Franco Fasano "fff Fortissimissimo"
di William Molducci
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Franco Fasano è un cantante e
autore di indubbio talento, conosciuto per le numerose canzoni di successo
interpretate da lui stesso e da artisti del calibro di Mina, Emma, Anna Oxa, Andrea
Bocelli, Fausto Leali, Drupi, Massimo Ranieri, Raffaella Carrà, Peppino Di
Capri, Fiordaliso, I Camaleonti, Flavia Fortunato... Tra le canzoni da lui
scritte e interpretate citiamo: "Vieni a stare qui", "E quel
giorno non mi perderai più", "Da fratello a fratello". Tra quelle
scritte per altri non possiamo non segnalare successi quali "Ti
lascerò" (cantata da Anna Oxa e Fausto Leali, che vinse il Festival di
Sanremo 1989), "Regalami un sorriso" (portata al successo da Drupi),
"L'ultimo gesto di un clown", "Non si può morire in eterno",
“Certe cose si fanno” e "Matrioska" del 2011 (Mina), "E mo' e mo’"
(Peppino di Capri), "Io amo", "Mi manchi" e “Una piccola
parte di te” del 2009 (Fausto Leali), "Ieri con la testa di oggi"
(Franco Califano), "Colpevole", portata a Sanremo da Nicola Arigliano
nel 2004 e tante altre che sarebbe lungo elencare.
Nel 1981 Franco esordii al
festival di Sanremo con il brano "Un'isola alle Hawaii",
successivamente partecipò alla kermesse sanremese nel 1989 con "E quel
giorno non mi perderai più" e "Vieni a stare qui" (1990), che si
aggiudicò il secondo premio, alle spalle di Marco Masini (sezione giovani
proposte). L’ultima sua apparizione nel festival della riviera ligure è del
1992, in coppia con Flavia Fortunato, con il brano "Per niente al
mondo".
Successivamente
Fasano ha proseguito con successo la carriera autoriale e si è avvicinato al
mondo dello Zecchino d'Oro, grazie all'incontro con Mariele Ventre. Tra le
numerose canzoni scritte per i piccoli partecipanti citiamo "Il singhiozzo"
(canzone vincitrice dello Zecchino d'oro e d'argento 2001), "E' meglio
Mario" (primo posto nel 1996), "Un bambino terribile" e "Il
catalikammello" (primo e secondo posto nel 1997), "Il dialetto",
"Il rock della K", "Batti cinque!”, "Goccia dopo goccia"
e "Mitico angioletto" (secondo posto nell'edizione 1999), “Wolfango
Amedeo” (2006), (2007), “La doccia col cappotto” (2009), “La paella” (2011) e
“Tarantella della mozzarella” (2012). Da quest’anno è il direttore artistico del
prossimo disco de lo Zecchino d’Oro.
Da
segnalare, inoltre, la lunga collaborazione con Cristina D'avena, che ha inciso
numerose sigle televisive di cartoni animati e telefilm, da lui realizzate.
Nel 2012 Franco festeggia i
suoi 50, realizzando un doppio CD intitolato "fff - Fortissimissimo",
alla cui realizzazione hanno partecipato oltre 300 persone, tra musicisti,
cantanti, ingegneri del suono e grafici. L'album contiene 26 canzoni, tra cui i
maggiori successi eseguiti in prima persona e i brani interpretati da altri
artisti, oltre ad alcuni inediti.
Abbiamo intervistato Franco, ponendogli domande sul
suo ritorno discografico e sulle numerose collaborazioni, che hanno
caratterizzato il suo percorso artistico.
50 anni sono una tappa significativa
nella vita di una persona, tu li hai voluti celebrare realizzando un progetto
importante, quale può considerarsi “fff Fortissimissimo”, che esce 12 anni dopo
il tuo precedente CD (“Scherzando, scherzando”), vuoi parlarci di questo doppio
album, che tu definisci “un vero e proprio documento del mio pensiero
musicale”?
