Stabat
Mater – Franco Simone
di
William Molducci
Lo “Stabat Mater“ (dal latino stava la madre) è una celebre preghiera del XIII secolo attribuita a Jacopone da Todi, che racconta il dolore straziante della Madonna dinanzi a Gesù Cristo sulla Croce.
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Numerosi sono stati i compositori ispirati da questo testo, la versione di Giovanni Battista Pergolesi, terminata poco prima della sua morte, rimane una delle più intense ed eseguite, ma occorre ricordare anche quelle di Gioacchino Rossini, Franz Schubert, Franz Liszt e Giuseppe Verdi.
Per
restare ai giorni nostri citiamo Stefano Lentini, compositore e
polistrumentista autore di colonne sonore per cinema e televisione,
che ha musicato lo “Stabat Mater” per il film “The grandmaster”
del regista cinese Wong Kar-wai.
Questa
premessa è necessaria per introdurre la nuova versione realizzata da
Franco Simone, il noto cantautore italiano, conosciuto e apprezzato
anche fuori dai confini nazionali.
Erano trent’anni che l’artista salentino desiderava scrivere un’opera rock basata su lo “Stabat Mater” e finalmente ci è riuscito grazie all’ispirazione compositiva e alla collaborazione del cantante Michele Cortese e del tenore Gianluca Paganelli, voci che interagiscono perfettamente con quella di Simone. Un valido contributo è venuto anche dal chitarrista Adriano Martino, premiato anni fa quale migliore chitarrista italiano dalla rivista “InSound”, che vanta un’esperienza trentennale. Gli arrangiamenti sono stati egregiamente curati da Alex Zuccaro.
Lo
"Stabat Mater" è l’ouverture dell'intera opera rock
sinfonica, che si compone di dieci brani. I tre cantanti si
esibiscono in alcuni momenti solistici, ma, soprattutto, dialogano
tra di loro. Alcune parti, esclusivamente strumentali, riprendono e
arricchiscono le melodie fondamentali. Nelle performance solistiche
Gianluca Paganelli evidenzia i momenti vicini al mondo
lirico-sinfonico; Michele Cortese (ex-Aram Quartet) dona la sua
innata vocalità rock; Franco Simone, da autore e interprete, rende
chiara l'affinità tra quest'opera e quanto di meglio espresso dal
cantautorato italiano. I titoli degli altri brani sono: Benedicta,
Quis est, Pro peccatis, Fons amoris, Sancta Mater, Tecum, Vigo
virginum, In die e Quando corpus.
Le
melodie si basano rigorosamente sul testo originale, spaziando dal
mondo della musica classica, fino alle soluzioni rock che
caratterizzano il sound attuale.
Per
chi non conosce Simone potrà sembrare un azzardo l’essersi
inoltrato in un campo tanto difficile e con precedenti così
illustri, con cui inevitabilmente confrontarsi, ma la profonda
conoscenza della musica classica e del latino, oltre all’indubbio
talento compositivo, gli hanno consentito di sorprendere ancora una
volta chi lo ascolta.
Stupisce
che, per la prima volta nei tempi moderni, una lingua considerata
"morta" sia così attuale e cantabile. Non bisogna
dimenticare però che la struttura ritmica del testo è la stessa del
latino medievale e anche della lingua italiana: non si hanno sillabe
lunghe e brevi ma toniche e atone, in una serie di ottonari e senari
sdruccioli, che rimano secondo lo schema AAbCCb.
L’opera
di Simone cattura l’attenzione sin dalle prime note, grazie alla
sua sontuosità. Apprezziamo Franco Simone e la sua produzione da
tanti anni, pensavamo di conoscerne le potenzialità, ma ci
sbagliavamo, questo lavoro si pone su di un livello diverso,
sicuramente superiore.
“Stabat Mater” è anche un’opera visiva e per raccontare il dolore di Maria ai piedi della Croce è stata scelta una scenografia naturale particolarmente suggestiva: le "Tajate", cave di tufo di Acquarica del Capo (LE), straordinariamente adatte a rappresentare questo evento religioso. L'intento è di avvicinare, con musica e immagini, il dolore della Santa Madre a quello di un'intera umanità dolente e smarrita, in un mondo che fatica a trovare punti di riferimento morali ed esistenziali, con la speranza di una possibile redenzione.
Il
grande fascino che questo testo continua a trasmettere è la
conseguenza di un paradosso artistico, ma soprattutto umano;
rappresenta la sintesi ideale tra asprezza e dolcezza, sollievo e
carità, paura e coraggio, in cui l’accettazione del sacrificio e
delle contraddizioni, che spesso complicano la vita, aprono infinite
prospettive di fede e di speranza.
L’opera
rock sinfonica di Simone si sviluppa in una crescente tensione che
culmina nello struggente Amen finale del brano “Quando corpus”,
cui spetta il compito di aprire uno spiraglio di fiducia nel
presentimento della vita eterna: ”Quando corpus moriétur, fac,
ut ánimae donétur paradísi glória. Amen - E quando il mio corpo
morirà, fa' che all'anima sia data la gloria del Paradiso. Amen - ”.
Chi
vi scrive ha avuto il privilegio di potere ascoltare in anteprima
l’intera opera, grazie alla disponibilità di Simone e alla nostra
“storica” amicizia, nei prossimi
mesi sarà pubblicato il CD e il DVD, mentre il 10 agosto a
Castelnuovo Ne’ Monti (RE), nello splendido scenario de “La
Pietra di Bismantova”, si terrà l’Anteprima Nazionale.
Copyright
© by William Molducci
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