lunedì 22 aprile 2013

Claudio Tabasso



Il mestiere dell'illustratore digitale: Claudio Tabasso
di William Molducci


Claudio Tabasso è nato a Sanremo, il 19 Luglio 1962 e sin da piccolo ha sempre avuto passione e buona mano per il disegno. Dopo avere conseguito il diploma, nel 1985, ha iniziato la sua attività come libero professionista, ma condividendo sempre lo studio con amici e colleghi. In questi anni di attività ha prestato la sua mano, e, a suo dire qualche volta anche la “testa”, per realizzare illustrazioni, disegni, vignette o più recentemente progetti notevolmente più ampi, come lo possono essere i siti Web, sia in campo pubblicitario che in quello editoriale, lavorando quindi per committenti quali agenzie di pubblicità, studi di grafica o per editori, qualche volta anche direttamente per il cliente stesso. Nel corso di questi anni le vicende alterne e gli alti e bassi economici, che caratterizzano da sempre, come un marchio a fuoco, questo lavoro, che lui stesso definisce come “maledettamente piacevole”, lo hanno portato ad affiancare alla principale attività di illustratore, anche altre attività “confinanti” e “limitrofe”, come quelle di grafico, docente, ideatore e realizzatore di siti Internet. Per parafrasare una recente e bella pubblicità “non di solo disegno vive l’illustratore”. Sicuramente in questi anni di attività ha vissuto con entusiasmo il passaggio epocale dalla tecnica tradizionale al digitale, che ha trasformato il nostro modo di lavorare, e questo certamente non soltanto nell’ambito della grafica. Del passato tradizionale non rinnega nulla, ritiene che sia stato bello realizzare cose fatte con l’areografo, per mezzo delle mitiche ecoline, con le chine e i pennini, anche quando il cliente a lavoro ultimato chiedeva se si poteva cambiare il colore di fondo dell’illustrazione, e quindi si doveva rifare tutto da capo. Naturalmente restava il problema di dovere quasi litigare con l’Art director, per farsi pagare qualcosa in più, dato che il lavoro era certamente aumentato. Oggi da questo punto di vista, secondo Tabasso, le cose sono più semplici, ritiene però, con una punta di rammarico, che con la continua evoluzione dei nuovi programmi e delle nuove funzioni sia difficile stare dietro a tutto. Tabasso si ritiene contento di avere vissuto questo passaggio epocale e di continuarlo ora, poiché è convinto che la tecnologia non toglie assolutamente nulla all’arte o a ciò che definiamo artistico in tutti i mestieri e le figure professionali, che ruotano attorno a questi concetti e che si misurano quotidianamente con la comunicazione. I mezzi si evolvono, ma, al centro, resta sempre indiscutibilmente l’uomo con il suo cervello e la sua creatività. Ci si serve delle nuove tecnologie. L’esperienza come insegnante all’Istituto Rizzoli per le Arti grafiche, per esempio, gli ha dimostrato inconfutabilmente tante volte che, anche se si propone a 20 persone di cimentarsi sullo stesso lavoro con lo stesso breef e gli stessi applicativi, ognuno creerà qualcosa di diverso dal suo compagno, realizzando quindi qualcosa di unico.


L'intervista
 
Come hai iniziato a realizzare grafica con il computer?
 
