giovedì 25 giugno 2015

Marco Ferradini - La mia generazione

Omaggio a Herbert Pagani
 
di William Molducci

Prendi una donna, dille che l'ami, scrivile canzoni d'amore... prendi una donna trattala male lascia che ti aspetti per ore…”. Questi sono i versi di “Teorema”, la canzone di Marco Ferradini inserita con altre venti nel doppio CD “La mia generazione”, tributo a Herbert Pagani, autore del testo di quel brano e protagonista della scena musicale degli anni ’70 e ’80.




Herbert Pagani era anche pittore, poeta, disc-jockey (Fumorama a Radio Montecarlo), scultore, scrittore e attore, nonché pacifista ed ecologista.
Ferradini ha affrontato il difficile compito di mettere mano al vasto repertorio di Pagani scegliendo e arrangiando le canzoni con José Orlando Luciano, un lavoro durato ben due anni per la necessità di cambiare gli arrangiamenti originali, decifrare tonalità e accordi allo scopo di renderli eseguibili alla chitarra e adattarli alle diverse tonalità di voci. Il progetto si è completato con un libro di testimonianze e uno spettacolo teatrale.

Marco Ferradini

Marco Ferradini ha duettato con numerosi artisti legati a Pagani da amicizia, affinità musicali e passione per l’arte, affidando a ognuno di loro la canzone più adatta: Alberto Fortis, Andrea Mirò, Anna Jencek, Caroline Pagani, Eugenio Finardi, Fabio Concato, Fabio Treves, Federico L'Olandese Volante, Flavio Oreglio, Giovanni Nuti, Legramandi, Lucio Fabbri, Mauro Ermanno Giovanardi, Moni Ovadia, Ron, Shel Shapiro, Simon Luca, Syria.
Nell’estate del 1980 Ferradini e Pagani trascorsero un fine settimana in montagna, in cui scrissero canzoni che sarebbero entrare nella storia della musica italiana: “Week-end”, “Schiavo senza catene”, “Teorema”, “Bicicletta” e “Fratello mio”. Furono quattro giorni intensi e creativi, come dimostra il brano “Un letto in riva al mare”, rimasto inedito per tanti anni prima di questa occasione. La canzone è legata alla mania di Pagani di raccogliere tutto quello che trovava in spiaggia per trasformarlo in sculture.
Il disco si apre con “Stelle negli oroscopi”, brano che racconta le gioie e le difficoltà dell’inventare canzoni, scritto da Ferradini e interpretato con Ron e Fabio Concato. Si tratta di un commovente ricordo che descrive l’atmosfera carica di speranze e attese di quando Marco e Herbert si trovavano a lavorare insieme, protagonisti e spettatori della nascita di una canzone.
Albergo a Ore” di Marguerite Monnot, con il testo di Pagani, è forse il simbolo di questo progetto, dove le voci di Ferradini, Giovanni Nuti e Syria si fondono con i suoni dell’adattamento yiddish, in un’atmosfera musicale acustica che accompagna tutto l’album.
Cento scalini” era il lato B del 45 giri di “Albergo a ore”, sono passati tanti anni ma il tema della necessità di emigrare, purtroppo, è sempre attuale; una storia di amore giovanile si contrappone a un destino di separazione. Indovinato e piacevolmente sorprendente il duetto con Fabio Concato.
E’ sempre un piacere riascoltare “Cin cin con gli occhiali”, brano apparentemente leggero che la musica di Edoardo Bennato ha reso semplice e orecchiabile.
Un capretto” estremizza con un parallelo terribile il macello di un cucciolo di animale e quello di un cucciolo d’uomo, un riferimento ai bambini vittime dei conflitti bellici, uno stimolo per gridare: “No alla guerra!”. Il testo è la traduzione di una famosa composizione di Sholom Secunda che la scrisse nel 1935 basandosi su una canzone popolare polacca. Il testo originale in yiddish è di Aaron Zeitlin, la strofa del bambino e del soldato, nella traduzione di Pagani, pur riprendendo la struttura della canzone originale, sembra essere una sua innovazione, forse con lo scopo di chiarire ulteriormente il vero senso della canzone. 

Herbert Pagani: Megalopolis
 
Jean e Paul” è una canzone di Ferradini del 1995, scritta dopo avere letto un bel libro di Joseph Joffo, sicuro che Pagani l’avrebbe voluta cantare con lui.
Tutti i brani sono costruiti con pazienza, passione e maestria artigianale, ognuno di essi è un piccolo gioiello, da “L’erba selvaggia” con Eugenio Finardi e Moni Ovadia, sino alla politica “Signori presidenti” (sembra scritta oggi), senza tralasciare “La mia generazione”, in cui descrive la sua famiglia con lucida e impietosa ironia.
Chiude l’album “Ti ringrazio vita”, cover di “Gracias a la vida” di Violeta Parra, con il testo di Pagani, cantata in italiano, spagnolo e francese che termina con la frase: “Ti ringrazio vita… che mi hai dato Herbert”.
Il tributo a Herbert Pagani rende omaggio e giustizia a un grande artista, proponendolo all’attenzione del pubblico in un “festival” di suoni, colori, coinvolgimento e forti emozioni. Marco Ferradini interpreta i brani come se fossero tutti suoi, immedesimandosi con l’amico chansonnier, sino quasi a ricordarlo in alcune espressioni vocali.

Special La mia generazione - Herbert Pagani raccontato da Marco Ferradini:




Copyright by William Molducci
 

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