di
William Molducci
Il
16 gennaio 2015, John Strada, nome d’arte di Gianni Govoni, ha
partecipato al “Light of day”, il festival musicale a scopo
benefico che si svolge allo Stone Pony di Asbury Park di New York. La
manifestazione è nota per la presenza di Bruce Springsteen, che è
solito condividere il palco con gli altri partecipanti. Strada,
durante il viaggio negli Stati Uniti, ha suonato anche al Chord di
Brooklin e al The Bitter End in Bleecker Street.
Il
rocker di XII Morelli, frazione del comune di Cento (FE), ha sempre
desiderato esibirsi con il Boss e, durante il festival, il sogno si è
avverato, cantando “Thunder road” insieme con lui durante il gran
finale, per poi incontrarlo nel riservatissimo party post-concerto.
“Il
nuovo album di Strada s’intitola “Meticcio”, azzeccatissimo
titolo per l’incontro tra America ed Emilia, dove “Born to run”
e il sound emiliano si fondono per dare anima alla potente voce del
rocker centese, con l’indistruttibile Fender Telecaster e la magia
del piano Hammond, protagonisti sin dai brani di apertura: “Magico”
e “Chi guiderà”.
John Strada davanti al The Bitter End di New York (Photo by Marco Paltrinieri) |
Quello
di John Strada è un rock ricco di contenuti, che dedica un brano in
dialetto al suo paese, conosciuto anche con il nome di “Tiramòla”,
ispirato a “This land is your land” di Woody Guthrie.
“Sanguepolvere”
ricorda l’urlo dall’inferno, dove scomparve il mondo, durante il
tragico terremoto in Emilia. Un pezzo sanguigno per una notte
dell’orrore dove la vita si ruppe.
In
“E’ Natale in Maghreb”, la Madunina, dall’alto del Duomo di
Milano, guarda Aisha e la sua carrozzina vuota, tra paura e dignità,
mentre porta in grembo il frutto di un amore tenuto ancora segreto
dal velo.
“Torno
a casa”, traccia il bilancio di una vita passata a rubare ai poveri
e a vendere inutilmente l’anima, per poi decidere di ritornare a
casa, in attesa di ripartire. La grinta e l’inciso ne fanno uno dei
pezzi più coinvolgenti.
John Strada a New York (Photo by Marco Paltrinieri) |
In
“Hai ucciso tutti i miei eroi”, lui è Elvis e lei Marylin, il
brano utilizza stereotipi e citazioni per raccontare gli amori
apparentemente invincibili, destinati a cedere al tempo e alla
consuetudine, originale metafora sulla fragilità dei sentimenti
umani.
“Promesse”,
nostalgica e struggente, ripercorre gli entusiasmi della giovinezza,
di quando si era al centro dell’attenzione e di come le promesse,
non mantenute, si siano trasformate in bugie. Poche note jazz, fuori
dalla linearità melodica, rendono l’atmosfera del racconto più di
cento parole, mentre il figlio che dorme è la prova che l’amore
non genera mai bugie.
“Rido”
è una ballata vissuta tra Bologna e l’amore tradito, mentre “Chi
guiderà” getta uno sguardo a Springsteen, lasciando a “Rocco e
Fanny” il compito di concedersi ironia e swing.
“Non
mi alzo” stacca la corrente, a tempo di soul, contro le convenzioni
e i ritmi di una vita ordinaria.
La copertina dell'album "Meticcio", dove appare anche il cane Rex |
“Nella nebbia”, classica
ballata acustica, racconta la fuga dalla nebbia della bassa verso le
luci della città, dove la gente non si accorge di te, per poi
scoprire invece che nella nebbia si può vedere tutto quello che si
vuole.
“Meticcio”,
come il cane della copertina, è un microcosmo di storie, musiche e
sapori, dodici racconti che esprimono passione, nostalgia, voglia di
vivere, dramma e amore. Quello che stupisce, in quest’album, è la
semplicità con cui sono espresse metafore essenziali, in cui il
Professor Govoni sa ben destreggiarsi.
Il
video ufficiale di “Sanguepolvere”:
Copyright
William Molducci
1 commento:
Un'interessante recensione di Meticcio. Una breve ma precisa analisi di ogni canzone. A prescindere dalle critiche positive devo dire che il giornalista William Molducci ha veramente capito tutto di Meticcio. Grazie, John Strada
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