Mi sono avvicinato al computer dopo alcuni anni di lavoro con le tecniche tradizionali. Prima lavoravo con pennelli, matite, chine, ecoline, eccetera, ma quando ho visto che il computer cominciava ad essere considerato utile dai colleghi grafici mi sono interessato di più alla cosa. Ho scoperto così che non solo per la grafica, ma anche per l’illustrazione i programmi iniziavano a muovere i primi passi, e così ho deciso di buttarmi nell’avventura digitale. Illustrator e Freehand erano alla versione 3, Photoshop alla 2.0, c’era Pagemaker, e dulcis in fundo c’era Oasis 1.0. Credo di essere stato uno dei pochi italiani ad avere acquistato questo software pittorico dalle caratteristiche promettenti che poi è stato sbaragliato da Painter. Ad ogni modo ricordo che era sbalorditivo vedere cosa potevi fare soprattutto poiché tutti eravamo abituati a considerare il computer come una macchina fredda e distante dall’arte più di ogni altra cosa al mondo. Invece io ho scommesso che quella sarebbe stata la strada da prendere e mi sono imbarcato nell’avventura. I primi lavori vettoriali ad esempio erano un problema sia per il cliente, che non riusciva a capire la scalettatura visiva al monitor, sia per le fotolito, dato che documenti da 300 KB erano considerati “pesanti” e impegnativi per le foto unità di uscita. Per le immagini bitmap e pittoriche il problema dell’aspetto visivo sul monitor era meno evidente, ma con una stampata non risolvevi molto dato che la definizione delle stesse non era lontanamente paragonabile a quelle realizzate con estrema facilità al giorno d’oggi. Il vantaggio di avere un computer consisteva nel poter fare un lavoro più completo, oltre all’illustrazione e al montaggio fotografico, si poteva facilmente fornire anche la grafica e l’impianto (le pellicole).

 
Secondo la tua esperienza cosa significa comunicare con la grafica? 
 
Direi che per prima cosa significa capire che cosa vuole il cliente e che cosa si aspetta da te. Il problema principale è appunto comunicare e per una buona comunicazione prima bisogna ricevere le informazioni corrette, possibilmente di prima mano, e non per interposta persona. Il secondo passo consiste nell’effettuare le logiche valutazioni del tipo, chi è il mio cliente, quali sono i suoi clienti, e quindi i fruitori ultimi di quanto vado ad elaborare. Comunicare con la grafica, con il testo e le immagini, siano esse illustrazioni o foto più o meno elaborate elettronicamente, significa fare arrivare uno o più messaggi ad un target di persone, che devono essere attirate dalla veste con cui si presenta il messaggio, ma che soprattutto devono capirlo facilmente. È sempre meglio essere concisi e diretti e per ottenere questo si devono realizzare testi contenuti e scorrevoli, oltre ad uno stile grafico che non sacrifichi la leggibilità a scapito dell’estro e della fantasia. A volte si vedono, soprattutto nei siti Internet, delle grafiche “spinte”, magari accattivanti, ma di difficile “lettura”, in questo caso ci troviamo di fronte al classico sito ad effetto, ma spesso di difficile navigabilità.

 Un grafico si sforza di creare un suo stile, che lo caratterizza, ritieni di averne uno tuo? 
 
Credo che sia l’ambizione di ogni grafico e soprattutto di un illustratore avere un proprio stile che lo identifica come una firma. Ritengo che sia più facile per un illustratore che per un grafico, personalmente mi sono sforzato di cercare un mio modo di fare illustrazioni, soprattutto nel momento in cui ero appena uscito dall’Istituto Europeo, ma poi ho capito che bisognava sperimentare e provare, così lavorando e strada facendo ora ho alcune “linee preferenziali”, che credo mi caratterizzino abbastanza come illustratore. Come grafico mi è capitato di fare spesso lavori molto esecutivi non avendo molti margini di espressione personale (le classiche cose in subappalto da agenzie o studi). In alcuni casi come la creazione di marchi e immagine coordinata o qualche sito Web, sono riuscito ad impormi e quindi a caratterizzare il mio stile.

 
Ci descrivi la tua tecnica realizzativa con il computer? 
 
