rubrica di cinema
corto
a cura di Simonetta
Sandri e William Molducci
Ammore
di Paolo Sassanelli
Ammore di
Paolo Sassanelli è liberamente ispirato al racconto Non
commettere atti impuri di
Andrej Longo, sceneggiato dallo stesso Sassanelli insieme a Chiara
Balestrazzi. Il film è entrato nella nomination delle opere
candidate al premio David Donatello, nella categoria cortometraggi.
L'azione si svolge
nell'arco di un'unica giornata, quella vissuta da una bambina di
dodici anni, interpretata dalla brava Eleonora Costanzo, che cerca
nella più assoluta segretezza di consumare in solitudine un dramma
segreto e inconfessabile, per una bambina della sua età. Il tutto si
svolge in un mondo dove gli adulti, colpevoli di averle violato
l'infanzia, vengono “mostrati” soltanto come voci e rumori, mai
come volti, ad eccezione della donna che le praticherà l'aborto
clandestino. Rosy è da poco tempo uscita dall'infanzia, ma quando
esce di casa, si veste e si trucca come una donna adulta, per
incontrare le sue amiche che si vestono e si atteggiano anch'esse da
adulte. Senza neppure confidarsi con l'amica del cuore, con la madre
o con il padre (se ne capirà soltanto nel finale il motivo), la
ragazzina si prepara e si allontana quasi scappando da casa, si ferma
in una chiesa per confessarsi e non riuscendovi, a causa di un
ragazzino della sua età, che inopportunamente le fa osservazioni per
il modo in cui è vestita, si reca presso la casa dove chiuderà i
conti definitivamente con la propria infanzia.
Quando tutto è finito
Rosy ritornerà nell'abitazione dei suoi genitori e chiusa nella sua
stanza continuerà a subire le insistenze del padre, che le chiederà
ancora una volta di entrare, approfittando del fatto che la madre è
uscita. Il film si conclude con
questa scena, con un finale aperto e per nulla risolutivo e con la
progressione di un commento sonoro lento, per nulla rassicurante. La
colonna sonora è stata realizzata da Luca Giacomelli,
a cui riserviamo un particolare apprezzamento, per la sensibilità
artistica e musicale dimostrata in questa occasione.
Ammore
è il secondo cortometraggio dell'attore pugliese Paolo Sassanelli,
che in precedenza ha realizzato Uerra
(2009), scritto insieme ad Antonella Gaeta, presentato a Venezia nel
2011 nella sezione “corti, cortissimi”, vincitore di numerosi
premi a livello internazionale. Uerra
è ambientato a Bari nel 1946, in una città che vuole uscire
dall'incubo e dalle rovine della seconda guerra mondiale, raccontando
l’amore tra un padre ed i suoi figli nel contesto di un’Italia
povera e segnata. Una storia tra padri e figli diametralmente opposta
a quella descritta nel suo film successivo. Anche Ammore
è stato interamente girato nel capoluogo pugliese, nei quartieri di
San Paolo, Carrassi e Madonnella. (WM)
Vai
col liscio
di Pier
Paolo Paganelli
Tanti attori per questa produzione definita “a costo zero”, girata nella periferia di Bologna ed in Romagna: da Andrea Mingardi a Valerio Mastandrea fino alla Iena Pif, a Elisabetta Cavallotti, Leo Mantovani, Marco Mezzetti e a Raoul Casadei, il “Maestro”, che appare fugacemente nella sua simpatia. Cortometraggio vincitore del Premio Corto Dorico nel 2012. Da sette giorni due band di liscio suonano ininterrottamente, 24 ore su 24, in una buia balera, per sopravvivere ad una minaccia terrificante, strana ed ignota. Le macchine sono ferme da tempo, le strade sono silenziose e completamente deserte ed abbandonate, il clima è spettrale, un po’ pauroso ed intimidatorio, tanto più che la critica ha parlato di zombie-movie, con virate al grottesco vero e proprio. In effetti, la canzone di Raoul Casadei che viene ripetuta in continuazione, la mazurka di periferia, sembra l’unica arma di cui dispongono i musicisti per fermare l’invasione di zombie che alle prime note si fanno rapire dal ballo ma che sono pronti a sbranare la band se dovesse anche solo provare ad interrompersi. I musicisti sono stanchi, stremati, hanno fame, vanno avanti a ritmo di anfetamine generosamente regalate da un personaggio dal viso, dalle fattezze e dal ghigno felliniano. Essi lottano contro i morti viventi, personaggi marci nell’anima, nel corpo e nel viso, che danzano nelle balere romagnole, insaziabili, pronti a sbranare chi ferma la musica. Non capiamo perché sono costretti a suonare senza interruzione, chi li obbliga, per quanto tempo riusciranno a resistere senza crollare, se riusciranno a scappare o se soccomberanno, distrutti. Le domande restano senza risposte. Capiamo solo che si continua a suonare. Andrea Mingardi, in chiusura, canta, E’ musica, brano che ha portato a Sanremo, rielaborato sotto forma di mazurka. Solo la musica salverà da questa paurosa invasione di zombie dai quali, peraltro, oggi, siamo spesso circondati. (SS)
Seguimi
di Matteo Tondini
Una ragazza corre
disperatamente nei locali di un centro commerciale, inseguita dagli
agenti del servizio di vigilanza. La tenuta è quella di chi vuole
agire e mimetizzarsi nel buio, ma non viene fatta chiarezza se si
tratta di una delinquente oppure di una terrorista o chissà
cos'altro. L'inseguimento prosegue con una corsa a perdifiato, mentre
la ragazza si libera dei vestiti, sino a rimanere in costume da bagno
per poi... tuffarsi in una piscina. La protagonista della storia si
chiama Chiara, non vengono dati precisi riferimenti su chi sia e
quali siano le sue intenzioni, ma uscita dalla vasca della piscina,
si ritrova nel bel mezzo di una festa, insieme ad un ragazzo, mentre
un cameriere le comunica quello che sembra un messaggio cifrato: “tre
cose ci sono rimaste del Paradiso”.
