ogni angolo, oltre ad avere una scuola di musica,
tra le più importanti degli Stati Uniti, famosa per gli eventi e i
corsi di jazz.
Il
titolo del disco può evocare filosofie orientali, più semplicemente
si tratta dell’anno di nascita di Gray, chiuso dentro un cerchio,
simbolo di cicli che si aprono e chiudono.
Il
rocker, di origini calabresi, sin dal primo accordo di “Cose”, il
brano di apertura di “Sessantanoveincerchio”, ci riporta nel
mondo rock di antico sapore, italianizzato al punto giusto per
esprimere una vasta gamma di emozioni che soltanto la perfetta
simbiosi tra voce, chitarre elettriche e acustiche riesce a
comunicare. Il disco inizia con un pezzo mozzafiato che si trasforma
in ballata, per poi riprendere il ritmo e spezzare ogni rischio
d’impronta monocorde. Il testo è a tempo, una sintesi di metafore
essenziali prive d’inutili giri di parole: “Ci
sono cose che ti tengono in ballo come fosse il primo appuntamento…”.
Il primo album di Gray si intitola "Babylon" e risale al 1989 |
Sulla
stessa linea sono “Lunatica” e “Ho sentito dire”, che
ampliano il “raggio di azione” compositivo di Gray, includendo
anche melodia, passione per Bukowski e romanticismo libero, ricco
di sfumature e significati, ben rivelati con le loro implicazioni
filosofiche e popolari rintracciabili nel linguaggio crudo e
quotidiano. Questo concetto si adatta anche a “Ballata per una
stella” e “Ninna nanna”, dove la voce di Gray prende il
sopravvento e avvolge i suoni con toni caldi ed estensioni piacevoli.
“Dormi dolce dormi” parla di amore e abbandono, di quell’attimo
fuggente da vivere tutto d’un fiato, tra il calore di un abbraccio
e un brindisi all’oblio.
“Abusi”
è diretto, come un pugno in faccia, in ossequio a Charles Bukowski,
autore crudo e frenetico, protagonista e anima dello
spettacolo/reading “FiglidiunaMaddalena” (canzoni, poesie e
storie di ordinaria follia), portato in scena da Gray con Frankie Gj.
“Silenzio
parole”, il ritmo lento della batteria introduce una ballata di
atmosfera, intenta a intrecciare i pensieri dentro al buio che non
parla, come recita una strofa del brano.
“L’essenza”
e “Non erano rose” si esaltano con accelerazioni e sfumature
hard, mentre “Vorremo essere tutti delle star”, conclude il disco
con ironia e speranza: “Faccio
quattro smorfie qui davanti allo specchio per vedere che effetto fa
un difetto e tentare di uscire di casa dalla parte buona…”.
La locandina dei concerti e del nuovo album di Gray |
Le
canzoni di Graziano
“Gray” Renda
rappresentano 10 anni della sua vita, un viaggio emotivo vissuto
giorno per giorno, toccando aspetti quotidiani, riflessioni, sogni e
un po’ di rabbia: “No,
non erano rose ma piante carnivore e baci all’arsenico”.
Il suo primo album è Babylon, del 1989, sono passati 26 anni ma la
grinta e la voglia di raccontarsi non sono cambiate, come si evince
anche dalla recente cover di “Amore caro amore bello”.
Amore
caro amore bello:
Copyright
by William Molducci
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