rubrica di cinema
corto
a cura di Simonetta
Sandri e William Molducci
Fratelli
minori
di
Carmen Giardina
L'inizio
ricorda i film western di altri tempi, con l'accensione
dell'immancabile sigaro, da parte di un personaggio misterioso, che
non risparmia uno sguardo intenso rivolto verso il suo avversario,
seguito da una frase di sfida. E'
compito delle immagini che appaiono nei titoli di testa riportare
alla memoria i volti e gli avvenimenti degli anni settanta in Italia
e più precisamente al tempo del terrorismo. In
occasione del rapimento del presidente della Democrazia Cristiana
Aldo Moro, all'esercito italiano fu affidato il compito del controllo
del territorio, coinvolgendo anche i militari di leva. In questo
contesto il film è ambientato al giorno 9 maggio 1978, in una
località anonima della campagna romana, in prossimità
dell'aeroporto.
I
protagonisti sono tre giovani militari di leva: Enzo, siciliano, che
spesso parla di Peppino Impastato e della sua lotta contro la mafia,
Vittorio, un tipo un po' sbruffone e Antonio, superficiale come molti
alla sua età, intento a chiedere gettoni telefonici a Enzo, per
telefonare alle sue amiche. Questa circostanza o se vogliamo questa
citazione non è casuale, infatti, nelle tasche del vestito
dell'Onorevole Moro, furono ritrovati stranamente dei gettoni, che le
BR erano solite fornire ai rapiti in procinto di “essere liberati”.
I
tre soldati sono isolati in quanto la radio in dotazione non
funziona, restando in questo modo tagliati fuori dal centro di
comando, preda dell'ozio e di quanto viene loro in mente per fare
passare il tempo.
La
tensione del racconto non viene mai meno, neppure in assenza di
azione. La prima parte del film consente allo spettatore di
apprendere o ricordare le ansie di quel periodo e di conoscere i
caratteri dei tre protagonisti.
Il
ritmo del racconto cambia radicalmente, nel momento in cui entrano in
scena nuovi personaggi, due poco rassicuranti "servitori dello
stato" in borghese, che informano la pattuglia dei soldati della
morte, avvenuta quello stesso giorno, del Presidente della Democrazia
Cristiana e di Peppino Impastato, giornalista e attivista di
sinistra, noto per le sue denunce contro
le attività mafiose. Quest'ultima notizia sconvolge Enzo, il quale
si rivolge in modo ostile ai due poliziotti, chiedendogli i documenti
per procedere alla loro identificazione. I due ignorano la richiesta
e il finale celebrerà in modo drammatico una situazione ricca di
tensione e di presunte verità nascoste.
Il
merito del film è quello di affrontare in soli 19 minuti due
difficili temi come quelli degli anni di piombo e della morte di
Peppino
Impastato. Il tutto visto attraverso gli occhi
di tre ragazzi di leva, impegnati nei posti di blocco per il
rapimento di Aldo Moro e di creare un parallelismo narrativo tra
questi due drammi, avvenuti lo stesso giorno: il 9 maggio 1978.
Tutti
gli attori sono all'altezza della situazione, in particolare Paolo
Sassanelli (in concorso a Sedicicorto anche come regista di Ammore)
e Alessio Vassallo (Enzo). (WM)
Genesi
di Donatella Altieri
Vincitore
del Premio
Michelangelo Antonioni al Bif&st di Bari 2013, Genesi
è magistralmente interpretato dal noto Roberto
Herlitzka, vincitore, nel 2004, del David di Donatello come miglior
attore non protagonista per l’interpretazione di Aldo Moro nel film
di Bellocchio Buongiorno,
notte,
e dal giovanissimo, spigliato e sorprendente Claudio
Salvato. Ambientato nella generosa Puglia, a Gravina, ne cogliamo
immediatamente i tratti distintivi, nei colori della terra e dei suoi
ulivi, nel calore della sua gente. Da un’intervista alla regista
apprendiamo che l’idea del corto nasce da una fiaba della
tradizione orale, Regina Lenticchia, che racconta il dolore immenso
di una madre per la perdita di una figlia. Un dolore disperato e
sfrenato che non è vissuto nel silenzio ma che viene urlato,
straziato, graffiato. La natura intera partecipa a questa tragedia, i
18 minuti della pellicola ci proiettano nell’affanno di un padre,
Giovanni, ormai perso da tempo, soprannominato in paese il fantasma,
non solo perché sempre vestito di bianco, ma forse anche perché
come tale vaga alla ricerca di una risposta e nel ricordo della
figlioletta che il destino gli ha sottratto. Un bambino, il nipote
del suo amico d’infanzia, lo accompagna in questo ricordo, le
parole scorrono a fiumi sullo sfondo del racconto di come Dio
dipingeva nei sette giorni della creazione del mondo. Annetta e la
Genesi. Annetta e la bellezza del mondo, della Natura, dei suoi
colori. Giovanni ed il suo tentativo di far morire la morte. Nei
flashback dell’infanzia, Giovanni rivede gli alberi, simbolo di
forza ma anche di esorcismo della morte, quegli alberi di una
tradizione contadina dove, secondo l’antropologo Arnold van Gennep,
“...si
avvertiva il lauro del giardino della morte del suo padrone,
sussurrandogli l’annuncio e scuotendolo leggermente per impedirgli
di seccare dal dolore”.
Tutto ruota intorno a questi alberi che vengono scossi, ad una natura
viva, tenera, complice, amica, ad un abbraccio necessario
uomo-natura, oggi perso. E qui ricordiamo gli insegnamenti del Don
Juan del peruviano Carlos Castaneda, per il quale abbracciare
un albero e raccontargli i nostri problemi - sempre ad alta voce - ci
può fare scoprire un vero amico, che ci capisce e ci risponde, oltre
a metterci in uno stato di pace.
