mercoledì 5 febbraio 2014

National Geographic, 125 anni, La Grande Avventura

National Geographic, 125 anni, La Grande Avventura,
Roma, Palazzo delle Esposizioni, 28 settembre 2013 - 2 marzo 2014

di Simonetta Sandri

"Poter gettare ponti che scavalchino millenni, continenti, civiltà, raggiungere esseri umani che lingue, scritture, leggi, costumi, fedi diverse parrebbero dividere inesorabilmente da noi, e scoprire invece che ci sono similissimi - quasi dei fratelli - ecco un insigne piacere". Fosco Maraini, etnologo, alpinista, fotografo, scrittore e poeta.


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Prendo l’occasione di introdurvi il catalogo di questa splendida mostra visitata a fine 2013, per portarvi con me, ancora una volta, attraverso immagini mozzafiato e morbida luce.
A molti di noi, quando si parla di National Geographic, viene subito alla mente l’immagine della giovane afghana dagli occhi verdi immortalata da Steve McCurry e che appare anche sulla locandina della mostra romana. Pochi, tuttavia, sanno il nome di quella giovane, Sharbat Gula, non tutti datano quella foto (era il 1984 e McCurry la rincontrerà nel 2002), molti, magari, si sono interrogati sul destino di quegli occhi spaventati, dallo sguardo magnetico, intensi ma anche un po’ carichi di ferocia, caratteristica dell’etnia pashtun.



Ritroviamo paura, mistero, rabbia, spavento, amarezza, voglia di riscatto in quegli occhi disarmati che ci accompagneranno durante tutta la visita. Li troveremo solo alla fine del nostro spensierato percorso domenicale ma li attendiamo con trepidazione.
Giriamo per il mondo, in questi spazi che ne ospitano la storia e i colori, i suoi esseri viventi trepidanti, scalpitanti, forti, deboli, veri. Mostra e libro ripercorrono la vera e propria epopea collettiva che ha segnato il National Geographic in 125 anni, che ha marcato la storia dell’esplorazione, dell’editoria, della fotografia e, perché no, della cartografia.
Dalla nascita del bollettino della National Geographic Society, il 13 gennaio 1888, fino a oggi, il percorso è incredibile. Dal finanziamento alla sua prima misisone esplorativa dell’Alaska del 1890, attraverso le sue bandiere appoggiate sulla luna, sulla cima dell’Everest, sul fondo della Fossa delle Marianne fino al Polo Nord e Sud il passo è breve. Erano, infatti, targate National Geographic la spedizione di Robert Peary al Polo Nord nel 1909 o quella di 3 anni dopo nella quale Hiram Bingham scoprì Machu Picchu.
Le immagini di questa rivista hanno documentato tutti i grandi passaggi epocali.
L’esposizione, ben curata, è composta di più sessioni. Partiamo da quella dedicata ai “padri fondatori” della rivista per spostarci immediatamente a quella che ne presenta la bandiera e la sua epopea, con le splendide immagini di Luther Jerstad (Nepal, Everest 1963), di Paul Hagelbarger (Alaska, 1918), o di Thomas Abercrombie (Antartide, 1957).
Vi è poi la sezione dedicata alla “storia”, dove ci piacciono particolarmente le foto colorate di Eliza Scidmore (Giappone, 1900, donne fra i fiori di pesco), di Volkmar Wentzel (India, 1947, tessitori di seta di Srinagar), di William Albert Allard (Pennsylvania, 1965, giovane della comunità amish), dell’america colony (Gerusalemme, 1900, veduta di Bab Khan el Zeit) e di Dean Conger (Unione Sovietica, 1964, lavoratori che sfilano in Piazza Rossa).
Seguono tre bellissime sezioni “esplorazioni” dedicate rispettivamente a terra, aria e mare.
Nella parte “terra” meravigliosa è la foto, molto famosa, di Hugo Van Lawick che, nel 1964, in Tanzania, immortala il tenero gesto della primatologa Jane Goodall verso uno scimpanzé neonato Flint. Anche Diane Fossey è fotografata in Ruanda, sui Monti Virunga, nel 1969, mentre legge un libro a un gorilla. La ripresa delle rovine dello Yucatan di notte da parte del fotografo Simon Norfolk nel 2007 introduce un nuovo approccio: foto illuminate quasi come in un set cinematografico. La terra viene presentata e rivelata nella sua più grande bellezza e nel suo immenso mistero. La sezione “aria” presenta principalmente immagini del Nepal, del Pakistan, anch’essa degna di nota anche se, sinceramente, ci colpisce meno della precedente. Quella del “mare”, della “scienza” e della “natura” sono altrettanto interessanti ma abbiamo voglia di arrivare agli “scatti epici”.
Qui cerchiamo subito e ritroviamo la foto di McCurry, dalla quale siamo partiti e che ci ha condotto qui, ma ammiriamo anche il bellissimo scatto di Annie Griffiths, preso a Gerusalemme nel 1996, dove un soldato israeliano fuori servizio e due ebrei ortodossi parlano al telefono, quello di Tomasz Tomaszewski in Chiapas, di una famiglia messicana che va a messa alla chiesa di San Cristobal de las Casas, all’ombra di una croce proiettata sul muro o ancora la splendida foto di Joanna Pinneo, scattata in Mali nel 1997 e che ritrae Isha, 8 mesi, ricoperta da un velo di sabbia, mentre dorme con la madre e la sorella sotto una tenda che le protegge dal sole pomeridiano, a circa 80 km da Timbuctu. Immagine davvero dolcissima. Concludiamo con la sezione dedicata al “viaggio”, immagini della verde Scozia, della colorata Brooklyn, della favolosa Namibia, della collinosa Toscana, della romantica Parigi, dell’allegra Tahiti, dei magici dervisci di Istanbul.
Abbiamo, per qualche ora, attraversato il mondo, percorso mille Paesi, spensierati e meravigliati come solo questo splendido mondo sa renderci. Siamo stati catapultati nell’avventura, momenti indimenticabili, curiosi e sicuri di doverne sempre cercare di nuove. Perché “la migliore avventura è sempre la prossima”.




La mostra fotografica è a cura di Guglielmo Pepe.

Copyright © by Simonetta Sandri



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