sabato 25 febbraio 2017

Intervista a Mario Pezzolla – Chi erano i Beatles?

di William Molducci

Mario Pezzolla è un autore radio televisivo, conduttore radiofonico e disc jockey italiano, cresciuto culturalmente nella Londra degli anni settanta, lavorando e frequentando locali cult quali il marquee, in piena era rock progressive.
Dagli anni ottanta collabora con Radio Rai, inizialmente con RaiStereoDue, in seguito RaiStereoUno poi denominata StereoRai, delle quali divenne un punto fisso. Storica la sua conduzione, nella fascia pomeridiana della rete stereofonica, con Barbara Condorelli e Riccardo Pandolfi.


Nel decennio successivo ha condotto numerose edizioni della trasmissione radiofonica del Festival di Sanremo, entrando a far parte della commissione selezionatrice di "Sanremo Giovani", diventando membro della Direzione artistica nel 1999.
Gli appassionati di musica lo conoscono per le monografie sui Beatles, di cui è uno dei più importanti esperti in materia. Tra le sue produzioni per Video RAI ricordiamo "I Favolosi Beatles”, realizzato con Marcello Villella, ovvero, I Beatles visti dall’Italia attraverso tutti i filmati prodotti dalla Rai dal 1963 al 1970. 

Mario Pezzolla

 
Nel 1976 hai seguito il tour italiano di Paul McCartney e i Wings a cui sono seguite monografie e videocassette dedicate ai Fab Four...
Con il reportage del concerto di Venezia di Paul McCartney cominciai a fare la radio con Radio Antenna Musica 102. Come tanti al mondo, anch'io sono stato affascinato dai Beatles e dalla loro stella che brilla sempre di più con il passare del tempo. Ecco perché li studio ancora. 

I Beatles a Milano
 

Hai ideato la trasmissione “Vedi chi erano i Beatles”, andata in onda su RAI Tre per celebrare i 50 anni trascorsi dal loro unico tour italiano…
Volevo che si festeggiasse tutti insieme proprio in uno di quei giorni (25 giugno) in cui i Beatles erano in Italia nel 1965, ma anche per la data, in questo caso del '67, in cui per la prima volta tutto il mondo era collegato in diretta televisiva per vederli cantare “All you need is love”. L’evento fu seguito da 400 milioni di telespettatori; quel documento lo abbiamo utilizzato anche in chiusura del programma. La conduzione di Fabrizio Frizzi non è stata casuale in quanto anche lui, nonostante avesse soltanto 7 anni, era presente a uno dei quattro concerti romani. Fra gli ospiti mi piace ricordare Ken Scott, uno dei cinque ingegneri del suono che si sono alternati al banco di quelle mitiche registrazioni. Con Ken, due giorni dopo la diretta televisiva, in un teatro romano, abbiamo approfondito e arricchito quei preziosi racconti. 

 

L’estate scorsa, al Teatro Ariston di Sanremo, hai presentato il “Beatles summer festival”…
Sono stato ospite di una delle innumerevoli iniziative dei Beatlesiani d'Italia Associati, il fan club più prolifico in quanto ad eventi legati ai Beatles. In questo caso si trattava di celebrare i 50 anni di “Revolver”, uno degli album più importanti dei 4 di Liverpool e della storia della musica. Alla manifestazione hanno partecipato tanti gruppi musicali di valore.

I Beatles


Sulle orme dei Beatles fra skyffle e Teddy Boys”, anche qui si parla di Beatles…
Certo, è il sottotitolo di "Dalle cantine di Liverpool" ed è un lavoro al quale mi sto dedicando già da un po'di tempo. È un incontro teatrale con Dougie Meaking che prima di essere un autore e musicista da 50 anni in Italia (strumentista e voce in tanti nostri dischi di successo) è nato e cresciuto nella Liverpool dei Beatles e ne ha visto fiorire il fenomeno. Anche in questo caso si tratta di racconti di prima mano e di volta in volta ne vengono fuori di nuovi. Contiamo di tornare in scena quanto prima.

