Pillole
di... musica, storia e cultura: Simone Cristicchi - Magazzino 18 &
altre storie
di
William Molducci
"Siamo
partiti in un giorno di pioggia, cacciati via dalla
nostra terra, che un tempo si chiamava Italia e
uscì sconfitta dalla guerra, hanno scambiato le nostre
radici, con un futuro di scarpe strette e mi ricordo
faceva freddo, l'inverno del '47 ". Queste
sono le prime strofe del brano Magazzino 18 di Simone
Cristicchi, che da il titolo anche
allo spettacolo teatrale attualmente in scena nei teatri
Italiani e istriani. Il 22 ottobre il musical-civile scritto da
Simone Cristicchi e da Jan Bernas, con la direzione del Maestro
Valter Savilotti della FVG Mitteleuropa Orchestra e la regia di
Antonio Calenda, ha debuttato al Teatro Rossetti di Trieste.
Il musical, così come la canzone, trae spunto da quello che è diventato un luogo simbolo di quell'esodo: il magazzino numero 18 del Porto Vecchio di Trieste, dove furono stoccate le masserizie dagli esuli, che abbandonarono le terre cedute nel 1947. Questo luogo diventò così un enorme catasta di masserizie, con una miriade di oggetti suddivisi per tipologia, classificati con nomi e numeri, che testimoniano ancora oggi la tragedia di un popolo sradicato dalla propria terra. Tavoli, sedie, armadi, specchiere, cassapanche, attrezzi da lavoro, ritratti, giochi, fotografie in bianco e nero, quaderni e libri di scuola, oramai sono dimenticati e pieni di polvere.
Furono
circa duecentocinquantamila le persone che dopo la firma del trattato
di pace di Parigi del 1947 e il Memorandum di Londra del 1954,
abbandonarono tutti i loro beni e imballarono le poche cose, che
riuscirono a portare via, preferendo andare verso l'Italia.
La
struggente canzone di Simone Cristicchi tocca corde molto sensibili
per chi ha vissuto questo dramma, inoltre, bisogna riconoscergli il
merito di essere riuscito a coinvolgere l'opinione pubblica. Il testo
della canzone, apparentemente semplice nella sua espressione, supera
l'argomento specifico, proiettando chi lo ascolta in una situazione
che potrebbe essere benissimo riportata ai giorni nostri. Magazzino
18 è un luogo della memoria, che si è dimenticato, dove però
possiamo inoltraci idealmente per cercare le nostre radici e
soprattutto per evitare che drammi simili si ripetano ancora: "...
sono venuto a cercare mio padre, in una specie di
cimitero, tra masserizie abbandonate e
mille facce in bianco e nero, tracce di gente spazzata
via, da un uragano del destino, quel che
rimane di un esodo, ora riposa in questo magazzino".
Gli
oggetti hanno sempre un forte potere evocativo, portano i segni di
chi li ha posseduti e utilizzati. Cristicchi ha spiegato che nel
momento in cui è entrato in quel deposito, che contiene ben duemila
metri cubi di masserizie, ha percepito la grandezza di quella storia
e si è stupito di come non fosse conosciuta in Italia. Quando ne è
uscito ha sentito come se quei mobili gli avessero parlato. In
quell'occasione gli fu regalata una sedia e sotto la seduta c’era
ancora ben leggibile il nome del proprietario. Da quel momento ha
iniziato la ricerca sull’esodo insieme a Jan Bernas, con cui ha
scritto il musical, dopo aver letto numerosi testi ed avere parlato
con tanti esuli e residenti istriani. Dal 1947 in poi le famiglie in
fuga dalle terre cedute alla Jugoslavia lasciarono le loro cose in
deposito, con l’idea di venire a riprenderle, una volta ricostruita
la propria esistenza. Molte persone sono ritornate a riprendersi ciò
che era loro, molte altre invece non si sono fatte più vive. Fino al
1978 in Porto Vecchio c’era ancora un ufficio distaccato della
Prefettura che attendeva il ritorno dei legittimi proprietari. Dal
1988 tutti questi beni sono affidati all’IRCI, l’Istituto
Regionale per la Cultura Istriano-Fiumano-Dalmata. Una parte del
contenuto del magazzino sarà destinato al nuovo Museo dell'IRCI,
mentre per il restante materiale deve ancora essere presa una
decisione. Anche in questo caso ci troviamo di fronte ad un simbolo
di un "tempo bloccato".
Il
brano di Simone Cristicchi fa parte del suo disco intitolato
Album di famiglia, che ne conferma la sensibilità autoriale e
l'indubbio talento. Utilizzando la forma della filastrocca,
Cristicchi offre la sua visione delle cose facendo leva sulla
curiosità e il coinvolgimento di chi lo ascolta. A questo proposito
vi consigliamo di non perdervi la canzone Cigarettes,
che nel finale propone un breve recitato di Nino Frassica. Si tratta
di un brano molto attuale, forse anche qualcosa di più:
"Generalmente sono di piccola statura e di pelle scura. Non
amano l’acqua, molti di loro puzzano perché tengono lo stesso
vestito per molte settimane. Si costruiscono baracche di legno ed
alluminio nelle periferie delle città dove vivono, vicini gli uni
agli altri... molti bambini vengono utilizzati per chiedere
l’elemosina, ma sovente davanti alle chiese donne vestite di scuro
e uomini quasi sempre anziani invocano pietà, con toni lamentosi e
petulanti...". Questo testo risale al 1912 ed è tratto da
una relazione dell’Ispettorato del Congresso americano sugli
immigrati italiani negli Stati Uniti d’America.
Copyright
© William Molducci
1 commento:
Grazie
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