E’ nato tutto dalla
voglia di festeggiare musicalmente i miei cinquant’anni di cui oltre trenta di
attività (la mia prima pubblicazione risale al 1978, un 45 giri: “Splash” e
“Candid love”). All’interno del doppio cd ho scritto:
“Ho raccontato questo
mio desiderio a buona parte dei musicisti con cui ho collaborato in questi anni
fin dagli esordi. Così, spontaneamente e senza nessuna strategia discografica,
è nata l’idea di questo doppio album dove ogni arrangiatore ha scelto
liberamente tra i miei brani con un solo vincolo: non ri-arrangiare se stessi”.
Ad esempio Pinuccio Pirazzoli, che ha arrangiato i miei primi successi sanremesi
da “Un isola alle Hawaii” a “Io Amo”, qui ha realizzato “Ti lascerò” che nel
‘89 aveva realizzato Fio Zanotti che in “Fortissimissimo” ha prodotto “Regalami
un sorriso” e “Una piccola parte di te”. Unica eccezione Mario Zannini Quirini
che ho conosciuto grazie a Iva Zanicchi con il brano “Ti voglio senza amore”.
Non essendo entrata nella fase finale di quel festival esisteva un versione per
voce e orchestra da brividi mai presentata a Sanremo. Ora c’è ed è una di
quelle che ogni volta che la interpreto suscita meraviglia e sorpresa. Da
sottolineare anche gli altri due arrangiamenti di Zannini: “Io amo” e “L’ultimo
gesto di un clown”, la prima canzone che mi ha inciso Mina contenuta in Ridi
pagliaccio”.
In “fff Fortissimissimo”
sono state coinvolte circa 300 persone tra autori,
arrangiatori, musicisti, cantanti, ingegneri del suono e assistenti. Si tratta
senza dubbio di un’impresa notevole, soprattutto se si considera che si tratta
di un auto-produzione. Quanto hai creduto in questo progetto e quanto è
stato complicato realizzarlo?
E’ stato importante non
avere fretta. Nessuno me lo aveva richiesto se non, da anni, i miei fan più
incalliti soprattutto ogni fine concerto: “Ma perché non te le canti tu le tue
canzoni?”- continuavano a dirmi. Le mie risposte erano sempre “live” ma non
avevo mai avuto il coraggio di buttarmi in un impresa così colossale. Se è
riuscita così bene è grazie all’energia, la passione e la stima nei miei
confronti di tutti coloro che hanno partecipato.
Nel nuovo album ci sono
brani tratti dal tuo repertorio, canzoni scritte per altri interpreti e brani
inediti. Le canzoni sono state arrangiate da diversi direttori d’orchestra e/
musicisti (tra questi: Pinuccio Pirazzoli, Marco Falagiani, Pippo Caruso, Mario Natale, Fio
Zanotti, Stefano Barzan, Salvatore Mufale e Mario Zannini Quirini), ogni brano è stato quindi ri-adattato secondo il loro gusto musicale?
Assolutamente sì. Ognuno
si è espresso liberamente secondo le proprie caratteristiche. La cosa che mi è
piaciuta molto è che ad un certo punto tra alcuni di loro è nata anche una
collaborazione: Massimo Varini che in “fff” ha rivisitato “E quel giorno non mi
perderai più” e ha poi suonato le chitarre in più brani. Zannini si è messo a
disposizione per suonare l’organo Hammond in alcuni brani (“Noi del ‘61” e “Un
‘isola alle Hawaii”), Marco Guarnerio si è ritrovato dopo anni a ri-collaborare
con Luca Orioli e Mario Natale etc…etc…Il rischio secondo alcuni era che il
disco non avesse un’uniformità nell’ascolto e si avesse il sentore di un puzzle
tipo compilation. Credo che il risultato all’ascolto smentisca questa ipotesi
perché tutti hanno lavorato sulla mie caratteristiche vocali. Il fatto poi che
i brani fossero tutti scritti da me ha dato un ulteriore uniformità nella
sostanza melodica; canzoni come “Piccoli problemi di cuore” (cartone animato
cantato da Cristina D’Avena) e “Goccia dopo goccia” (brano dello Zecchino
d’Oro”) qui trovano il loro posto grazie al piano elettrico e non di Sergio
Conforti, e gli arrangiamenti di Marco Guarnerio e Stefano Barzan, quest’ultimo
uno dei primi a farmi tornare il ghiribizzo di pubblicare ancora qualche
inedito.
