lunedì 4 novembre 2013

Alberto Radius - Banca d'Italia



Pillole di... musica:
Alberto Radius - Banca d'Italia

di William Molducci

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Nove anni dopo Please my guitar (2004), Alberto Radius ritorna in veste di solista con un nuovo album, una raccolta di 15 canzoni scritte e arrangiate da lui, con i testi di due giovani e bravi autori: Andrea Secci e Tullio Pizzorno. Il progetto era iniziato qualche anno fa, ma, si era fermato dopo la scrittura dei primi sei brani a causa della morte prematura di Oscar Avogadro, paroliere storico di Radius e suo grande amico. Grazie all'entusiasmo dei due giovani parolieri, il lavoro è potuto riprendere sino al suo completamento. Per motivi legali i testi scritti da Avogadro sono stati firmati dalla moglie Laura Pertusi.
Il nome di Radius è legato a gruppi storici quali i Quelli (pre-PFM), il Volo e soprattutto la Formula 3 insieme a Tony Cicco e Gabriele Lorenzi, che esordirono nel 1969 con quello stupendo brano che è Questo folle sentimento, scritto da Battisti e Mogol. Alberto Radius è un virtuoso della chitarra, il primo di una serie di chitarristi italiani di gran talento, che hanno accompagnato i grandi della musica italiana e che hanno avuto anche una carriera solista. Per citarne qualcuno basta fare riferimento ai componenti del gruppo "Le custodie cautelari": Maurizio Solieri, Ricky Portera, Mario Schilirò, Cesareo, Giuseppe Scarpato, Luca Colombo, Max Cottafavi, Fabrizio Consoli, Cristiano Maramotti, oltre allo stesso Radius.
Banca d'Italia è registrato su di un unico CD, ma in realtà si tratta di un doppio album con più di un'ora di musica. Il titolo è stato scelto da Red Ronnie, ispirato da una sua fotografia, utilizzata come copertina dell'album e dal brano omonimo.
I brani descrivono con occhio critico la società italiana, come in Talent Show, tempio delle speranze e delle illusioni di migliaia di giovani. Con ironia e con un accompagnamento musicale volutamente sopra le righe e ripetitivo, viene descritta la superficialità che si cela dietro a questi show.
Banca d'Italia è il brano che dà il titolo al disco, il testo è stato scritto 12 anni fa da Oscar Avogadro, che con inusuale lucidità ha descritto quello che sta accadendo oggi in Italia: "... abbiamo fatto il tifo per gli indiani, mentre ladri e ciarlatani diventavano cowboy ...".
Il tango di Dedalo ci riporta ai tempi del brano Leggende, con lo splendido testo di Andrea Secci: "... non andare verso il sole, le tue ali non potranno sopportare, rischi di cadere in mare, ti dovrei vedere annegare, una vita, una fatica, senza te". Ottimo l'accompagnamento del pianoforte, con il ritmo di un tango incalzante, che dialoga con un Radius al meglio della sua espressione vocale.
Countdown si avvale di una batteria virtuale ripetitiva, con interventi massicci di chitarra elettrica, combinati insieme ad archi e violini, in una sorta di rapsodia di antica memoria (La grande casa), vestita con i validi testi di Tullio Pizzorno.
Come suona il tempo ha un sapore un po' nostalgico, la musica di Alberto tradotta nei testi di Avogadro, ci riporta alle loro produzioni più rilassate ed intimiste: "... senti un po', come suona il tempo, senti il ritmo che da a ogni battito di estasi e tormento ... senti un po' come suona il tempo qui, ma non si può non ballarci dentro e non tremare al vento, dei suoi folli aneliti, delle sue vertigini... ogni tanto c'è una stella che sa, dove cadere, c'è un frammento di universo che sta, dentro un bicchiere, puoi brindare con me ai nostri sogni ai nostri guai ...".
Questo album non rappresenta una rivoluzione dal punto di vista musicale/artistico nella storia di Radius e non ha la pretesa di esserlo, ma ci ripropone un autore che da tempo mancava dalle scene in qualità di solista e di cui si sentiva la mancanza. I brani sono stati registrati quasi integralmente dal vivo, suonati e campionati (come nel caso della batteria), soltanto da due persone: Jonni Pozzi e lo stesso Radius. Nell'album vengono proposti quindici generi differenti, uno per ogni canzone, c'è meno "chitarra" del previsto, se confrontato con le produzioni passate, ma l'entusiasmo e la spontaneità sono le stesse di sempre. Rispetto al passato si nota il desiderio di proporre qualcosa di nuovo ed originale, lontano dalle solite cover, oggi imperanti nella discografia italiana.
Da notare che nella versione in vinile sono stati inseriti tre brani in meno e alcuni sono stati sfumati, questo è dovuto al fatto che la capienza di un disco in vinile è tecnicamente inferiore a quella del CD. I brani prodotti per l'album sono stati ben 24, da questi Radius ne ha selezionati 15, quindi teoricamente esiste un nuovo album chiuso nel cassetto.
Banca d'Italia è un disco in parte politico (anche se meno che nel passato), a partire dalla sua copertina, che vede un barbone dormire sotto due labbra rosse disegnate sul muro. Secondo Red Ronnie le labbra sorridono e il barbone dormirà sino a quando non ci accorgeremo che il nostro vero valore è la cultura, per Radius invece le labbra stanno scomparendo e il barbone rappresenta la condizione degli italiani di oggi.

Copyright © William Molducci

4 commenti:

Anonimo ha detto...

Complimenti a Radius e complimenti per la recensione

GneoPompeo ha detto...

ascoltando questo lavoro che sento più degli altri per un particolare strettamente personale legato a Radius, ti vien voglia di riprendere quella antica chitarra ormai appesa al muro da tempo ....

Anonimo ha detto...

Grande Radius, come sempre.

Anonimo ha detto...

aspettavo da anni un nuovo lavoro di Radius, per me è un mito, mi ha fatto innamorare della musica negli anni 70', devo avere assolutamente questo cd.

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