Gemme
dell’Impressionismo. Dipinti della National Gallery of Art di
Washington. Da Monet a Renoir da van Gogh a Bonnard, Museo
dell’Ara Pacis, Lungotevere in Augusta, Roma - 23 ottobre 2013 - 23
febbraio 2014
di Simonetta
Sandri
La donna è senza
dubbio una luce, uno sguardo, un invito alla felicità, e talvolta il
suono di una parola; ma soprattutto è un’armonia generale, non
solo nel gesto e nel movimento delle membra, ma anche nelle mussole,
nei veli, negli ampi e cangianti nembi di stoffe in cui si avvolge, e
che sono come gli attributi e il fondamento
della sua divinità.
Charles
Baudelaire, Le Peintre de la Vie Moderne (1863).
Siamo ancora a passeggio per Roma, ultimamente sembra essere la regola, ogni momento libero del rientro in Italia conosce ormai un appuntamento fisso con la città eterna, con i suoi ponti e le sue chiese, le sue bellezze, gli abbracci degli innamorati. E le sue interessanti mostre, ovviamente, tappa fissa di spiriti leggeri e curiosi come i nostri.
Se cercavamo colori ed
emozioni, abilmente schizzati sulla tela dei nostri pensieri liberi,
eccoci accontentati. Se volevamo sfiorare la bellezza e la dolcezza
della Donna, dei suoi visi fonte d’ispirazione dei più grandi e
lontani poeti e pittori, siamo nel posto giusto. Ho iniziato con la
citazione di Baudelaire, ritrovata anche su alcuni pannelli della
Mostra, proprio per questo, perché mi sono sentita toccata
profondamente da quella citazione, dalla percezione dell’armonia
che solo la bellezza più pura può portare nelle nostre caotiche
vite, dalla consapevolezza della tenerezza che uno sguardo di una
donna serena, e magari anche innamorata, può trasmettere. L’universo
femminile era ed è qui protagonista, donne vere e credibili,
esistite perché prese in prestito dal mondo reale come l’elegante
moglie di Monet, donne ritratte in momenti della vita quotidiana,
durante una passeggiata nei parchi o in riva al mare, un preparativo
per un ricevimento, un incontro in una sala da ballo o in un caffè,
una merenda spensierata sull’erba…
E poi riconosciamo Degas
che si focalizza su scenari intimi per catturare atmosfere inedite e
di un’espressività unica dei rituali del mondo femminile: il
momento del risveglio, il rito mattutino della toilette, gli aspetti
meno visibili della vita delle ballerine, dalla vestizione prima
dello spettacolo, alle lunghe ed estenuanti prove alla sbarra o
davanti allo specchio.
Sono molto attirata, ammetto, da questa sezione della mostra chiamata “donne, amiche e modelle”, una delle cinque sezioni di cui essa è composta. Ma altrettanto interessanti e fonte di ulteriore ispirazione sono le altre sezioni di questa unica tappa europea del tour che porterà per la prima volta fuori dalle sale della National Gallery of Art di Washington la collezione impressionista del Museo, verso San Francisco, San Antonio e Tokyo. Attraversiamo le sale dove si ammira la pittura en plein air, respiriamo l’aria fresca, i colori, i profumi dei fiori e dell’erba, tocchiamo l’energia delle tonalità, sfioriamo la bellezza e la leggerezza delle nuvole, come in questo meraviglioso dipinto di van Gogh.
Come capiamo Alfred Sisley, quando scriveva “il cielo è la prima cosa che dipingo”…
Qui lo cogliamo, lo
vediamo, lo tocchiamo, lo sfioriamo, lo sogniamo. Siamo in quel campo
di tulipani, proiettati indietro nel tempo, ma così presenti.
Abbiamo anche noi, come Pierre Bonnard, tutti i soggetti in mano. E
come lui li guardiamo, prendiamo nota, poi rientriamo in noi e prima
di scrivere (per lui dipingere) riflettiamo e sogniamo. Siamo in
simbiosi, in un’empatia che ci colpisce e ci spinge a continuare a
percorrere le sale con curiosità.
