Pillole
di... musica:
Alberto Radius - Banca d'Italia
di William Molducci
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Nove
anni dopo Please my guitar
(2004), Alberto Radius
ritorna in veste di solista con un nuovo album, una raccolta di 15
canzoni scritte e arrangiate da lui, con i testi di
due giovani e
bravi autori: Andrea
Secci e
Tullio Pizzorno. Il progetto
era iniziato qualche anno fa,
ma, si era fermato dopo la scrittura dei primi sei brani
a causa della
morte prematura di Oscar
Avogadro, paroliere storico di Radius e suo grande amico.
Grazie all'entusiasmo dei due giovani parolieri,
il lavoro è
potuto riprendere sino
al suo completamento. Per motivi legali i testi scritti da Avogadro
sono stati firmati dalla moglie Laura Pertusi.
Il
nome di Radius è
legato a gruppi storici quali i Quelli (pre-PFM), il Volo e
soprattutto la Formula 3 insieme a Tony Cicco e Gabriele Lorenzi, che
esordirono nel 1969 con
quello stupendo brano che è Questo
folle sentimento, scritto
da Battisti e Mogol. Alberto
Radius è un virtuoso della
chitarra, il primo di una serie di chitarristi italiani di gran
talento, che hanno accompagnato i grandi della musica italiana e che
hanno avuto anche una carriera solista. Per citarne qualcuno basta
fare riferimento ai componenti
del gruppo "Le
custodie cautelari":
Maurizio Solieri, Ricky Portera, Mario Schilirò, Cesareo, Giuseppe
Scarpato, Luca Colombo, Max Cottafavi, Fabrizio Consoli, Cristiano
Maramotti, oltre allo stesso Radius.
Banca
d'Italia è registrato su di un unico CD, ma in realtà si tratta
di un doppio album con più di un'ora di musica. Il titolo è stato
scelto da Red Ronnie, ispirato da una sua fotografia, utilizzata come
copertina dell'album e dal brano omonimo.
I
brani descrivono con occhio critico la società italiana, come in
Talent Show,
tempio delle speranze
e delle illusioni di migliaia di giovani. Con ironia e con un
accompagnamento musicale volutamente sopra le righe e ripetitivo,
viene descritta la superficialità che si cela
dietro a questi show.
Banca
d'Italia è il brano che dà
il titolo al disco, il testo è stato scritto 12 anni fa da Oscar
Avogadro, che con
inusuale lucidità ha descritto quello che sta accadendo
oggi in Italia: "... abbiamo
fatto il tifo per gli indiani, mentre ladri e ciarlatani diventavano
cowboy ...".
Il
tango di Dedalo ci riporta
ai tempi del brano
Leggende,
con lo splendido testo di Andrea Secci:
"...
non andare verso il
sole, le tue ali non potranno sopportare, rischi di cadere in mare,
ti dovrei vedere annegare, una vita,
una fatica,
senza te".
Ottimo l'accompagnamento del pianoforte, con il ritmo
di un tango incalzante, che
dialoga con un Radius al meglio della sua espressione vocale.
Countdown
si avvale di una batteria virtuale ripetitiva, con interventi
massicci di chitarra elettrica, combinati insieme ad archi e violini,
in una sorta di rapsodia di antica memoria
(La grande casa),
vestita con i validi testi di Tullio Pizzorno.
Come
suona il tempo ha un sapore
un po' nostalgico, la musica di Alberto tradotta nei testi di
Avogadro, ci riporta alle loro produzioni più rilassate ed
intimiste: "... senti
un po',
come suona il tempo, senti
il ritmo che da a
ogni battito di estasi e
tormento ... senti un
po' come suona il tempo qui, ma
non si può non ballarci dentro
e non tremare al vento, dei suoi folli aneliti, delle sue
vertigini... ogni tanto
c'è
una stella che sa, dove
cadere, c'è un
frammento di universo che sta,
dentro un bicchiere, puoi brindare con me ai nostri sogni ai nostri
guai ...".
Questo
album non
rappresenta una rivoluzione dal punto di vista musicale/artistico
nella storia di Radius e non ha
la pretesa di esserlo, ma ci
ripropone un autore che da tempo mancava dalle scene
in qualità di solista e di cui
si sentiva la mancanza. I brani
sono stati registrati quasi integralmente dal vivo, suonati e
campionati (come nel caso della batteria),
soltanto da due persone: Jonni Pozzi e lo stesso Radius. Nell'album
vengono proposti quindici
generi differenti, uno per ogni
canzone, c'è meno "chitarra" del previsto, se confrontato
con le produzioni passate, ma
l'entusiasmo e la spontaneità
sono le
stesse
di sempre. Rispetto
al passato si nota il desiderio di proporre
qualcosa di nuovo ed originale, lontano
dalle solite cover,
oggi imperanti nella discografia italiana.
Da
notare che nella versione in vinile sono stati inseriti tre brani in
meno e alcuni sono stati sfumati, questo è dovuto al fatto che la
capienza di un disco in vinile è tecnicamente inferiore a quella del
CD. I brani prodotti per l'album sono stati ben 24, da questi Radius
ne ha selezionati 15, quindi teoricamente esiste un nuovo album
chiuso nel cassetto.
Banca
d'Italia è un disco in parte politico (anche se meno che nel
passato), a partire dalla sua copertina, che vede un barbone dormire
sotto due labbra rosse disegnate sul muro. Secondo Red Ronnie le
labbra sorridono e il barbone dormirà sino a quando non ci
accorgeremo che il nostro vero valore è la cultura, per Radius
invece le labbra stanno scomparendo e il barbone rappresenta la
condizione degli italiani di oggi.
Copyright © William Molducci
4 commenti:
Complimenti a Radius e complimenti per la recensione
ascoltando questo lavoro che sento più degli altri per un particolare strettamente personale legato a Radius, ti vien voglia di riprendere quella antica chitarra ormai appesa al muro da tempo ....
Grande Radius, come sempre.
aspettavo da anni un nuovo lavoro di Radius, per me è un mito, mi ha fatto innamorare della musica negli anni 70', devo avere assolutamente questo cd.
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