martedì 8 ottobre 2013

Il filo rosso n. 2


rubrica di cinema corto
a cura di Simonetta Sandri e William Molducci
Fratelli minori
di Carmen Giardina

L'inizio ricorda i film western di altri tempi, con l'accensione dell'immancabile sigaro, da parte di un personaggio misterioso, che non risparmia uno sguardo intenso rivolto verso il suo avversario, seguito da una frase di sfida. E' compito delle immagini che appaiono nei titoli di testa riportare alla memoria i volti e gli avvenimenti degli anni settanta in Italia e più precisamente al tempo del terrorismo. In occasione del rapimento del presidente della Democrazia Cristiana Aldo Moro, all'esercito italiano fu affidato il compito del controllo del territorio, coinvolgendo anche i militari di leva. In questo contesto il film è ambientato al giorno 9 maggio 1978, in una località anonima della campagna romana, in prossimità dell'aeroporto.
I protagonisti sono tre giovani militari di leva: Enzo, siciliano, che spesso parla di Peppino Impastato e della sua lotta contro la mafia, Vittorio, un tipo un po' sbruffone e Antonio, superficiale come molti alla sua età, intento a chiedere gettoni telefonici a Enzo, per telefonare alle sue amiche. Questa circostanza o se vogliamo questa citazione non è casuale, infatti, nelle tasche del vestito dell'Onorevole Moro, furono ritrovati stranamente dei gettoni, che le BR erano solite fornire ai rapiti in procinto di “essere liberati”.
I tre soldati sono isolati in quanto la radio in dotazione non funziona, restando in questo modo tagliati fuori dal centro di comando, preda dell'ozio e di quanto viene loro in mente per fare passare il tempo.
La tensione del racconto non viene mai meno, neppure in assenza di azione. La prima parte del film consente allo spettatore di apprendere o ricordare le ansie di quel periodo e di conoscere i caratteri dei tre protagonisti.
Il ritmo del racconto cambia radicalmente, nel momento in cui entrano in scena nuovi personaggi, due poco rassicuranti "servitori dello stato" in borghese, che informano la pattuglia dei soldati della morte, avvenuta quello stesso giorno, del Presidente della Democrazia Cristiana e di Peppino Impastato, giornalista e attivista di sinistra, noto per le sue denunce contro le attività mafiose. Quest'ultima notizia sconvolge Enzo, il quale si rivolge in modo ostile ai due poliziotti, chiedendogli i documenti per procedere alla loro identificazione. I due ignorano la richiesta e il finale celebrerà in modo drammatico una situazione ricca di tensione e di presunte verità nascoste.
Il merito del film è quello di affrontare in soli 19 minuti due difficili temi come quelli degli anni di piombo e della morte di Peppino Impastato. Il tutto visto attraverso gli occhi di tre ragazzi di leva, impegnati nei posti di blocco per il rapimento di Aldo Moro e di creare un parallelismo narrativo tra questi due drammi, avvenuti lo stesso giorno: il 9 maggio 1978.
Tutti gli attori sono all'altezza della situazione, in particolare Paolo Sassanelli (in concorso a Sedicicorto anche come regista di Ammore) e Alessio Vassallo (Enzo). (WM)

Genesi
di Donatella Altieri

Vincitore del Premio Michelangelo Antonioni al Bif&st di Bari 2013, Genesi è magistralmente interpretato dal noto Roberto Herlitzka, vincitore, nel 2004, del David di Donatello come miglior attore non protagonista per l’interpretazione di Aldo Moro nel film di Bellocchio Buongiorno, notte, e dal giovanissimo, spigliato e sorprendente Claudio Salvato. Ambientato nella generosa Puglia, a Gravina, ne cogliamo immediatamente i tratti distintivi, nei colori della terra e dei suoi ulivi, nel calore della sua gente. Da un’intervista alla regista apprendiamo che l’idea del corto nasce da una fiaba della tradizione orale, Regina Lenticchia, che racconta il dolore immenso di una madre per la perdita di una figlia. Un dolore disperato e sfrenato che non è vissuto nel silenzio ma che viene urlato, straziato, graffiato. La natura intera partecipa a questa tragedia, i 18 minuti della pellicola ci proiettano nell’affanno di un padre, Giovanni, ormai perso da tempo, soprannominato in paese il fantasma, non solo perché sempre vestito di bianco, ma forse anche perché come tale vaga alla ricerca di una risposta e nel ricordo della figlioletta che il destino gli ha sottratto. Un bambino, il nipote del suo amico d’infanzia, lo accompagna in questo ricordo, le parole scorrono a fiumi sullo sfondo del racconto di come Dio dipingeva nei sette giorni della creazione del mondo. Annetta e la Genesi. Annetta e la bellezza del mondo, della Natura, dei suoi colori. Giovanni ed il suo tentativo di far morire la morte. Nei flashback dell’infanzia, Giovanni rivede gli alberi, simbolo di forza ma anche di esorcismo della morte, quegli alberi di una tradizione contadina dove, secondo l’antropologo Arnold van Gennep, “...si avvertiva il lauro del giardino della morte del suo padrone, sussurrandogli l’annuncio e scuotendolo leggermente per impedirgli di seccare dal dolore. Tutto ruota intorno a questi alberi che vengono scossi, ad una natura viva, tenera, complice, amica, ad un abbraccio necessario uomo-natura, oggi perso. E qui ricordiamo gli insegnamenti del Don Juan del peruviano Carlos Castaneda, per il quale abbracciare un albero e raccontargli i nostri problemi - sempre ad alta voce - ci può fare scoprire un vero amico, che ci capisce e ci risponde, oltre a metterci in uno stato di pace. (SS)