Dalla sezione en plein
air arriviamo dunque a quella delle nature morte. Ammetto che mi
piace meno, penso alle pagine di Zola, ma con affetto ricordo anche
la copia di un quadro di Cézanne appeso sul muro della casa della
mia nonna materna, Le garçon au gilet rouge (che peraltro,
incredibile coincidenza, ho scoperto trovarsi al Museo di
Washington).
Le ostriche di Manet
erano e sono comunque un momento di vita quotidiano rubato, quasi uno
scatto, ci piace immaginare chi fosse seduto a quella tavola ad
aspettare di gustarle.
Vi sono poi altre due
sezioni, una dedicata a Vuillard e Bonnard e una intitolata
all’eredità dell’Impressionismo. A quel movimento nato a
boulevard de Capucines 35 nel 1874, dove ora - tristemente… - vi è
uno store di abbigliamento maschile. A quegli artisti che si
trovavano al Café Guerbois di rue de Batignolles,
attuale avenue de Clichy, e più tardi al Café Nouvelle
Athènes in Place Pigalle a Montmartre, anch’esso
scomparso.
Per questa raccolta
esposta, ma anche per quella che si trova a Washington, per questa
attenzione meticolosa ad un movimento che ha fatto sognare un po’
tutti noi, si deve veramente ringraziare il grande mecenate e
collezionista Andrew William Mellon, fondatore della National
Gallery of Art di Washington,
inaugurata nel 1941, oltre ai i figli Alisa e Paul che hanno
continuato la sua opera. Ad essi apparteneva, infatti, la grande
collezione impressionista che, nel 1978, sarebbe stata trasferita
all’ala del piano terra del Palazzo est della galleria, ad essi che
hanno permesso tal mondo di poter ammirare le opere di questi grandi
artisti oltre che di portare a noi, oggi, le 68 ospitate dall’Ara
Pacis. Autentici mecenati. Perché “se
un mecenate
acquista da un artista
… il mecenate
allora si mette alla pari dell'artista,
sta costruendo dell'arte nel mondo;
egli crea.”
Ezra
Pound
La mostra è promossa da Roma
Capitale, Assessorato alla Cultura, Creatività e Promozione
Artistica – Sovrintendenza Capitolina ai Beni Culturali, National
Gallery of Art di Washington. A cura di Mary Morton, responsabile del
Dipartimento Pittura Francese della National Gallery con il
coordinamento tecnico-scientifico per la Sovrintendenza Capitolina di
Federica Pirani. Le immagini ci sono state concesse dall’ufficio
stampa di Zètema Progetto Cultura, che ringraziamo.
English Version:
The oysters of Manet were, and are in any case, a stolen moment of daily life, almost one click, we like to imagine who was sitting at the table waiting to enjoy them.
English Version:
Gemme
dell’Impressionismo. Dipinti della National Gallery of Art di
Washington. Da Monet a Renoir da van Gogh a Bonnard, Ara Pacis
Museum, Lungotevere in Augusta, Roma - 23 October 2013 - 23 February
2014
by Simonetta
Sandri
The
woman is, without doubt, a light, a look, an invitation to happiness,
and sometimes the sound of a word, but above all, it is the
expression of a general harmony, not only in the gestures and
movement of the limbs, but also in her muslin, in the veils, in the
large and iridescent clouds of cloth which is wrapped, and which are
the attributes and foundation of his divinity. Charles
Baudelaire, Le Peintre de la Vie Moderne (1863).
We are still walking in
Rome, in this last period it seems to be the rule, every downtime of
my return to Italy includes a fixed appointment with the Eternal
City, with its bridges and its churches, its beauty, and the hugs of
lovers. Moreover with its interesting exhibits, of course, fixed
stage of such light and curious minds like ours. If we were looking
for colors and emotions, deftly sketched on the canvas of our free
thoughts, we are satisfied. If we wanted to touch the beauty and
sweetness of the Woman, of its faces source of inspiration of the
greatest poets and far painters, we are in the right place. I started
with the Baudelaire’s quote, also found on some panels of the
exhibition, for this reason, because I felt deeply touched by that
quote, by the perception of harmony that only the purest beauty can
bring into our chaotic lives, from the awareness of a tenderness that
a look of a serene woman, and maybe even in love, can transmit. Here
the protagonist is the feminine, that of genuine and credible women,
borrowed from the real world, such as the elegant wife of Monet,
women portrayed in everyday moments: during a walk in the park or by
the sea, while dressing for a reception, in a ballroom or at a cafe,
as well as enjoying a carefree snack on the grass...
