di
William Molducci
Doris
Cerin Otočan, conosciuta anche come Lady Pepper, è la titolare e la Chef de “La Cuxina”, il noto
ristorante di Pola in Istria.
Doris,
la cui famiglia è di origini istro-venete, è nata nel capoluogo
istriano nel 1971. Dopo la laurea in filosofia ha frequentato il
master biennale all’Università di economia, legato al turismo
culturale.
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Ha insegnato e dopo avere frequentato la scuola del Glas Istre, ha lavorato come giornalista per lo stesso
giornale e a TV Nova a Pola, dove è stata anche redattore. Dopo
esperienze di lavoro a Rovigno e in Italia in Toscana, è entrata nel
campo della ristorazione, inizialmente in qualità di manager e in
seguito in quello di chef, grazie al diploma di Master Chef.
Lady
Pepper ha aperto una sua scuola (Cinque sensi), dove insegna la
cucina tradizionale e innovativa istriana, con corsi che si tengono
in Croazia e all’estero.
Doris
ha unito tutte le sue esperienze che comprendono il turismo
culturale, l’amore per la gastronomia e la cucina tradizionale
istriana e gli studi nel settore economico, con l’obiettivo di
creare quello che lei definisce uno sviluppo interdisciplinare
“turismo-cultura-agricoltura-imprenditoria” nel settore della
ristorazione.
Le
piace usare il cibo nelle nuove forme, nelle gallerie oppure nei
musei, come nel caso di iniziative quali “il picnic urbano” o il
“picnic rurale”, che si sono svolte nei vigneti e negli oliveti,
con il contributo di pittori, musicisti e scrittori. Un modo per
dimostrare come la globalizzazione non debba uniformare gli
individui, ma al contrario, li possa rendere diversi ognuno con le
proprie specificità.
Da
dove nasce il tuo nickname “Lady Pepper”?
Nasce
a Belgrado,
quando una giovane
cuoca mi ha dato questo soprannome durante le giornate della
cucina dell'Istria, dove facevo da chef, perché per tutti i miei
piatti, dall'antipasto al dolce, utilizzavo pepe e peperoncino.
Dicono che pure il mio carattere sia un po’ "piccante".
Quali
sono i piatti tipici istriani?
Antipasti:
prosciutto istriano e formaggio di pecora. Molte volte però si
inizia il pranzo con varie minestre/minestroni con
crauti/orzo/finocchio selvatico/frumento/risi bisi oppure con il
brodo di pesce o di gallina/manzo e con la pasta fatta in casa.
I
primi: pasta tradizionale istriana fatta a mano: i fusi, i pljukanci;
poi facciamo gli gnocchi di patate salati e dolci ripieni di
marmellata. Le paste sono accompagnate da sughi di gallina, oppure
manzo (boškarin).
I
risotti: risotto al nero di seppia o con gli asparagi selvatici. Si
continua con dei piatti di carne oppure di pesce bianco accompagnato
da verdure e polenta.
I
dolci: i crostoli, le fritole, le pinze, i ravioli dolci (i krafi di
Albona), le palacinke e strudel di mele oppure di noci (orehnjača).
Il vino-rosso il Teran e bianco la Malvasia istriana. Vino dolce:
moscato. Aperitivo o digestivo: grappa istriana, biska, medenica,
pelinkovac. Non dimentichiamo l’olio extra-vergine di oliva (tra i
migliori dieci nel mondo), il tartufo e il miele d’acacia.
Quanto
della tradizione italiana è ancora presente nei piatti tipici
dell'Istria di oggi?
L’Istria
è una terra di confine, con una grande storia. Nei piatti si può
trovare il sapore dell’Austro - Ungheria, dell’Italia, ma anche
del Mediterraneo. Nella parte litorale della penisola istriana, si
usano moltissimo le ricette istro-venete.
Cosa
cercano i tuoi clienti, quando cucini per loro?
Tutti
vogliono ritornare con i sapori, gli odori e le emozioni
all’infanzia, attraverso il cibo. I turisti di oggi e i clienti del
presente sono molto attenti a quello che mangiano e sono dei veri
edonisti, conoscono moltissime cose sul cibo e sul vino è perciò
non è facile sorprenderli. Credo che la semplicità e il buon gusto
siano la ricetta migliore per accontentarli, basandosi sempre sulla
tradizione, con un pizzico d’innovazione e vivacità.