Tra le tante che hai
scritto a quali canzoni ti senti più legato?
Dico sempre che
nonostante le canzoni durino 3, 4 minuti in realtà io continuo a scrivere la
stessa da sempre perché è l’atteggiamento compositivo che mi porta a non
preferirne una rispetto ad un’altra. Naturalmente però dopo
ti danno soddisfazioni diverse.
Diciamo che quando una
canzone resiste nel tempo, al di là del diritto d’autore oggi sempre meno
riconosciuto, incontra generazioni diverse e questo sicuramente mi gratifica
molto.
Tra i brani inediti del
tuo album ci sono anche “L’Amore che mi devi»,
scritta insieme a Bruno Lauzi e “La luna”, scritta per Mia Martini. Come è nata
e si è sviluppata la vostra collaborazione artistica e umana?
Dell’esperienza con
Lauzi potrei scrivere un libro da cui trarre un film. Ti dico solo che per me
Bruno è, ancora oggi un esempio di libertà e spazialità artistica e umana.
Quando un autore scrive nella stessa vita:
“Il poeta”, “La
tartaruga” e “Almeno tu nell’universo” vuol dire che ne ha vissute almeno tre.
Riguardo Mia Martini
posso solo dirti che dal 1982 l’ho incontrata sempre sulla mia strada artistica
fino a quando alla fine del 1994 mi rimproverò per non aver mai scritto per
lei. Scrissi “La luna” per un progetto che aveva in atto e che purtroppo non
riuscì ad incidere. A convincermi ad inserire questa canzone in questo disco è
stata Gianna Bigazzi, sua grande amica. La condizione però è stata quella di
coinvolgere musicisti che con Mimì hanno sempre avuto a che fare, e non poco:
Giovanni Saint-Just, Marco Falagiani, Toto Torquati, Gigi Cappellotto, Andy
Surdi, Massimo Luca e Aida Cooper.
Le tue canzoni sono
state interpretate dai maggiori interpreti della musica leggera italiana (Mina,
Fausto Leali, Anna Oxa, Emma, Peppino di Capri, Franco Califano, Fiordaliso,
Drupi, I Camaleonti, Andrea Bocelli, Nicola Arigliano, Iva Zanicchi, ecc…). La
tua carriera di autore si affianca a quella di interprete, quali delle due prediligi
e come si legano l’una con l’altra?
Tranne che per Cristina
D’Avena e Lo Zecchino d’Oro, non ho mai scritto su commissione per nessuno
degli artisti citati. Certo quando loro hanno scelto le mie canzoni, o io
gliele proponevo, evidentemente c’erano dei punti cdi contatto artistici tra la
mia ispirazione e la loro sensibilità artistica. “Fortissimissimo” è la prova
che ciò che dico corrisponde al vero. Alcuni brani come “Mi manchi”, “Ti
lascerò (le ultime tre cose)”, “Regalami un sorriso” qui si possono ascoltare
complete e cioè con le stesure integrali che all’epoca furono adattate agli
artisti che le avevano scelte.
Hai duettato con artisti
quali Fausto Leali, Anna Oxa, Flavia Fortunato e recentemente con Gatto Panceri
proprio in” fff Fortissimissimo” (nello splendido brano intitolato “Il giorno
che la musica finì”). Ci puoi raccontare come sono nate queste collaborazioni e
cosa te ne continui a portare dentro?
Il trio Oxa-Leali-Fasano
fu un’invenzione di Nando Sepe allora manager di tutti e tre. L’abbiamo incisa
a disco (e budjet) chiuso.
Ho sempre avuto
l’impressione che loro lo abbiano fatto più per fare un favore a lui che a me.
In ogni caso sono grato a tutti anche perché grazie a loro entrò
prepotentemente nella programmazione di molte radio allora ancora libere.
