mercoledì 22 aprile 2015

Gasparazzo

Mo’ mo’

I suoni e i colori dei Gasparazzo

di William Molducci

Il sesto album dei Gasparazzo si apre con “Rovesciala”, un inno carico di passione e speranza, con il ritmo scandito dalla fisarmonica di Giancarlo Corcilio, dalle percussioni di Generoso Pierascenzi”, la batteria di Lorenzo Lusvardi, il basso di Roberto Salario e dai testi e dalla voce di Alessandro Caporossi: “… abbiamo ballato sopra i bunker dei Balcani, abbiam mangiato con le mani, coi fratelli africani, abbiam urlato Sahara libre! E adesso siamo qui a giocare con te…”.





I cinque musicisti sono gli artefici di un rock con animo popolare che li identifica sin dalle prime battute, come nel caso di “Mo’ mo’”, visionaria e ironica ballata mediterranea, dove s’inventano suoni e si sperimentano strade di vita, suonando, trattenendo il respiro e “seminando polline”.
Il loro sound spazia liberamente, come in un laboratorio musicale, tra reggae, folk, punk e canzone d’autore, una fusione nata tra le distese della pianura Padana, da Bologna sino a Reggio Emilia, passando da Ferrara (sono pubblicati da New Model Label, con sede nella città Estense), per poi spaziare nelle tradizioni popolari dell’intera penisola. “Michelazzo”, personaggio universale da leggenda metropolitana, vive fuori dal ghetto mangiando, bevendo e non facendo un “tubo”. Questo brano, scanzonato ma mai volgare, racconta lo stereotipo dello sfaticato che nei tempi moderni non frequenta più le antiche osterie, preferendo i social network, dove decora i concetti, soppesa le emozioni e si spaccia per poeta.

Cover del nuovo album "Mo' mo'"
 
La tromba di Eustacchio sta dentro l’orecchio…”, lo strumento in questione non è quello suonato da Paolo Fresu o dal grande Satchmo ma, in questa simpatica filastrocca, si ha la sintesi dello spirito dei Gasparazzo.
Uno squillo di telefono introduce “Agro”, quattro minuti di rock con punk in salsa emiliana, mentre “Centopelle” racconta di un ragazzo di strada, già descritto da Collodi nella raccolta “Occhi e nasi”, con denti equini e il sorriso un po’ balordo, intento a raccattare mozziconi di sigaro appena sputati per terra.
Con “Cristo è là” il racconto assume toni drammatici, le parole sono per la gran parte di Lino Aldrovandi, dedicate alla memoria del figlio. A ritmo di reggae il brano descrive lo strazio di un padre che piange la morte del figlio, con Cristo che assiste all’infame azione con le lacrime agli occhi.

I Gasaparazzo sono spesso in tour in Italia e all'estero

Mimi”, “Se i posacenere potessero parlare” (scritta in collaborazione con Gianluca Conte alias Mezzafemmina) e “Impulsi nudi” rappresentano altre tre diverse anime di questo disco, rallegrate dall’energia della musica da strada e sospese nel tempo durante un’estate passata sopra a un palco, con altre migliaia di voci.
Chiude l’album “Fondaco”, la storia di una band che menava musica in una vecchia e buia cantina, un ritmo scandito da kazoo, batteria e chitarre, che si pone al confine tra folk e rock (folk 'n roll).

I suoni dei Gasparazzo hanno molteplici colori, con tinte a volte tenui, spesso forti; la loro musica cattura l’attenzione puntando sull’anima popolare della gente, alla ricerca di storie fuori dai soliti cliché. La produzione artistica è stata realizzata con la collaborazione di Massimo Tagliata, pianista, fisarmonicista e arrangiatore, già al lavoro con Biagio Antonacci e Antonella Ruggiero.

La band fotografata da Fabio Grandi

Gli undici brani di quest’album sono altrettanti mondi in cui bisogna entrare in punta di piedi, per potersi guardare attorno e seguire il ritmo e le parole, che inevitabilmente entrano nella testa e nel cuore di chi le sa ascoltare.

N.B. = Alcune canzoni sono state descritte prendendo spunto dal loro testo.

Video ufficiale di “Mimi” – Gasparazzo ft. Massimo Tagliata (nuova versione)





Sito Ufficiale

New Model Label




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