Thames & Hudson,
London, 2011, 240 p.
di Simonetta Sandri
Continuando nella nostra
ricerca ed avventura nel mondo accogliente ed avvolgente della street
photography, eccoci ora, immobili e quasi rapiti, davanti a 301
illustrazioni a colori ed in bianco e nero, raccolte in un libro che
presenta gli scatti della vita di ogni giorno di 46 fotografi
contemporanei. Le 240 pagine di cui è composto questo volume
contengono anche immagini di maestri dell’agenzia Magnum come Bruce
Gilden, Martin Parr and Alex Webb, unitamente a quelle di fotografi
internazionali emergenti, le cui biografie illuminano le storie
raccontate in immagini per le strade brulicanti, affollate e colorate
di New York, Tokyo, Delhi, Parigi, Mosca o Dakar.
Siamo di fronte ad una
conversazione globale della strada con la strada, per la strada e
lungo la strada. In queste immagini talvolta mozzafiato, vediamo e
tocchiamo l’essenza dell’uomo, la sua natura, lo spazio aperto,
uno spazio per tutti e di tutti, dove l’apparenza e la comparsa /
scomparsa di ognuno di noi spesso si presentano sulla scena senza
alcun filtro. La strada non guarda, non presta attenzione alcuna,
spesso ignora e ci lascia liberi di camminare. Perché un fotografo
della strada è prima di tutto un camminatore, un vero, costante ed
instancabile walker, che prima osserva ed annusa e solo dopo, magari,
si fa accompagnare dalla macchina fotografica. I gesti, i passi, le
espressioni, i sorrisi, le camminate furtive, i piccioni che
svolazzano, i campanili che svettano, due amanti che si baciano
vengono colti, quasi furtivamente, da un apparecchio che immortalerà
pensieri, parole, gesti e sentimenti. Un apparecchio che quel
fotografo sbarazzino ed incurante ha magari ricevuto in dono, il
giorno del suo compleanno, dal suo affezionato e tenero amore.
Un apparecchio ricco,
quasi magico, per la sua forza formidabile, il suo colore, la sua
energia e l’amore che racchiude e si appresta immancabilmente ad
immortalare.
La copertina del libro di Sophie Howarth e Stephen McLaren |
Nel testo in questione è
molto bella la foto del 2007 dell’inglese Polly Braden, di una
night walk dell’anziana signora di Xiamen, in Cina. Una signora
anziana dolorante, con bastone e sacchetto della spesa, sfila davanti
ad un magazzino poco illuminato che ospita vestiti da sposa ricamati
bianchi e rosa. Siamo di notte, una notte qualsiasi, una notte come
tante altre, la strada è poco illuminata, salvo una fioca luce sulla
vetrina. La signora torna a casa, pensa, forse alla fatica che fa nel
camminare, forse all’adorato marito che aspetta lei ed il suo the
verde nel sacchetto stropicciato appeso al bastone, forse
semplicemente a come evitare la pozzanghera che si profila insidiosa
e minacciosa di fronte a lei. E’ una vita immaginata, una realtà
che non si nasconde, un oceano di pensieri, uno scatto d’amore. Un
altro fotografo inglese, David Gibson, in alcune pagine più avanti,
immortala uno spazzino che si ritrova improvvisamente di fronte, sul
selciato, ad un cartello con scritto why? Una domanda che lo
perseguita, che insegue ognuno di noi. Una strada che in un qualche
modo inatteso, gli comunica empatia, che mostra il suo messaggio e la
sua eleganza nascosta, le sue assurdità occasionali, che permea la
vita di persone ordinarie. Continuiamo ad immaginare, allora, a
vedere la strada come uno splendido fiume in piena.
Un’altra fotografia
scattata a Parigi, nel 2000, da Richard Kalvar, ritrae una coppia
sulle panchine del giardino di Lussemburgo. Kalvar si definisce un
Earthling, ovvero un umano che abita la terra, una persona devota ad
essa. E questa foto ferma i pensieri di una ragazza che parla al
fidanzato, gesticola, lui l’abbraccia e la tiene stretta. Spesso si
vorrebbe essere tenuti cosi stretti. A volte lo si è davvero, a
volte lo si è senza saperlo. Fotografia e realtà sembrano andare
insieme, a braccetto, unite ma, secondo questo fotografo, non è
affatto così, almeno quasi mai. Una fotografia, infatti, è spesso
astratta dalla realtà, immobile, quasi congelata nel tempo, silente
ed ignorante di tutto ciò che è al di fuori del quadro. L’odore è
andato e talora anche il colore. I due innamorati sono lì, in
un’immagine ferma, ignari di ciò che accade intorno a loro,
ragazzini che giocano a palla, amiche di vecchia data che
chiacchierano sulla panchina poco distante, foglie secche a terra che
voleranno via al primo alito di vento.
Street photography now in versione Pop Art |
Seguono poi fotografie,
dello stesso autore, di persone che telefonano, quasi in posa, di
fronte ad un cartellone pubblicitario, di fianco ad un albero per
strada, in una cabina telefonica con accanto motorini rombanti. Mi
piace immaginare a chi telefonano, cosa sussurrano, che appuntamenti
prendono, quali impegni assumono, come pronunciano “ciao mia
adorata”, lungo le romantiche strade parigine. Martin Kollar ferma
poi l’immagine di un ragazzo dal maglione a rombi colorati che,
abbandonata la sua vecchia ma fedele bicicletta sul selciato, infila
la testa in un tombino, in una città sperduta della Romania. Accanto
a sé appoggia delicatamente un libro rosso, un gallo attraversa la
strada, una carrozza trainata da cavalli bianchi in lontananza. Quel
libricino rosso, prezioso, forse contiene appunti, note o poesie,
magari pensieri di una vita di innamorato. Oppure semplicemente vi
sono annotati i conti delle spese di casa e della famiglia numerosa.
Altre pagine poi vanno alla ricerca della luce, luce che trasforma
l’ordinario in magico. Si corre dietro ai cuori, ai colori, al
bianco e nero, alle sfumature di un passo o di un gesto. Le
fotografie contenute in questo volume sono tante, tutte un po’
magiche. Molte immagini sono a volte forse più domande che risposte.
Ma a noi piace anche questo dilemma
Capite ora perché è
affascinante percorrere queste pagine, sfogliare tante immagini
diverse. Perché si vede, si intravvede, si immagina, si sogna, si
condivide, si pensa, si soffre e si gioisce insieme ai personaggi
fermati sulla carta, si cammina con essi.
Spesso si ha la
sensazione di essere davanti a scene di fiction create e modellate
dalla realtà. Si vede e si interpreta la mimica di tanti personaggi
curiosi. Si sente il movimento, il respiro, la vita, il mondo intorno
a noi. Troppe foto da raccontare, troppe vite da disegnare e da
immaginare. Dovete sfogliare voi. Buona visione a tutti, allora.
Sophie Howarth è una
scrittrice ed insegnante, curatrice di programmi alla Tate Modern,
autrice di Singular Images: Essays on Remarkable Photographs. Stephen
McLaren, fotografo, scrittore e curatore di varie pubblicazioni,
tiene anche seminari di street photography. Insieme hanno curato
anche Onto the Streets, una mostra di street photographer londinesi
che girato l’Europa nel 2006 and 2007.
Copyright © by Simonetta Sandri
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