L’arrangiamento lo fece Fio Zanotti mentre la versione contenuta qui in
“Fortissimissimo” è di Salvatore Mufale, che con me ha condiviso tre anni di tournée
e questo era uno dei brani che coinvolgeva di più il pubblico.
Il Sanremo con Flavia
Fortunato (allora le f erano 4…), è stato il mio festival
più divertente e l’unico a cui ho partecipato come big. Ricordo che Flavia era
venuta per ascoltare il brano da portare al festival. Fu proprio lei per prima
a propormi il duetto. Io non ero sicuro che fosse una buona idea perché bissare
“Ti lascerò” sarebbe stato difficilissimo. A convincermi fu Mario Volanti
presidente di Radio Italia Solo Musica Italiana e Sergio Conforti che infatti
arrangiò “Per niente al mondo”. Non venne però a dirigere l’orchestra. A farlo
fu Marco Mojana che per “Fortissimissimo” ne ha fatto una versione meravigliosa
per voce e quartetto d’archi impreziosita nel finale da una splendida Paola
Folli allora nei cori a Sanremo.
Il motivo per cui ho
invitato Gatto Panceri a duettare con me è perché volevo chiudere un altro
cerchio rimasto aperto da troppi anni. Intorno alla metà deli anni ’90 ci
vedevamo spesso.
Lui mi invitava a
sentire in anteprima i brani che sceglieva per i suoi dischi. Vidi sulla sua
scrivania questo testo. “Bello” – dissi. “Lascia perdere, ho cercato di mettere
su questa idea natami da un incubo che ho avuto qualche settimana fa, ma poi ho
mollato il colpo”. Dopo due giorni sono andato a fargli sentire come l’avrei
vista io. Se ne innamorò e già all’epoca la finimmo pressappoco così come è
ora. Il provino lo fece già allora Mufale, ma non siamo mai riusciti né a
cantarla noi ne a trovare qualcuno che ce la interpretasse. A distanza di tempo
questo è uno di quegli inediti che avrebbe resistito nel tempo. Essendo
“Fortissimissimo” un disco di un autore che canta le sue canzoni come le ha
sempre pensate, ho pensato che per “Il giorno che la musica finì” non ero
sufficiente. Considero Gatto un grande interprete di se stesso e quindi l’ho
invitato nell’unico duetto vocale del mio disco.
C'è un’indubbia
coerenza autoriale, che lega le fasi della tua musica. Che sviluppa, col tempo,
un'attenzione sempre più capillare alla nudità degli strumenti, unitamente a
testi curati, mai banali e di impatto emotivo. Ritieni che alla lunga,
nell’ambito della musica leggera, sia vincente prediligere la forza delle idee
nelle parole e nel suono?
Per me quello che conta
è essere riuscito con “Fortissimissimo” a documentare il mio pensiero artistico
legato alla forma canzone dove parole, melodia, arrangiamenti e missaggi
diventano un’emozione unica. Col tempo, credo, ho imparato ad accorgermi quando
questi elementi messi insieme funzionano emotivamente, almeno su di me. Il
resto si vedrà ogni qualvolta qualcuno decide di ascoltare ciò che ho messo
insieme. Io sono condizionato dall’averla vissuta. L’ascoltatore è il vero
giudice.
Tra le tue attività
musicali, una parte molto importante riguarda le canzoni scritte per lo
Zecchino d’oro e le sigle di numerosi cartoni animati (nel recente album sono
presenti i brani dedicati al mondo dei più piccoli intitolati “Goccia dopo
goccia”, "La stessa stella" e "Piccoli problemi di cuore”). Qual
è l’approccio che hai verso i bambini, dal punto di vista musicale, rispetto a
quando scrivi canzoni che possono essere cantate da te o da altri interpreti?
Innanzi tutto
considerare i bambini, bambini. Quindi spugne che incamerano molto facilmente
melodie e concetti in maniera molto più istintiva e libera di noi adulti senza
preconcetti o sovrastrutture mentali. E poi rispettarli in quanto esseri
piccoli sì ma non per questo burattini. Questo atteggiamento l’ho maturato
anche alla frequentazione di Emilio Di Stefano con il quale ho scritto le mie
prime canzoni importanti per Lo Zecchino: “Goccia dopo goccia”, “E’ meglio
Mario”, “Un bambino terribile”, “Batti cinque” e “Gira che è un girotondo”.
