Il
nero e l’argento di Paolo Giordano
A
cura di Eleonora Bonoretti
“Le
persone che si prendono cura di noi non hanno quasi mai l’accortezza
di farlo nel modo in cui ci piacerebbe, ma bisogna accontentarsi: è
già molto così.”
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Paolo
Giordano torna in libreria con il suo terzo libro, dal titolo “Il
nero e l’argento”, un nuovo editore (Einaudi) e un diverso
approccio letterario rispetto ai libri precedenti, un romanzo breve
ma più intimistico e ricercato. Il romanzo è scritto in prima
persona, la voce narrante è quella di un giovane ricercatore
universitario di fisica, attraverso lui scorre il flusso narrativo,
racconti che scivolano fra ricordi e riflessioni, slegati da una
continuità temporale.
Il
nero e l’argento, due colori tanto diversi quanto possono esserlo
le anime e i modi di essere dei personaggi del libro. I veri
protagonisti di questa storia sono i difficili microcosmi familiari e
di coppia, quei meccanismi complessi che si creano fra le mura
domestiche, fatti di abitudini, regole e sentimenti inespressi. Lo
scrittore ci descrive la vita di una giovane coppia, Nora, una
designer di interni, quella del marito e del figlio piccolo Emanuele.
Un matrimonio apparentemente felice, una famiglia apparentemente
felice, accompagnati dalle premurose attenzioni della signora A. o
Babette, badante di Nora, costretta a letto durante il periodo della
gravidanza e baby sitter poi di Emanuele. All’improvviso, un
allontanamento misterioso della signora A., vede vacillare le
certezze della coppia, Babette diventa uno specchio deformante del
loro rapporto e della loro esistenza. Quest’abbandono è vissuto
come un trauma, fino a scoprire che dietro le dimissioni si nasconde
una malattia, il cancro.
L’emergere
della malattia della signora che si prende cura di loro, il suo
isolamento, li porta a scrutarsi dentro pensando al futuro, a quello
che sarà e a ciò che è stato. Timori e insicurezze, la precarietà
della vita lavorativa che si unisce a quella della vita sentimentale,
la difficoltà di affrontare scelte e situazioni, in un racconto
della quotidianità, che ci mostra come il pericolo sia dietro
l’angolo. Senza Babette, il calore umano diventa solitudine, le sue
pantofole consumate e la sua cucina memorabile lasciano il posto
all’incapacità di reagire e di esprimersi, alle fragilità di due
persone diverse, due colori opposti, il nero e l’argento.
Il
nero rappresentato dallo spirito del protagonista, la mente
scientifica, matematica e oscura; l’argento è Nora. “La linfa di
Nora scorre chiara, limpida e copiosa a dispetto di tutto, la sua
vitalità sembra inesauribile, che nulla, neppure il dolore più
definitivo, neppure il lutto più grave sarebbe in grado di
ostacolarla. In fin dei conti, non si è quasi mai felici o infelici
per ciò che ci succede, si è una cosa o l’altra secondo l’umore
che ci scorre dentro, e il suo è argento fuso, il più bianco fra i
metalli”.
L’amore
e il dolore si intrecciano, così come la vita si confonde con la
morte come opposti di una medesima medaglia. La vita che ci racconta
Paolo Giordano potrebbe essere quella di ciascuno di noi, una
quotidianità che scorre in un’alternanza di amarezze e dolcezze,
dove non ci sono sconti per nessuno.
“Ero
sicuro che l’argento di Nora e il mio nero si stessero mischiando
lentamente. Mi sbagliavo. Ci sbagliavamo. La vita si stringe talvolta
come un imbuto e dall’emulsione iniziale degli umori si producono
degli strati. Eravamo, a dispetto delle nostre speranze, insolubili
l’uno nell’altra”.
Copyright
© by Eleonora Bonoretti
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