Nel mondo di Chiara in cui nulla sembra essere come appare,
improvvisamente viene recapitato questo messaggio, che forse può
comprendere soltanto chi ha “gli occhi per vedere”.
Nel bel mezzo della
festa, gli echi e i rumori di un combattimento, con tanto di colpi di
cannone, catturano la curiosità della ragazza, che come d'incanto si
ritrova al fronte in prima linea, armata di fucile e in divisa.
L'ambientazione è quella della II Guerra Mondiale, in un susseguirsi
di azione ed interrogativi, un po' “infantili”, da parte del
ragazzo che ballava con lei alla festa. Gli interrogativi riguardano
il fatto che una “femmina” possa partecipare o meno ad azioni di
guerra. Le scene dei combattimenti sono realistiche e curate nei
minimi dettagli, merito senza dubbio delle settanta comparse
utilizzate e soprattutto dell'associazione Gotica Romagna, che ha
curato l'allestimento dell'accampamento militare e dei soldati.
Trasportata nel suo tempo dalla fine di un gioco o di una fantasia,
Chiara viene mostrata per quello che è realmente: una bambina che si
sta divertendo con il fratellino. La mamma li sta per accompagnare a
scuola e Chiara le racconta dei loro giochi di quando era una ladra e
lui le correva dietro, della nuotata in piscina, del ballo alla festa
e di come stavano giocando alla guerra. Resta in sospeso l'enigma
irrisolto delle tre cose che sono rimaste nel Paradiso, ma un vecchio
venditore di caldarroste le rivelerà che queste sono : le stelle, i
fiori e i bambini.
Seguimi
è un cortometraggio italiano, che ha ricevuto numerosi premi e ha
trovato una distribuzione negli Stati Uniti. Matteo Tondini ha
scritto la sceneggiatura del film insieme a Roberto Rondinelli.
Nonostante il budget limitato (7000 Euro), la produzione ha coinvolto
più di venti giovani talenti e professionisti del territorio
faentino, infatti, il cortometraggio è interamente girato a Faenza.
La fotografia di Luca Nervegna ha permesso di valorizzare al meglio i
luoghi e i numerosi ambienti, dove sono state effettuate le riprese
nel corso delle quattro giornate di lavorazione. (WM)
Baghdad Messi
di Sahim Omar Kalifa
Baghdah
Messi,
il nuovo film rivelazione del curdo-iracheno Sahim Omar Kalifa, belga
d’adozione, che ha partecipato all’International
Film Festival di Leuven
ed
al Dubai
International Film Festival,
nel dicembre 2012. Pluripremiato, il corto ha ricevuto il Grand
Prize for Best Short Film all’11°
edizione del Brescello
International Film Festival,
nel Giugno 2013 oltre al Premio della Giuria come 2° migliore film
al Festival
du Court Métrage Maghribo Asiatique
a Tissa, in Marocco, nel maggio 2013.
La
storia è ambientata in Iraq, nel 2009, e ruota intorno al piccolo
Hamoudi, appassionato di calcio nonostante abbia subito
un’amputazione alla gamba. La perdita dell’arto, facilmente
addebitabile ad una mina o ad una mina giocattolo, come purtroppo
spesso accade in queste aree del mondo, non gli impedisce di amare
questo sport e di ricoprire il ruolo di portiere entusiasta, in una
squadra organizzata con gli amici del polveroso e caldo villaggio. In
questi giorni di giochi, che a volte sanno essere pure spensierati,
si attende con trepidazione la finale di Champions League fra
Barcellona e Manchester United, dove si affronteranno Messi e
Ronaldo. Poco prima del giorno tanto atteso della finale, tuttavia,
il televisore di Hahmoudi si rompe. Un televisore che, oltre ad
essere lo sguardo sul mondo e lo spiraglio d’aria fresca costituito
dal calcio, è, allo stesso tempo, uno dei pochi mezzi che il
ragazzino ha per farsi accettare dagli amici, che non esitano a
mandarlo via dalla squadra, quando, a causa della sua menomazione,
perdono una partita. L’unica soluzione è quella di andare a
Baghdad a farlo riparare, ma il padre tentenna, la città è ancora
troppo pericolosa. Apparecchio in spalla, alla fine padre e figlio si
avventurano verso la capitale, a piedi, con affetto e paura il padre
si gira a guardare ed ammirare il suo villaggio prima di partire, sa,
forse sente, che non tornerà. Con lo sguardo accarezza i tetti, le
case, le pietre, le rocce, le caprette, il viso della moglie. L’amore
immenso e i sacrifici di un padre sono anche questo. Hahmoudi tornerà
solo, indossando la sua maglietta n.10 di Messi, con il suo
televisore aggiustato. Dopo il match finale, dove Lionel Messi
segnerà, con la leggerezza dei suoi 10 anni improvvisamente divenuti
pesanti 50, dovrà recarsi con sua madre a recuperare il corpo di
papà, in mezzo ad una guerra che colpisce pesantemente, senza
scampo, indistintamente, bambini ed adulti. Film toccante e
bellissimo. (SS)
Copyright © by William Molducci and Simonetta Sandri
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