Gli
sdraiati, di Michele Serra, Feltrinelli, 2013, 108 pp.
A
cura di Simonetta Sandri
Questi ragazzi di oggi,
che dormono quando gli altri sono svegli, che vegliano quando tutto
il mondo riposa, che scambiano il giorno per la notte e viceversa.
Questi ragazzi, che sembrano svogliati, precari, perennemente
sdraiati sui divani a guardare le più improbabili serie televisive o
a giocare a videogiochi rumorosi e baluginanti, “dentro un accrocco
spiegazzato di cuscini e briciole”.
Questi ragazzi indolenti ma
talora anche così impetuosi, come quei giovani californiani che
riescono a trasformare le allucinazioni di tanti sdraiati cavie in
miliardi per loro sonanti.
Serra
non risparmia nulla a questi giovani, al figlio adolescente che
lascia mozziconi di sigarette e pezzi di würstel in giro per la
casa, che semina calzini e magliette sui pavimenti dei quali, proprio
per questo, non si intravvedono più ne’ piastrelle ne’ colori.
Un mondo spesso fatto di incomunicabilità e di estraneità, quello
fra genitori perennemente impegnati e di corsa e figli che hanno
smarrito certezze e riferimenti. Padri e figli si sono persi, il
contatto pare saltato, ma come e quando ? Come è potuto succedere?
Come e quando ci si potrà finalmente ritrovare
Un
senso di colpa, a volte, da parte di genitori che corrono e cercano
il successo, anche per quei figli alla deriva. Un’indifferenza
pesante come un macigno, quella dei ragazzi che vedono poco lontano.
Almeno in apparenza. Perché tutto è difficile, in questo mondo
moderno affannato e pericoloso, difficile guadagnarsi uno spazio
vitale, un respiro e un modo di emergere, quando i “vecchi”
restano arroccati sulle loro poltrone e posizioni, quando ai giovani
non viene realmente lasciata alcuna reale opportunità. E allora
scatta la guerra, la “Grande Guerra Finale” del 2054, la
battaglia fra giovani e vecchi, dove un incredibile Serra si presenta
come capitano della numerosa e ordinata squadra degli anziani con la
sola volontà di far trionfare il giovane che avanza.
Questo
libriccino è un romanzo intenso, allo stesso tempo comico e ironico,
colmo di una satira sociale travolgente, una storia di rabbia ma allo
stesso tempo di grande malinconia e amore.
Il
continuo, insistente e quasi disperato invito al figlio a salire al
Colle della Nasca, sempre disatteso, un giorno verrà incredibilmente
e quasi miracolosamente accolto. Quel posto, per Serra, rappresenta
da sempre il suo rifugio preferito, un momento da condividere con chi
si ama di più. E quando, salendo al colle, resterà leggermente
indietro e il figlio, al richiamo “aspettami!” non sentirà, il
genitore, contento e commosso, finalmente saprà di poter diventare
vecchio.
Copyright
© by Simonetta Sandri
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