sabato 19 settembre 2015

A Fábrica di Alysson Muritiba

di William Molducci

Il cortometraggio del regista brasiliano Alysson Muritiba ha ricevuto numerosi premi in festival importanti quali: Recife Cine PE Festival do Audiovisual, Festival de Sundance e Toronto International Film Festival.
A Fàbrica”, ambientato in un carcere brasiliano, rivela la preferenza del regista nel raccontare le problematiche sociali e politiche del suo paese. 

 
 
La trama del film è apparentemente semplice: una madre, grazie a un sotterfugio, consegna un telefono al figlio carcerato, per permettergli di parlare con la figlia, in occasione del suo compleanno. Quello che il film mette a fuoco è lo stato di degrado, povertà e disperazione in cui si muovono i personaggi, all’interno di un fatiscente carcere, preso a simbolo di una situazione reale.

Il regista, nonostante abbia interrotto gli studi, grazie al fermento culturale di Bahia, la città in cui è vissuto, ha potuto sviluppare la sua cultura e avvicinarsi al mondo del cinema. L’idea di “A Fábrica” è nata nel periodo in cui ha lavorato, per cinque anni, all’interno di un carcere, raccogliendo le confidenze dei detenuti.
Il film è il primo di una trilogia che continuerà a prendere spunto da questa sua importante esperienza, descrivendo altre situazioni e personaggi. “A Fàbrica” è stato interamente girato nel carcere di Ahú, una prigione abbandonata situata nello stato di Curitiba. 


Il film è stato girato nell' ex-carcere di Ahù nello stato di Curitiba, in Brasile

 
In quest’opera il regista riesce a trasmettere forti emozioni basandosi unicamente sugli uomini e i loro desideri, confinati, in questo caso, in un contesto sociale estremo. Muritiba gioca sui tempi e sui ritmi, non rivela nulla prima del dovuto, riuscendo a dare una spiegazione ai movimenti strani della madre e del figlio, gesti che non portano a fatti cruenti, come una rivolta o un tentativo di evasione, ma a una semplice telefonata alla propria figlia, nel giorno del suo compleanno.

 
Frame tratto dal film

L’autore sa che non può cambiare il mondo, cerca di spiegare la sua visione delle cose per farci conoscere un mondo coperto da omertà e silenzi. Pur essendo una storia sviluppata in un contesto drammatico, la colonna sonora non utilizza musiche o suoni violenti, preferendo affidarsi a quelli reali della presa diretta. La camera segue i protagonisti senza mostrare più di tanto gli ambienti in cui si muovono, provocando quasi un senso di claustrofobia, ampliando le inquadrature nel finale, come per esprimere un senso di liberazione.

A Fàbrica in versione integrale (15 min):



Copyright by William Molducci

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