di
William Molducci
Le
produzioni di Beppe Giampà si distinguono per le sonorità originali
e la cura con cui vengono realizzate, come nel caso della
trasposizione in canzone di alcune importanti poesie. In “Della
fatal quiete”, il suo ultimo disco, ha musicato le opere di
Foscolo, Campana, Pascoli, Leopardi, Carducci. In precedenza,
nell'album “I mattini passano chiari”, aveva compiuto la stessa
operazione con Cesare Pavese, musicando le metriche poetiche tratte
dalle raccolte “La terra e la morte” (1945) e “Verrà la morte
e avrà i tuoi occhi” (1950).
Recentemente
Beppe Giampà ha pubblicato il singolo “Canzone per Fausto e Iaio”,
scritto con Sergio Gnudi, dedicato a Fausto Tinelli e Lorenzo “Iaio”
Iannucci, scomparsi tragicamente il 18 marzo 1978. Il brano è parte
della colonna sonora del film “Il sogno di Fausto e Iaio” di
Daniele Biacchessi e Giulio Peranzoli, liberamente tratto dal libro
dello stesso Bianchessi. Il film utilizza diverse tecniche narrative:
teatro, cinema, illustrazioni, immagini e suoni di archivio, per
rappresentare le reazioni e l’emozione suscitata da quella morte
prematura.
Intervista a Beppe
Giampà
Da
“I mattini passano chiari” a “Della fatal quiete”, dalle
canzoni tratte delle poesie di Cesare Pavese a quelle dei poeti del
800-‘900, il passo può sembrare breve ma non lo è…
Un
passo impegnativo per entrambi i lavori. “I mattini passano chiari”
è stato un esperimento coraggioso che ha avuto un suo percorso:
quello teatrale che non mi ha particolarmente entusiasmato, a fronte
di una dimensione molto più consona come quella del live acustico
che ha rappresentato la vera essenza del progetto. Partendo da questa
esperienza la volontà di rimettere tutto in discussione con “Della
fatal quiete”. Tutto è diventato molto più impegnativo con la
poesia del '800 e primo 900, e di conseguenza la difficoltà
aumentava con le metriche poetiche di Foscolo, Leopardi e Carducci.
Questi due album sono stati sperimentazioni che hanno richiesto
parecchio impegno ed energia, ma sono stati un’ottima palestra per
i lavori futuri.
Canzone
per Fausto e Iaio, canzone politica o recupero della memoria?
Recupero della memoria. L’Italia è un paese ricco di storie e personaggi spesso erroneamente dimenticati. Il presente che stiamo vivendo è frutto di quello che successo in passato, più di quello che noi crediamo. Se ci poniamo domande sul presente, bisogna sempre ricercarle nel passato. Questo non è sempre facile, perché molte volte i fatti vengono distorti, insabbiati, volutamente accantonati e spesso dimenticati. Non c’è nulla di politico in quello che tratto, pur avendo idee chiare a tal proposito. Quello che voglio far emergere da queste situazioni sono i fatti storici. Non voglio giudicare ma descriverne per quanto possibile la realtà dei fatti.
Dalla
poesia alla resistenza, dai poeti del ‘900 a “Era febbraio”,
qual è la linea rossa che li lega?
E’
una linea che collega la voglia di non dimenticare determinati fatti,
anche se per questioni anagrafiche, mi sono stati semplicemente
raccontati. Lo faccio con la musica perché è il mezzo a me più
consono. La scelta delle argomentazioni è data dal fatto di come e
quanto un determinato argomento mi affascini.
Poesia,
canzone, teatro e video, vari modi per esprimere la propria
creatività, cosa ti piace di più?
La
mia dimensione è sicuramente quella del concerto, acustico in
particolare. Una situazione che mi permette di stare vicino al
pubblico in modo intimista e raccontare storie attraverso le canzoni.
Ho modo in questa dimensione di potermi confrontare con la gente
sulle storie che racconto, prima e dopo il concerto, e imparare tante
cose.
Beppe
Giampà e Sergio Gnudi, un binomio che ci ha regalato “Era
Febbraio”, “Le stagioni in città (Ovvero le avventure di
Marcovaldo)”, com’è nata la vostra intesa artistica?
Ci siamo conosciuti durante una cena in occasione del Festival delle Parole. Ho avuto modo di leggere alcuni suoi testi e poi musicarli. Da allora sono nati questi due reading musico letterari. Quando lavoriamo a qualche progetto il più delle volte siamo d'accordo un po' su tutto, altre no, ma in tal caso ci prendiamo il tempo necessario per riflettere sul da farsi. Sulle idee e sul modo di proporle ci somigliamo molto.
Sei
uno dei pochi artisti che ha la possibilità di portare i suoi
spettacoli all’estero, che differenza trovi con la realtà italiana
dei live?
Ho
avuto modo in questi anni di suonare in Germania, Austria e Belgio.
In questi casi oltre alla curiosità dei progetti, c’era il fascino
della lingua e della poesia italiana raccontata attraverso la musica.
Devo essere sincero, in alcuni casi ho trovato in Italia un po’ di
scetticismo per partito preso, e la cosa mi ha dato parecchio
fastidio. Ma ovviamente non ho la presunzione né l’obbligo di
piacere a tutti.
Dopo
i dischi dedicati alla letteratura, cosa bolle in pentola?
Continuo
a mettere su carta nuove canzoni. Attingo con piacere alla
letteratura e ai personaggi che hanno colorato il nostro bel paese.
In questo momento sono in studio. E’ più forte di me, non riesco a
smettere di sognare.
Beppe
Giampà – Come in una cattedrale:
Beppe Giampà - Canzone per Fausto e Iaio
Beppe
Giampà – Canzone
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by William Molducci
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