(SS)
La boda (il
matrimonio)
di Marina Seresesky
La boda è il
secondo cortometraggio di Marina Seresesky, che si caratterizza per
la simpatia e la solidarietà dei suoi protagonisti, tutti intenti ad
aiutare Mirta, una donna immigrata di origine cubana, che vive a
Madrid, dove lavora come donna delle pulizia nelle case e negli
uffici.
Mirta è convinta di
stare vivendo uno dei giorni più felici della sua vita, infatti,
alle sei del pomeriggio si sposerà sua figlia ed è disposta a tutto
pur di non perdersi la cerimonia.
Ma quella che doveva
essere una giornata di felicità sembra trasformarsi sempre di più
in un incubo. Il suo datore di lavoro non le concede il permesso per
assentarsi, nonostante fosse già d'accordo e la donna è quindi
costretta a licenziarsi, pur sapendo di non avere più i mezzi di
sostentamento e neppure i soldi per pagarsi il vestito da indossare
al matrimonio.
Le verranno in aiuto le
sue amiche, in quella che può considerarsi come una gara di
solidarietà femminile. Il vestito di Chanel procuratole da Yolanda,
che lavora come donna di servizio, l'acconciatura gratuita da parte
della parrucchiera, rappresentano il punto focale del film, che ci
mostra una parte della Spagna di oggi, in cui la gente in difficoltà
e senza protezione sociale, a causa della crisi economica, se la cava
anche grazie all'aiuto degli amici. Il finale ricorda un po' i film
di Almodóvar,
con un sapore decisamente agrodolce ed ironico. La cerimonia alla
quale Mirta tiene tanto e per la quale tutte le sue amiche si sono
impegnate a farla partecipare in realtà consiste in una telefonata
alla figlia, che vive a Cuba. La telefonata verrà effettuata con lo
stesso entusiasmo della partecipazione alla festa e in questo Mirta
sarà anche esigente e pretenderà di effettuarla nella cabina n. 4,
quella con l'acustica migliore. Le amiche fotograferanno il momento,
proprio come se si trovassero nel bel mezzo della cerimonia nuziale.
La boda è
dedicato a tutte le donne che sono madri a distanza, compresa quella
della regista del film.
Marina Seresesky, di
nazionalità argentina, è attrice e regista cinematografica e
teatrale. Il suo cortometraggio El Cortejo (2010),
è stato selezionato in oltre duecento festival e ha ottenuto più di
cinquanta premi.
Attualmente, oltre alle
performance al Teatro Meridional e al Teatro National Español
di Madrid, sta scrivendo la sceneggiatura del suo primo
lungometraggio.
Anche
La boda
ha avuto numerosi premi e riconoscimenti, tra i tanti segnaliamo
quello ottenuto all'11 edizione del Salento Finibus Terrae (migliore
film Reelove), Premio del pubblico al Festival del Cinema di
Formentera 2013 e Premio come migliore attrice al Festival di
Alicante 2013. (WM)
This Road Is Beautiful
di Ali Nazari
La
strada è vita, avrebbe
detto Kerouac in
alcune pagine del suo
Sulla Strada. Vero, la
strada è imprevedibile e vitale. La strada è bella. Sicuramente è
fonte di sorprese e felicità inaspettate. Da qui vogliamo partire
per presentarvi l’intenso e bellissimo This
Road is Beautiful
dell’iraniano Ali Nazari, corto che ha già partecipato nel luglio
scorso all’International
Film Festival One Country One di
Apchat, in Francia. Eccoci allora sulla strada, seduti accanto ad una
bella, curata (basta osservarne trucco ed unghie) ed elegante ragazza
velata che si sta recando fuori città, alla guida della sua macchina
bianca. Dall’automobile un po’ ammaccata, così come lo sono
tutte le macchine che si vedono sulle strade nordafricane, la
protagonista telefona all’amica che deve raggiungere, per chiedere
la direzione. Si è persa, sfilando fra alberi verdi che costeggiano
la via lungo la quale si dirige. La strada è bella, tuttavia, dice
al telefono all’amica. A noi ricorda i viali alberati della
periferia di Algeri o di Tripoli, dove il colore verde oliva si
mescola prepotentemente al giallo acceso della sabbia. Cala la sera,
l’auto ha un problema, la ragazza si ritrova per strada, da sola.
Condividiamo attimi di panico e paura nel buio pesto di una notte di
periferia, con un telefono cellulare fuori uso. Non siamo, tuttavia,
invasi dal pessimismo, in fondo sarebbe scontato aspettarsi
un’aggressione, un cliché banale indegno delle belle sensazioni
che finora ci hanno attraversato lo spirito. Si avvicina un
fuoristrada, ne scende un uomo dal corpo massicciamente minaccioso.
La ragazza indica di attendere soccorsi, l’uomo non le crede,
silenzioso apre il cofano, ripara la vettura e se ne va. Anche qui
ogni pregiudizio è sfatato. Continuando nel suo viaggio, la nostra
protagonista incrocia una donna incinta di otto mesi che lavora, in
un chiosco di frutta, verdura e bevande, perché il marito è sceso
in città a cercare il danaro per il parto cesareo. Commossa la
protagonista chiede un tè, ma prima di sorseggiarlo se ne va,
lasciando il danaro necessario alla puerpera che telefona al marito,
esortandolo a tornare indietro. Flash sul viso dell’uomo, è colui
che ha soccorso la bella salvatrice. Il salvatore che ha salvato la
salvatrice. Perché la strada è piena di sorprese, perché la strada
è bella. Incredibilmente bella. (SS)
Copyright © by William Molducci and Simonetta Sandri
Copyright © by William Molducci and Simonetta Sandri
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