giovedì 10 ottobre 2013

Il filo rosso n. 5


rubrica di cinema corto
a cura di Simonetta Sandri e William Molducci
Ammore
di Paolo Sassanelli

Ammore di Paolo Sassanelli è liberamente ispirato al racconto Non commettere atti impuri di Andrej Longo, sceneggiato dallo stesso Sassanelli insieme a Chiara Balestrazzi. Il film è entrato nella nomination delle opere candidate al premio David Donatello, nella categoria cortometraggi.
L'azione si svolge nell'arco di un'unica giornata, quella vissuta da una bambina di dodici anni, interpretata dalla brava Eleonora Costanzo, che cerca nella più assoluta segretezza di consumare in solitudine un dramma segreto e inconfessabile, per una bambina della sua età. Il tutto si svolge in un mondo dove gli adulti, colpevoli di averle violato l'infanzia, vengono “mostrati” soltanto come voci e rumori, mai come volti, ad eccezione della donna che le praticherà l'aborto clandestino. Rosy è da poco tempo uscita dall'infanzia, ma quando esce di casa, si veste e si trucca come una donna adulta, per incontrare le sue amiche che si vestono e si atteggiano anch'esse da adulte. Senza neppure confidarsi con l'amica del cuore, con la madre o con il padre (se ne capirà soltanto nel finale il motivo), la ragazzina si prepara e si allontana quasi scappando da casa, si ferma in una chiesa per confessarsi e non riuscendovi, a causa di un ragazzino della sua età, che inopportunamente le fa osservazioni per il modo in cui è vestita, si reca presso la casa dove chiuderà i conti definitivamente con la propria infanzia.
Quando tutto è finito Rosy ritornerà nell'abitazione dei suoi genitori e chiusa nella sua stanza continuerà a subire le insistenze del padre, che le chiederà ancora una volta di entrare, approfittando del fatto che la madre è uscita. Il film si conclude con questa scena, con un finale aperto e per nulla risolutivo e con la progressione di un commento sonoro lento, per nulla rassicurante. La colonna sonora è stata realizzata da Luca Giacomelli, a cui riserviamo un particolare apprezzamento, per la sensibilità artistica e musicale dimostrata in questa occasione.
Ammore è il secondo cortometraggio dell'attore pugliese Paolo Sassanelli, che in precedenza ha realizzato Uerra (2009), scritto insieme ad Antonella Gaeta, presentato a Venezia nel 2011 nella sezione “corti, cortissimi”, vincitore di numerosi premi a livello internazionale. Uerra è ambientato a Bari nel 1946, in una città che vuole uscire dall'incubo e dalle rovine della seconda guerra mondiale, raccontando l’amore tra un padre ed i suoi figli nel contesto di un’Italia povera e segnata. Una storia tra padri e figli diametralmente opposta a quella descritta nel suo film successivo. Anche Ammore è stato interamente girato nel capoluogo pugliese, nei quartieri di San Paolo, Carrassi e Madonnella. (WM)

Vai col liscio
di Pier Paolo Paganelli


Tanti attori per questa produzione definita “a costo zero”, girata nella periferia di Bologna ed in Romagna: da Andrea Mingardi a Valerio Mastandrea fino alla Iena Pif, a Elisabetta Cavallotti, Leo Mantovani, Marco Mezzetti e a Raoul Casadei, il “Maestro”, che appare fugacemente nella sua simpatia. Cortometraggio vincitore del Premio Corto Dorico nel 2012. Da sette giorni due band di liscio suonano ininterrottamente, 24 ore su 24, in una buia balera, per sopravvivere ad una minaccia terrificante, strana ed ignota. Le macchine sono ferme da tempo, le strade sono silenziose e completamente deserte ed abbandonate, il clima è spettrale, un po’ pauroso ed intimidatorio, tanto più che la critica ha parlato di zombie-movie, con virate al grottesco vero e proprio. In effetti, la canzone di Raoul Casadei che viene ripetuta in continuazione, la mazurka di periferia, sembra l’unica arma di cui dispongono i musicisti per fermare l’invasione di zombie che alle prime note si fanno rapire dal ballo ma che sono pronti a sbranare la band se dovesse anche solo provare ad interrompersi. I musicisti sono stanchi, stremati, hanno fame, vanno avanti a ritmo di anfetamine generosamente regalate da un personaggio dal viso, dalle fattezze e dal ghigno felliniano. Essi lottano contro i morti viventi, personaggi marci nell’anima, nel corpo e nel viso, che danzano nelle balere romagnole, insaziabili, pronti a sbranare chi ferma la musica. Non capiamo perché sono costretti a suonare senza interruzione, chi li obbliga, per quanto tempo riusciranno a resistere senza crollare, se riusciranno a scappare o se soccomberanno, distrutti. Le domande restano senza risposte. Capiamo solo che si continua a suonare. Andrea Mingardi, in chiusura, canta, E’ musica, brano che ha portato a Sanremo, rielaborato sotto forma di mazurka. Solo la musica salverà da questa paurosa invasione di zombie dai quali, peraltro, oggi, siamo spesso circondati. (SS)