Una canzone per bambini
ha la responsabilità di entrare nel loro mondo e da quel momento diventa loro e
noi adulti siamo spettatori delle loro reazioni. L’effetto tenerezza,
immediatezza, allegria dovrebbero essere sempre in pole position quando
si scrive per l’infanzia.
Nel
volumetto inserito all’interno del doppio CD, Gino Paoli ha scritto una lunga
presentazione del tuo lavoro, dove evidenzia gli elementi importanti per fare
il vostro mestiere, che sono: fatica, passione e successo. Quanta fatica e
quanta passione hai messo nel tuo mestiere per riuscire ad importi e quanta ne
deve dedicare un giovane alle prime armi?
Fatica? Ne ho messa
tanta ma non mi sono mai stancato, almeno per ora, perché la passione ha sempre
il sopravvento su ogni sacrificio. Ma come tutte le cose della vita il
sacrificio se lo sai vivere aumenta il bagaglio dell’esperienza. Questa è la
differenza tra chi conquista le proprie soddisfazioni percorrendo strade più o
meno sbagliate ma sulla propria pelle e chi invece si ritrova tutto bell’e
pronto.
Internet è uno
straordinario mezzo di comunicazione. Tu sei presente nel Web con il sito
ufficiale e la pagina Facebook. Ritieni importante avere questo “contatto
diretto” con i tuoi fan e quindi avere la possibilità di fare conoscere i tuoi
progetti e la tua musica senza “intermediari”?
Certo essere in mano
alle multinazionali fa presupporre di aver superato molti esami intermedi ed
essere pronti per essere più o meno graditi al grande pubblico. Personalmente
ci sono passato e ho visto che comunque dipende sempre dalle persone con cui
hai a che fare. A volte mi è andata bene, a volte meno.
Con il Web invece penso
ci siano più possibilità per tutti. Si possono raccogliere consensi senza
troppi condizionamenti spesso ingigantiti da chi promuove gli artisti.
Certo dal punto di vista
commerciale oggi la musica sul Web la si può ascoltare e anche scaricare e/o
guardare gratuitamente. In questo senso spero che anche la SIAE possa in
qualche modo trovare un modo per riconoscere a chi ci “clicca” un, se pur
minimo, riconoscimento a chi investe personalmente e produce musica.
Ma, per chiudere, credo
che la musica “live” sia la prova del nove per tutti, di qualsiasi epoca o età.
L’energia e le vibrazioni che si creano quando si ascolta un artista dal vivo
non si possono né riprendere ne trasmettere più di tanto. L’onda emotiva che
avvolge un pubblico presente si somma umanamente e arriva sul palco e la performance
dell’artista senza saperlo resta unica, di quella volta lì. A me succede sempre e a
qualsiasi livello.
E anche se “Fortissimissimo”
è stato realizzato in studio di fatto è un disco dove la musica passa dal cuore
di chi ci ha suonato, cantato, e collaborato. Cosa mi aspetto? Tutto perché è la
sintesi tra ciò che mi è già successo e ciò che mi succederà.
Con
tre “effe”, fortissimissimo, il compositore chiede ai musicisti ancora più
forza. Nella musica scritta si usa per indicare il momento in cui il suono deve
essere più forte possibile e tutti devono dare il massimo. La f (stilizzata),
deriva dalla facciata del Duomo di Cremona dove ci sono due grandi volute
marmoree millenarie, che Antonio Stradivari, riprese su tutti gli strumenti ad
arco, per rendere il suono e l’estetica più affascinanti ed eleganti (N.d.R.).
Pagina Facebook Franco Fasano
Si ringrazia Franco Fasano per la disponibilità del materiale fotografico
Copyright © by William Molducci
Si ringrazia Franco Fasano per la disponibilità del materiale fotografico
Copyright © by William Molducci
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