giovedì 18 settembre 2014

Il nero e l'argento

Il nero e l’argento di Paolo Giordano

A cura di Eleonora Bonoretti

Le persone che si prendono cura di noi non hanno quasi mai l’accortezza di farlo nel modo in cui ci piacerebbe, ma bisogna accontentarsi: è già molto così.”




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Paolo Giordano torna in libreria con il suo terzo libro, dal titolo “Il nero e l’argento”, un nuovo editore (Einaudi) e un diverso approccio letterario rispetto ai libri precedenti, un romanzo breve ma più intimistico e ricercato. Il romanzo è scritto in prima persona, la voce narrante è quella di un giovane ricercatore universitario di fisica, attraverso lui scorre il flusso narrativo, racconti che scivolano fra ricordi e riflessioni, slegati da una continuità temporale.



Il nero e l’argento, due colori tanto diversi quanto possono esserlo le anime e i modi di essere dei personaggi del libro. I veri protagonisti di questa storia sono i difficili microcosmi familiari e di coppia, quei meccanismi complessi che si creano fra le mura domestiche, fatti di abitudini, regole e sentimenti inespressi. Lo scrittore ci descrive la vita di una giovane coppia, Nora, una designer di interni, quella del marito e del figlio piccolo Emanuele. Un matrimonio apparentemente felice, una famiglia apparentemente felice, accompagnati dalle premurose attenzioni della signora A. o Babette, badante di Nora, costretta a letto durante il periodo della gravidanza e baby sitter poi di Emanuele. All’improvviso, un allontanamento misterioso della signora A., vede vacillare le certezze della coppia, Babette diventa uno specchio deformante del loro rapporto e della loro esistenza. Quest’abbandono è vissuto come un trauma, fino a scoprire che dietro le dimissioni si nasconde una malattia, il cancro.
L’emergere della malattia della signora che si prende cura di loro, il suo isolamento, li porta a scrutarsi dentro pensando al futuro, a quello che sarà e a ciò che è stato. Timori e insicurezze, la precarietà della vita lavorativa che si unisce a quella della vita sentimentale, la difficoltà di affrontare scelte e situazioni, in un racconto della quotidianità, che ci mostra come il pericolo sia dietro l’angolo. Senza Babette, il calore umano diventa solitudine, le sue pantofole consumate e la sua cucina memorabile lasciano il posto all’incapacità di reagire e di esprimersi, alle fragilità di due persone diverse, due colori opposti, il nero e l’argento.
Il nero rappresentato dallo spirito del protagonista, la mente scientifica, matematica e oscura; l’argento è Nora. “La linfa di Nora scorre chiara, limpida e copiosa a dispetto di tutto, la sua vitalità sembra inesauribile, che nulla, neppure il dolore più definitivo, neppure il lutto più grave sarebbe in grado di ostacolarla. In fin dei conti, non si è quasi mai felici o infelici per ciò che ci succede, si è una cosa o l’altra secondo l’umore che ci scorre dentro, e il suo è argento fuso, il più bianco fra i metalli”.
L’amore e il dolore si intrecciano, così come la vita si confonde con la morte come opposti di una medesima medaglia. La vita che ci racconta Paolo Giordano potrebbe essere quella di ciascuno di noi, una quotidianità che scorre in un’alternanza di amarezze e dolcezze, dove non ci sono sconti per nessuno.
Ero sicuro che l’argento di Nora e il mio nero si stessero mischiando lentamente. Mi sbagliavo. Ci sbagliavamo. La vita si stringe talvolta come un imbuto e dall’emulsione iniziale degli umori si producono degli strati. Eravamo, a dispetto delle nostre speranze, insolubili l’uno nell’altra”.

Copyright © by Eleonora Bonoretti

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