Mo’ mo’
I
suoni e i colori dei Gasparazzo
di
William Molducci
Il
sesto album dei Gasparazzo si apre con “Rovesciala”, un inno
carico di passione e speranza, con il ritmo scandito dalla
fisarmonica di Giancarlo Corcilio, dalle percussioni di Generoso
Pierascenzi”, la batteria di Lorenzo Lusvardi, il basso di Roberto
Salario e dai testi e dalla voce di Alessandro Caporossi: “…
abbiamo ballato sopra i bunker dei Balcani, abbiam mangiato con le
mani, coi fratelli africani, abbiam urlato Sahara libre! E adesso
siamo qui a giocare con te…”.
I
cinque musicisti sono gli artefici di un rock con animo popolare che
li identifica sin dalle prime battute, come nel caso di “Mo’
mo’”, visionaria e ironica ballata mediterranea, dove s’inventano
suoni e si sperimentano strade di vita, suonando, trattenendo il
respiro e “seminando polline”.
Il
loro sound spazia liberamente, come in un laboratorio musicale, tra
reggae, folk, punk e canzone d’autore, una fusione nata tra le
distese della pianura Padana, da Bologna sino a Reggio Emilia,
passando da Ferrara (sono pubblicati da New Model Label, con sede
nella città Estense), per poi spaziare nelle tradizioni popolari
dell’intera penisola. “Michelazzo”, personaggio universale da
leggenda metropolitana, vive fuori dal ghetto mangiando, bevendo e
non facendo un “tubo”. Questo brano, scanzonato ma mai volgare,
racconta lo stereotipo dello sfaticato che nei tempi moderni non
frequenta più le antiche osterie, preferendo i social network, dove
decora i concetti, soppesa le emozioni e si spaccia per poeta.
Cover del nuovo album "Mo' mo'" |
“La
tromba di Eustacchio sta dentro l’orecchio…”,
lo strumento in questione non è quello suonato da Paolo Fresu o dal
grande Satchmo ma, in questa simpatica filastrocca, si ha la sintesi
dello spirito dei Gasparazzo.
Uno
squillo di telefono introduce “Agro”, quattro minuti di rock con
punk in salsa emiliana, mentre “Centopelle” racconta di un
ragazzo di strada, già descritto da Collodi nella raccolta “Occhi
e nasi”, con denti equini e il sorriso un po’ balordo, intento a
raccattare mozziconi di sigaro appena sputati per terra.
Con
“Cristo è là” il racconto assume toni drammatici, le parole
sono per la gran parte di Lino Aldrovandi, dedicate alla memoria del
figlio. A ritmo di reggae il brano descrive lo strazio di un padre
che piange la morte del figlio, con Cristo che assiste all’infame
azione con le lacrime agli occhi.
I Gasaparazzo sono spesso in tour in Italia e all'estero |
“Mimi”,
“Se i posacenere potessero parlare” (scritta in collaborazione
con Gianluca Conte alias Mezzafemmina) e “Impulsi nudi”
rappresentano altre tre diverse anime di questo disco, rallegrate
dall’energia della musica da strada e sospese nel tempo durante
un’estate passata sopra a un palco, con altre migliaia di voci.
Chiude
l’album “Fondaco”, la storia di una band che menava musica in
una vecchia e buia cantina, un ritmo scandito da kazoo, batteria e
chitarre, che si pone al confine tra folk e rock (folk 'n roll).
I
suoni dei Gasparazzo hanno molteplici colori, con tinte a volte
tenui, spesso forti; la loro musica cattura l’attenzione puntando
sull’anima popolare della gente, alla ricerca di storie fuori dai
soliti cliché. La produzione artistica è stata realizzata con la
collaborazione di Massimo Tagliata, pianista, fisarmonicista e
arrangiatore, già al lavoro con Biagio Antonacci e Antonella
Ruggiero.
La band fotografata da Fabio Grandi |
Gli
undici brani di quest’album sono altrettanti mondi in cui bisogna
entrare in punta di piedi, per potersi guardare attorno e seguire il
ritmo e le parole, che inevitabilmente entrano nella testa e nel
cuore di chi le sa ascoltare.
N.B.
= Alcune canzoni sono state descritte prendendo spunto dal loro
testo.
Video
ufficiale di “Mimi” – Gasparazzo ft. Massimo Tagliata (nuova
versione)
Sito Ufficiale
New Model Label
Copyright by William Molducci
Nessun commento:
Posta un commento