Seguimi
di Matteo Tondini

Una ragazza corre disperatamente nei locali di un centro commerciale, inseguita dagli agenti del servizio di vigilanza. La tenuta è quella di chi vuole agire e mimetizzarsi nel buio, ma non viene fatta chiarezza se si tratta di una delinquente oppure di una terrorista o chissà cos'altro. L'inseguimento prosegue con una corsa a perdifiato, mentre la ragazza si libera dei vestiti, sino a rimanere in costume da bagno per poi... tuffarsi in una piscina. La protagonista della storia si chiama Chiara, non vengono dati precisi riferimenti su chi sia e quali siano le sue intenzioni, ma uscita dalla vasca della piscina, si ritrova nel bel mezzo di una festa, insieme ad un ragazzo, mentre un cameriere le comunica quello che sembra un messaggio cifrato: “tre cose ci sono rimaste del Paradiso”. Nel mondo di Chiara in cui nulla sembra essere come appare, improvvisamente viene recapitato questo messaggio, che forse può comprendere soltanto chi ha “gli occhi per vedere”.
Nel bel mezzo della festa, gli echi e i rumori di un combattimento, con tanto di colpi di cannone, catturano la curiosità della ragazza, che come d'incanto si ritrova al fronte in prima linea, armata di fucile e in divisa. L'ambientazione è quella della II Guerra Mondiale, in un susseguirsi di azione ed interrogativi, un po' “infantili”, da parte del ragazzo che ballava con lei alla festa. Gli interrogativi riguardano il fatto che una “femmina” possa partecipare o meno ad azioni di guerra. Le scene dei combattimenti sono realistiche e curate nei minimi dettagli, merito senza dubbio delle settanta comparse utilizzate e soprattutto dell'associazione Gotica Romagna, che ha curato l'allestimento dell'accampamento militare e dei soldati. Trasportata nel suo tempo dalla fine di un gioco o di una fantasia, Chiara viene mostrata per quello che è realmente: una bambina che si sta divertendo con il fratellino. La mamma li sta per accompagnare a scuola e Chiara le racconta dei loro giochi di quando era una ladra e lui le correva dietro, della nuotata in piscina, del ballo alla festa e di come stavano giocando alla guerra. Resta in sospeso l'enigma irrisolto delle tre cose che sono rimaste nel Paradiso, ma un vecchio venditore di caldarroste le rivelerà che queste sono : le stelle, i fiori e i bambini.
Seguimi è un cortometraggio italiano, che ha ricevuto numerosi premi e ha trovato una distribuzione negli Stati Uniti. Matteo Tondini ha scritto la sceneggiatura del film insieme a Roberto Rondinelli. Nonostante il budget limitato (7000 Euro), la produzione ha coinvolto più di venti giovani talenti e professionisti del territorio faentino, infatti, il cortometraggio è interamente girato a Faenza. La fotografia di Luca Nervegna ha permesso di valorizzare al meglio i luoghi e i numerosi ambienti, dove sono state effettuate le riprese nel corso delle quattro giornate di lavorazione. (WM)

Baghdad Messi
di Sahim Omar Kalifa

Baghdah Messi, il nuovo film rivelazione del curdo-iracheno Sahim Omar Kalifa, belga d’adozione, che ha partecipato all’International Film Festival di Leuven ed al Dubai International Film Festival, nel dicembre 2012. Pluripremiato, il corto ha ricevuto il Grand Prize for Best Short Film all’11° edizione del Brescello International Film Festival, nel Giugno 2013 oltre al Premio della Giuria come 2° migliore film al Festival du Court Métrage Maghribo Asiatique a Tissa, in Marocco, nel maggio 2013. La storia è ambientata in Iraq, nel 2009, e ruota intorno al piccolo Hamoudi, appassionato di calcio nonostante abbia subito un’amputazione alla gamba. La perdita dell’arto, facilmente addebitabile ad una mina o ad una mina giocattolo, come purtroppo spesso accade in queste aree del mondo, non gli impedisce di amare questo sport e di ricoprire il ruolo di portiere entusiasta, in una squadra organizzata con gli amici del polveroso e caldo villaggio. In questi giorni di giochi, che a volte sanno essere pure spensierati, si attende con trepidazione la finale di Champions League fra Barcellona e Manchester United, dove si affronteranno Messi e Ronaldo. Poco prima del giorno tanto atteso della finale, tuttavia, il televisore di Hahmoudi si rompe. Un televisore che, oltre ad essere lo sguardo sul mondo e lo spiraglio d’aria fresca costituito dal calcio, è, allo stesso tempo, uno dei pochi mezzi che il ragazzino ha per farsi accettare dagli amici, che non esitano a mandarlo via dalla squadra, quando, a causa della sua menomazione, perdono una partita. L’unica soluzione è quella di andare a Baghdad a farlo riparare, ma il padre tentenna, la città è ancora troppo pericolosa. Apparecchio in spalla, alla fine padre e figlio si avventurano verso la capitale, a piedi, con affetto e paura il padre si gira a guardare ed ammirare il suo villaggio prima di partire, sa, forse sente, che non tornerà. Con lo sguardo accarezza i tetti, le case, le pietre, le rocce, le caprette, il viso della moglie. L’amore immenso e i sacrifici di un padre sono anche questo. Hahmoudi tornerà solo, indossando la sua maglietta n.10 di Messi, con il suo televisore aggiustato. Dopo il match finale, dove Lionel Messi segnerà, con la leggerezza dei suoi 10 anni improvvisamente divenuti pesanti 50, dovrà recarsi con sua madre a recuperare il corpo di papà, in mezzo ad una guerra che colpisce pesantemente, senza scampo, indistintamente, bambini ed adulti. Film toccante e bellissimo. (SS)

Copyright © by William Molducci and Simonetta Sandri

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