And then we recognize
Degas focusing on intimate scenarios capturing atmospheres of new and
unique expression of the rituals of the female world: the awakening
moment, the morning toilet ritual, those less visible aspects of
dancers lives: from the dressing to the long and tough trials at the
bar or in front of the mirror.
I was very attracted, I
admit, by one of the five sections of the exhibition, entitled
"Women, friends and models". Equally interesting, as well
as a source of further inspiration, are the other sections, which we
could admire in this unique European appointment of the exhibition,
which will bring, for the first time, the Impressionist collection
outside of the halls of the National Gallery of Art in Washington to
San Francisco, Tokyo and San Antonio.
We
go through the rooms where we can admire the painting en
plein air, breathe the fresh air, the
colors, and the scents of flowers and of the grass, touch the energy
of the shades, and we touch the beauty and lightness of the clouds,
as in this wonderful painting of van Gogh.
How
we understand Alfred Sisley, when he wrote "the
sky is the first thing that I paint"
... Here we catch it, see it, touch it, graze it, dream about it. We
are in that field of tulips, stepping back in time, but so present.
Like Pierre Bonnard, we have all subjects in our hands. And like him
we watch them, we take note of them, and then we bear back to
ourselves before writing (for him: before painting), we reflect and
dream. We are in symbiosis, in within an empathy affecting us and
motivating us to continue to walk in the exhibitions rooms with
curiosity.
From
the section en plein air,
then, we arrive to that of still lives. I admit that I like them
less, I think to the Zola’s pages, but I remember the copy of a
Cézanne painting hanging on the wall of my maternal grandmother’s
house, Le garçon au gilet rouge
(which incidentally, what an amazing coincidence, I found to be
hosted by the Washington Museum).
The oysters of Manet were, and are in any case, a stolen moment of daily life, almost one click, we like to imagine who was sitting at the table waiting to enjoy them.
Then
there are the other two sections, one dedicated to Vuillard and
Bonnard and one entitled to the legacy of Impressionism. To that
movement born in the Boulevard de
Capucines 35 in 1874, where now - sadly
... - there is a men's clothing store. To those artists who were at
the Café Guerbois in
rue de Batignolles, currently avenue
de Clichy, and later at the Café
Nouvelle Athenes in Place
Pigalle in Montmartre, also
disappeared.
For
this collection exposed, but also for that located in Washington, for
this meticulous attention to a movement that has made us dream a bit
all of us, we have to really thank the great patron and collector
Andrew William Mellon, founder of the National Gallery of Art in
Washington, which opened in 1941, and also his children Alisa and
Paul who continued his work. They belonged, in fact, the great
Impressionist collection that, in 1978, was transferred to the wing
of the ground floor of the building east of the tunnel, to them that
have allowed to the world to admire the works of these great artists
as well as to bring to us today, the 68 ones hosted in Ara Pacis:
Authentic patrons. Because "if a
patron buys from an artist ... the patron then catches up artist, is
building art in the world he creates."
Ezra Pound
The
exhibition is promoted
by
Roma Capitale,
Department of Culture, Creativity and
Artistic
Promotion
-
Capitolina
Superintendent
of
Cultural Heritage,
the
National Gallery
of
Art in Washington.
Edited
by
Mary
Morton,
Head of
the Department of
French
Painting
from
the National
Gallery
with the
technical
and scientific coordination
for
the
Superintendent
Capitolina
Federica
Pirani.
The
images
have
been provided
by
the press office
of
Zètema
Culture Project,
and
we thank them.
Copyright © By Simonetta Sandri
2 commenti:
Mostra interessantissima e piena di spunti di grande interesse artistico. Le straordinarie tele sono rese ancor piu' belle dall'appassionato commento di Simonetta che sembra sempre saper dar voce a capolavori che vanno oltre il tempo.
Bellissima l’esaltazione a bellezza e della femminilita’. La capacita’ di farci respirare l’aria romantica di un ambiente parigino scomparso, ma cosi’ vivo in quei dipinti. E poi l’ultima considerazione sul mecenatismo, spesso dimenticata. Complimenti Simonetta, ogni tuo articolo e’ sempre un momento di piacere, riflessione, arricchimento.
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