Cosa
vuol dire essere imprenditori oggi in Istria?
L’imprenditoria
è una passione oggi come lo era ieri e come lo sarà domani.
Esistono quelli che hanno segnato il loro camino e quelli che
“passano” e non lasciano tracce. Sicuramente senza un serio
approccio, non si riesce ad avere un risultato soddisfacente.
Quali
prospettive può dare l'Europa al tuo lavoro?
La
ristorazione per un bel periodo dell’anno è legata al turismo
perciò l’entrata nell’UE ci dà ulteriori opportunità e nuove
vie da sviluppare in tutti i settori che prestano servizi.
Come
si è evoluta la cucina istriana negli ultimi 100 anni?
La
gastronomia dell’Istria è “una storia a strati” di gente,
emozioni, saperi, tradizioni, abitudini e natura. È una gastronomia
ricca, grazie alle tante etnie che la popolano, infatti, possiamo
affermare che anche la cucina istriana è etnica, con delle ricette
provenienti da culture quali austro-ungarica, italiana, jugoslava e
mediterranea.
Viaggi
spesso in Italia e in Europa, cosa cerchi di fare conoscere della tua
terra?
Cerco
di fare conoscere i “cinque sensi”, attraverso i prodotti tipici
dell’Istria, poi la gentilezza della gente, il profumo del mare, il
calore del sole, la tradizione e la cultura eno-gastronomica del mio
territorio.
L'olio
d'oliva istriano è di qualità? Come lo confronti con quello
italiano e spagnolo?
E’
un olio differente, lo guardo con il cuore e con l’anima, è parte
della mia tradizione, se pure mi piacciono anche quello italiano e
spagnolo. Li apprezzo tutti: il fruttato, il piccante e l’amaro ma
più di tutti le vecchie specie istriane come la morasola, la
zizzolera, la busa, la carbonizza e la bianchera istriana.
Un
pranzo tipico istriano?
Minestrone
di frumento e orzo/pasta fresca fatta in casa, i fusi con il sugo di
gallina, la povetica-strudel di noci con grappa e vino (Malvasia o
Teran).
Quanti
tipi di Malvasia esistono in Istria e quali preferisci?
La
Malvasia per me è una e unica. Mi piacciono le Malvasie giovani, ma
anche quelle fatte diventare “grandi” nelle botti barrique,
quando il corpo del vino si fa sentire e acquisisce un carattere
forte.
Quali
specialità consiglieresti ai turisti che vengono in Istria?
La
carne di boškarin (il bue istriano), il tartufo, il nostro olio
extra vergine di oliva, il vino, i formaggi e il miele.
Come
nasce la Cuxina, il tuo locale di Pola?
Un
amore legato alla tradizione della cucina istro-veneta.
Una
tua ricetta...
Gnocchi
dolci con confettura fatta in casa, da sposare con il moscato oppure
con il “vin de rose” di Dignano.
Bollire
le patate con la buccia: 1 kg x 6 persone. Pelarle e impastare con la
farina 00, aggiungere due uova, sale ed un pizzico di zucchero oppure
un cucchiaio di miele. Nel frattempo prendere 1 kg di arance ed 1
limone, lavare la frutta e tagliarla a pezzettini. Cucinarla con
l’olio di oliva 0,2 l, 4 cucchiai di miele e 2 di zucchero di
canna. Mettere un po’ di fiori ed il verde tritato del rosmarino,
un peperoncino e portare a bollitura.
Lasciare
a fuoco basso da 30-40 minuti, fino a che il tutto si densi. Poi con
la confettura ottenuta riempire gli gnocchi dolci e cucinarli, come
la pasta, nell’acqua un po’ salata. Quando vengono a galla
cuocerli ancora per 5-6 minuti e mettere gli gnocchi in una teglia
con burro, pane grattugiato, olio extra vergine di oliva, cannella,
zucchero di canna e un po’ di miele. Girare gli gnocchi un po’
sul fuoco e il dolce è servito.
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by William Molducci
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