Per anni hai lavorato per Radio Rai, un punto fermo della tua carriera professionale…
Un momento che dura da più di 35 anni, fra alti e bassi come in tutte le carriere. Tutto cominciò con le scalette per la filodiffusione per poi passare alla conduzione dei programmi. L’avventura che ha caratterizzato quegli anni è sicuramente quella legata alle reti stereo della Rai. StereoDue e StereoUno, successivamente denominate StereoRai, ci hanno dato la possibilità di spaziare e sperimentare in assoluta libertà in quanto le attenzioni dei massimi dirigenti erano concentrate sulle reti tradizionali. Quell’avventura finì nel '94 con la chiusura delle reti in FM, cosa fatta (secondo molti) un po' avventatamente vista la perdita di una bella fetta di pubblico. 

 

Negli anni ’90 hai condotto numerose edizioni della trasmissione radiofonica del Festival di Sanremo, poi sei entrato a far parte della commissione selezionatrice di "Sanremo Giovani" e sei diventato membro della Direzione artistica del Festival….
Era stato sempre un mio pallino quello di portare i microfoni della radio dietro le quinte del festival, per seguirne i retroscena e sentire lo stato d'animo degli artisti subito dopo l'esibizione. A quanto pare si è trattato di un’intuizione indovinata, visto che continua ancora adesso. Grazie anche a questa esperienza sono stato chiamato a selezionare le canzoni. La denominazione Direzione artistica è legata ad un momento in cui i presentatori non si occupavano direttamente della scelta dei brani e quindi l'organizzazione del festival ci battezzò in modo più altisonante, ma pur sempre di commissione selezionatrice si trattava. Per quanto mi riguarda ho cominciato, come dici tu, con l'edizione autunnale di Sanremo Giovani (1993) dove pescammo bene da subito scegliendo Andrea Bocelli, Giorgia e Irene Grandi, per citare i nomi più eclatanti di quell'esordio. L'esperienza delle selezioni, fra giovani e big, si è poi ripetuta fino al 2003, non proprio per tutte le edizioni, diciamo che ne ho collezionate una decina.

Gianni Morandi (ph. Ketty Antonacci)


Ci siamo conosciuti al tempo di “Andavo a 100 all’ora”, la tua trasmissione per Radio Margherita dedicata a Gianni Morandi. Durante le varie puntate hai fatto ascoltare 400 canzoni di Morandi e intervistato i protagonisti della sua fortunata carriera. Quali sono le tue impressioni sul mondo Morandi?
Gianni Morandi è un esempio unico, almeno in Italia, di artista molto popolare che prova a vivere come una persona normale. È la sua forza. Con lui il programma è scivolato via con grande piacere e, a proposito dei tanti che sono intervenuti, non c'è stato nessuno che abbia esitato un attimo a lasciare la propria testimonianza, a partire dagli storici autori Franco Migliacci e Bruno Zambrini che hanno raccontato nei minimi particolari come sono nate quelle canzoni da milioni di copie: “In ginocchio da te”, “Non sono degno di te”, “La fisarmonica”…

the marquee (ph. by kiwi)


Hai lavorato al marquee, uno dei templi della musica, insieme a tanti artisti emergenti del rock progressiva. Pensando a quel locale non si può fare a meno di ricordare George Michael e gli Wham!….
Quando lavoravo al marquee (rigorosamente tutto minuscolo) gli Wham! erano ragazzini. Anni dopo però ci avrebbero ambientato un video, quando ancora, come all'epoca mia, il locale era al 90 di Wardour Street. Il primo che ho visto suonare in quel locale, prima ancora di lavorarci, è stato Eric Clapton che cantava “After Midnight”, “Bad Boy”, “Blues Power”, con Derek and the Dominos. Mi ricordo anche dei Fat Mattress, gruppo di Noel Redding, già bassista di Jimi Hendrix. E poi in seguito tutti quelli della scena progressive.

The Beatles - We Can Work it Out 

 

 Copyright by William Molducci

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