Omaggio a Herbert Pagani
di
William Molducci
“Prendi una donna, dille che
l'ami, scrivile canzoni d'amore... prendi una donna trattala male
lascia che ti aspetti per ore…”. Questi sono i versi di
“Teorema”, la canzone di Marco Ferradini inserita con altre venti
nel doppio CD “La mia generazione”, tributo a Herbert Pagani,
autore del testo di quel brano e protagonista della scena musicale
degli anni ’70 e ’80.
Herbert Pagani era anche pittore, poeta,
disc-jockey (Fumorama a Radio Montecarlo), scultore, scrittore e
attore, nonché pacifista ed ecologista.
Ferradini
ha affrontato il difficile compito di mettere mano al vasto
repertorio di Pagani scegliendo e arrangiando le canzoni con José
Orlando Luciano, un lavoro durato ben due anni per la necessità di
cambiare
gli arrangiamenti originali, decifrare tonalità e accordi allo scopo
di renderli eseguibili alla chitarra e adattarli alle diverse
tonalità di voci. Il
progetto si è completato con un libro di testimonianze e uno
spettacolo teatrale.
Marco Ferradini |
Marco Ferradini ha duettato
con numerosi artisti legati a Pagani da amicizia, affinità musicali
e passione per l’arte, affidando a ognuno di loro la canzone più
adatta: Alberto Fortis, Andrea Mirò, Anna Jencek, Caroline Pagani,
Eugenio Finardi, Fabio Concato, Fabio Treves, Federico L'Olandese
Volante, Flavio Oreglio, Giovanni Nuti, Legramandi, Lucio Fabbri,
Mauro Ermanno Giovanardi, Moni Ovadia, Ron, Shel Shapiro, Simon Luca,
Syria.
Nell’estate del 1980
Ferradini e Pagani trascorsero un fine settimana in montagna, in cui
scrissero canzoni che sarebbero entrare nella storia della musica
italiana: “Week-end”, “Schiavo senza catene”, “Teorema”,
“Bicicletta” e “Fratello mio”. Furono quattro giorni intensi
e creativi, come dimostra il brano “Un letto in riva al mare”,
rimasto inedito per tanti anni prima di questa occasione. La canzone
è legata alla mania di Pagani di raccogliere tutto quello che
trovava in spiaggia per trasformarlo in sculture.
Il disco si apre con “Stelle
negli oroscopi”, brano che racconta le gioie e le difficoltà
dell’inventare canzoni, scritto da Ferradini e interpretato con Ron
e Fabio Concato. Si tratta di un commovente ricordo che descrive
l’atmosfera carica di speranze e attese di quando Marco e Herbert
si trovavano a lavorare insieme, protagonisti e spettatori della
nascita di una canzone.
“Albergo a Ore” di
Marguerite
Monnot, con il
testo di Pagani, è forse il simbolo di questo progetto, dove le voci
di Ferradini, Giovanni Nuti e Syria si fondono con i suoni
dell’adattamento yiddish, in un’atmosfera musicale acustica che
accompagna tutto l’album.
“Cento scalini” era il
lato B del 45 giri di “Albergo a ore”, sono passati tanti anni ma
il tema della necessità di emigrare, purtroppo, è sempre attuale;
una storia di amore giovanile si contrappone a un destino di
separazione. Indovinato e piacevolmente sorprendente il duetto con
Fabio Concato.
E’ sempre un piacere
riascoltare “Cin cin con gli occhiali”, brano apparentemente
leggero che la musica di Edoardo Bennato ha reso semplice e
orecchiabile.
“Un capretto” estremizza
con un parallelo terribile il macello di un cucciolo di animale e
quello di un cucciolo d’uomo, un riferimento ai bambini vittime dei
conflitti bellici, uno stimolo per gridare: “No alla guerra!”. Il
testo è la traduzione di una famosa composizione di Sholom Secunda
che la scrisse nel 1935 basandosi su una canzone popolare polacca. Il
testo originale in yiddish è di Aaron Zeitlin, la strofa del bambino
e del soldato, nella traduzione di Pagani, pur riprendendo la
struttura della canzone originale, sembra essere una sua innovazione,
forse con lo scopo di chiarire ulteriormente il vero senso della
canzone.
Herbert Pagani: Megalopolis |
“Jean e Paul” è una
canzone di Ferradini del 1995, scritta dopo avere letto un bel libro
di Joseph Joffo, sicuro che Pagani l’avrebbe voluta cantare con
lui.
Tutti i brani sono costruiti
con pazienza, passione e maestria artigianale, ognuno di essi è un
piccolo gioiello, da “L’erba selvaggia” con Eugenio Finardi e
Moni Ovadia, sino alla politica “Signori presidenti” (sembra
scritta oggi), senza tralasciare “La mia generazione”, in cui
descrive la sua famiglia con lucida e impietosa ironia.
Chiude
l’album “Ti ringrazio vita”,
cover di “Gracias a la vida”
di Violeta Parra,
con il testo di Pagani, cantata in italiano, spagnolo e francese che
termina con la frase: “Ti
ringrazio vita… che mi hai dato Herbert”.
Il tributo a Herbert Pagani
rende omaggio e giustizia a un grande artista, proponendolo
all’attenzione del pubblico in un “festival” di suoni, colori,
coinvolgimento e forti emozioni. Marco Ferradini interpreta i brani
come se fossero tutti suoi, immedesimandosi con l’amico
chansonnier,
sino quasi a ricordarlo in alcune espressioni vocali.
Special La mia generazione -
Herbert Pagani raccontato da Marco Ferradini:
Copyright by William Molducci
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