giovedì 6 aprile 2017

Bologna Street Photography – Piazza Santo Stefano e il segreto del Sepolcro di San Pietro

di Lucia Casadio

Un angolo di paradiso. Così mi piace definire Piazza Santo Stefano, che in realtà una vera piazza non è. È piuttosto uno slargo triangolare, ben distante dalla regolarità di una comune piazza; unicità che lo rende indubbiamente uno degli scorci più caratteristici e suggestivi di Bologna, personalmente il mio preferito.
Per tutti, dicevamo, è semplicemente Piazza Santo Stefano.

 
Sì, perché questa è la piazza di tutti: dei bolognesi, degli studenti, dei turisti. Chiunque è invitato in questo salotto a cielo aperto dall’atmosfera magica e dal fascino unico. Come poltrona i muretti e come schermo la realtà, Piazza Santo Stefano e i suoi portici avvolgono i suoi ospiti in un caldo abbraccio e li fanno sentire a casa. Lontana dall’invadenza e dalla maestosità architettonica di Piazza Maggiore, ti conquista con la sua intima accoglienza.
Piazza Santo Stefano è in continuo fermento e, fra chi l’attraversa, chi ci rimane e chi se ne va, l'unica padrona, qui, sembra essere l'eterogeneità di chi la popola.






Al centro della piazza una gita organizzata ascolta attentamente le parole della guida, che illustra i principali edifici: davanti a loro la basilica di Santo Stefano, i palazzi Isolani alla sinistra, le Case Tacconi e il Palazzo Salina Amorini Bolognini sulla destra. Un ragazzo legge interessato un giornale, sperando forse in un mondo migliore. Un operaio addenta con voracità il panino con la mortadella preparato dalla moglie, è tempo della pausa pranzo prima di tornare al lavoro. Due bambine si tengono per mano, Carnevale è la loro festa preferita e non vedono l’ora di tirarsi coriandoli e soffiare stelle filanti. Una giovane coppia prende il sole, fra progetti futuri e programmi serali.








Una ragazza e un paio di cuffie, la musica sembra farla viaggiare in luoghi sperduti mentre cammina canticchiando una canzone. Un immigrato osserva teneramente una mamma che sistema la copertina alla figlia, magari sogna anche lui di fare lo stesso fra qualche anno. Un anziano affaticato si riposa in compagnia delle sue borse della spesa. Un bambino corre come una trottola impazzita e ride di gusto inseguito da suo papà. Un altro fa lo stesso ma inciampa su un ciottolo, cade rovinosamente a terra e piange disperato. Un cagnolino gironzola con un giornale in bocca catalizzando gli sguardi stupiti di tutti. Una coppia di tedeschi chiede a un passante di scattargli una foto, altri si mettono in proprio e si fanno un selfie, una signora fotografa i portici. Abbaiano e si annusano i cani, nascono nuove amicizie fra i padroni.








Piazza Santo Stefano è una multisala open air, gratis e brulicante 24 ore su 24. Si proiettano migliaia di film al giorno, gli spettatori siamo noi, gli attori inconsapevoli pure. È il posto migliore dove perdere il proprio tempo, che non significa sprecarlo. In una vita piena di appuntamenti e impegni, di corse e affanni, ritagliarsi un po’ di tempo da perdere è impresa difficile ma salutare, se riesce. Sarà tempo perso sì, ma non sprecato. Non resta che sedersi, godersi lo spettacolo e magari scriverci una canzone. Così è nata “Piazza Santo Stefano”. Me lo immagino seduto su un muretto Cesare Cremonini, alza lo sguardo e nota che “su un tetto un gatto lecca la sua coda: è peggio di una donna vanitosa di città poi distratto da una mosca fa una capriola, e se ne va”. Oppure si può guardare la gente che passa, immaginarsi le loro vite, navigare con la mente e scattare qualche foto che immortali piccoli momenti di felicità. Così è nato questo articolo.









Il Sepolcro di San Pietro

Al centro della piazza si trova la Basilica di Santo Stefano, dove in precedenza sorgeva un tempio pagano dedicato alla dea Iside. La Basilica è chiamata “Le Sette Chiese“, perché in origine era costituita da sette edifici collegati tra loro. Questi riproducevano i luoghi santi di Gerusalemme ed erano un importante luogo di culto per i pellegrini che non potevano permettersi di andare in Terra Santa. Delle sette chiese originarie al giorno d'oggi ne rimangono soltanto quattro. Verso la fine del 1300, venne rinvenuta una tomba di epoca romana sepolta sotto il pavimento dell'attuale chiesa dei santi Vitale e Agricola, su cui era inciso "Simone", il nome originario di San Pietro. Il sarcofago venne subito posto sull'altare e la chiesa dedicata al primo vicario di Cristo In breve tempo si diffuse la voce che il sepolcro di San Pietro non si trovava a Roma, ma a Bologna, lasciando sconcerto e incredulità anche in Vaticano. Nel 1400, in occasione dell’Anno Santo, i cardinali notarono che il flusso dei pellegrini era inferiore inferiori al previsto, suscitando le proteste di chi si era preparato ad accoglierli, realizzando notevoli perdite economiche. Il problema derivava dal fatto che i fedeli si fermavano a Bologna. La reazione di Bonifacio VIII fu drastica: la chiesa venne sconsacrata e il vescovo ricevette l’ordine di demolirla e reinterrare il sarcofago in un luogo segreto.




Copyright by Lucia Casadio

Nessun commento:

Posta un commento