La boda (il matrimonio)
di Marina Seresesky

La boda è il secondo cortometraggio di Marina Seresesky, che si caratterizza per la simpatia e la solidarietà dei suoi protagonisti, tutti intenti ad aiutare Mirta, una donna immigrata di origine cubana, che vive a Madrid, dove lavora come donna delle pulizia nelle case e negli uffici.
Mirta è convinta di stare vivendo uno dei giorni più felici della sua vita, infatti, alle sei del pomeriggio si sposerà sua figlia ed è disposta a tutto pur di non perdersi la cerimonia.
Ma quella che doveva essere una giornata di felicità sembra trasformarsi sempre di più in un incubo. Il suo datore di lavoro non le concede il permesso per assentarsi, nonostante fosse già d'accordo e la donna è quindi costretta a licenziarsi, pur sapendo di non avere più i mezzi di sostentamento e neppure i soldi per pagarsi il vestito da indossare al matrimonio.
Le verranno in aiuto le sue amiche, in quella che può considerarsi come una gara di solidarietà femminile. Il vestito di Chanel procuratole da Yolanda, che lavora come donna di servizio, l'acconciatura gratuita da parte della parrucchiera, rappresentano il punto focale del film, che ci mostra una parte della Spagna di oggi, in cui la gente in difficoltà e senza protezione sociale, a causa della crisi economica, se la cava anche grazie all'aiuto degli amici. Il finale ricorda un po' i film di Almodóvar, con un sapore decisamente agrodolce ed ironico. La cerimonia alla quale Mirta tiene tanto e per la quale tutte le sue amiche si sono impegnate a farla partecipare in realtà consiste in una telefonata alla figlia, che vive a Cuba. La telefonata verrà effettuata con lo stesso entusiasmo della partecipazione alla festa e in questo Mirta sarà anche esigente e pretenderà di effettuarla nella cabina n. 4, quella con l'acustica migliore. Le amiche fotograferanno il momento, proprio come se si trovassero nel bel mezzo della cerimonia nuziale.
La boda è dedicato a tutte le donne che sono madri a distanza, compresa quella della regista del film.
Marina Seresesky, di nazionalità argentina, è attrice e regista cinematografica e teatrale. Il suo cortometraggio El Cortejo (2010), è stato selezionato in oltre duecento festival e ha ottenuto più di cinquanta premi.
Attualmente, oltre alle performance al Teatro Meridional e al Teatro National Español di Madrid, sta scrivendo la sceneggiatura del suo primo lungometraggio.
Anche La boda ha avuto numerosi premi e riconoscimenti, tra i tanti segnaliamo quello ottenuto all'11 edizione del Salento Finibus Terrae (migliore film Reelove), Premio del pubblico al Festival del Cinema di Formentera 2013 e Premio come migliore attrice al Festival di Alicante 2013. (WM)

This Road Is Beautiful
di Ali Nazari

La strada è vita, avrebbe detto Kerouac in alcune pagine del suo Sulla Strada. Vero, la strada è imprevedibile e vitale. La strada è bella. Sicuramente è fonte di sorprese e felicità inaspettate. Da qui vogliamo partire per presentarvi l’intenso e bellissimo This Road is Beautiful dell’iraniano Ali Nazari, corto che ha già partecipato nel luglio scorso all’International Film Festival One Country One di Apchat, in Francia. Eccoci allora sulla strada, seduti accanto ad una bella, curata (basta osservarne trucco ed unghie) ed elegante ragazza velata che si sta recando fuori città, alla guida della sua macchina bianca. Dall’automobile un po’ ammaccata, così come lo sono tutte le macchine che si vedono sulle strade nordafricane, la protagonista telefona all’amica che deve raggiungere, per chiedere la direzione. Si è persa, sfilando fra alberi verdi che costeggiano la via lungo la quale si dirige. La strada è bella, tuttavia, dice al telefono all’amica. A noi ricorda i viali alberati della periferia di Algeri o di Tripoli, dove il colore verde oliva si mescola prepotentemente al giallo acceso della sabbia. Cala la sera, l’auto ha un problema, la ragazza si ritrova per strada, da sola. Condividiamo attimi di panico e paura nel buio pesto di una notte di periferia, con un telefono cellulare fuori uso. Non siamo, tuttavia, invasi dal pessimismo, in fondo sarebbe scontato aspettarsi un’aggressione, un cliché banale indegno delle belle sensazioni che finora ci hanno attraversato lo spirito. Si avvicina un fuoristrada, ne scende un uomo dal corpo massicciamente minaccioso. La ragazza indica di attendere soccorsi, l’uomo non le crede, silenzioso apre il cofano, ripara la vettura e se ne va. Anche qui ogni pregiudizio è sfatato. Continuando nel suo viaggio, la nostra protagonista incrocia una donna incinta di otto mesi che lavora, in un chiosco di frutta, verdura e bevande, perché il marito è sceso in città a cercare il danaro per il parto cesareo. Commossa la protagonista chiede un tè, ma prima di sorseggiarlo se ne va, lasciando il danaro necessario alla puerpera che telefona al marito, esortandolo a tornare indietro. Flash sul viso dell’uomo, è colui che ha soccorso la bella salvatrice. Il salvatore che ha salvato la salvatrice. Perché la strada è piena di sorprese, perché la strada è bella. Incredibilmente bella. (SS)

Copyright © by William Molducci and Simonetta Sandri

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