Generalmente per qualsiasi illustrazione, disegno o vignetta, parto sempre dalla tradizionale matita su carta, butto giù l’idea o le idee, e di solito, dato che si risponde sempre ad una committenza, invio la scansione della matita o delle matite per parlarne poi al telefono col cliente e discutere guardando la stessa cosa a monitor. Una volta approvata l’idea ed effettuate le inevitabili modifiche, sempre a livello di matita su carta, faccio una scansione della stessa, che mi serve per proseguire. Se ho deciso di lavorare in maniera pittorica la scansione sarà a 300 DPI e in dimensioni leggermente maggiori di quelle in cui verrà stampata, ma sempre ovviamente in proporzione. A questo punto applico una colorazione blu scura sulla matita, con lo scopo di vedere il segno della matita stessa appena più scuro del fondo blu. Parto quindi con la colorazione, iniziando dalle campiture ampie dei fondi, (cieli, prati eccetera) per passare ai soggetti ed ai particolari, ma procedendo sempre a strati come si farebbe con una tecnica tradizionale. Come ho già accennato prediligo, fra gli strumenti che Painter offre, il gessetto, ma ho fatto anche illustrazioni usando un pennello che imita l’olio, in grado di fornire risultati notevoli. Di solito, lavorando con Painter, c’è il problema che si lavora in RGB, e anche se ho la possibilità di salvare in CMYK, preferisco fare poi la conversione da RGB a CMYK (da colori per monitor a colori per stampa di quadricromia) in Photoshop. Inoltre va considerato che l’immagine finale è sempre meglio “consegnarla” al cliente in un formato adatto alla stampa stessa e possibilmente salvarla con un programma di ampia diffusione come per l’appunto Photoshop. Di solito consegno file in formato TIFF o meglio EPS (con codifica JPEG), in modo da potere inviare via Internet, anche file di buona qualità, ma che occupano poco spazio. Naturalmente per ottenere questo risultato si deve procedere con una compressione moderata. Il procedimento è diverso se decido di lavorare con programmi vettoriali. In questo caso il tratto a matita, mi serve come traccia, diciamo come velina, quindi la lascio in scale di grigio e magari la salvo in JPEG. Importo la matita direttamente in Freehand o, meglio ancora, come template in Illustrator, a questo punto posso procedere a disegnare, con la tavoletta grafica, il tratto finale (non necessariamente di colore nero) usando i pennelli di Illustrator. Elaboro al momento un pennello personale con le caratteristiche di spessore ampiezza e inclinazione desiderata ed imposto i limiti di pressione con la tavoletta Wacom. Il tratto nelle illustrazioni di tipo vettoriale è una parte essenziale in quanto da carattere al lavoro finale e ne stabilisce l’impatto e la dinamicità. La colorazione rappresenta la seconda fase del lavoro. Preferisco avere le aree vettoriali di colore su uno o più livelli separati dal segno e sottostanti ad esso per mia comodità. A questo punto si lavora pazientemente, ma anche liberamente col mouse e si vanno a tracciare le aree a cui cerco di dare caratteristiche di riempimenti e sfumature a piacere, anche variabili, successivamente fino a quando il tutto non mi sembra completo e bello. I colori che uso sono spesso di quandricromia (se si va in stampa offset) ma possono essere anche colori RGB o scelti secondo palette cromatiche per Web se il lavoro viene fatto per un utilizzo prettamente a monitor. Uso gruppi di colori campione che ho preparato nell’arco del tempo e dei lavori fatti. Quando è il caso uso anche indifferentemente con Illustrator o Freehand, delle texture che di volta in volta “coloro” tramite un viraggio all’interno del programma stesso, naturalmente preferisco utilizzare le tonalità del colore della campitura. Questo accorgimento mi permette di dare più corposità all’illustrazione finale, e usando questa tecnica si possono ottenere quasi degli effetti “batik” molto suggestivi.


La situazione attuale del mercato ti consente di vivere esclusivamente di questo lavoro? 

Comincio col dire, più come una speranza che come una convinzione, che tutti noi speriamo che la situazione stagnante protrattasi per troppo tempo si sblocchi al più presto. Di fatto quando l’economia tira, il lavoro c’è e si può vivere anche di sole illustrazioni. In questi ultimi anni, purtroppo, il mercato si è ristretto sempre di più e francamente credo proprio che sia impossibile vivere di sole illustrazioni. Si è creata una situazione particolare in cui il grafico fa anche il Web designer, chi ha fatto fino al momento solo Web realizza anche lavori di grafica per la carta stampata, l’illustratore si allarga su tutti e due i fronti. Tanto per fare un esempio posso dire che il fotografo oltre a stampare le foto offre anche la grafica del catalogo, quindi il fatto stesso di avere tutti un computer e determinati programmi ha ridotto il mercato di almeno il 50%, mentre la restante metà è stata messa in crisi dalla precaria situazione economica di questi tempi. Personalmente cerco di continuare a fare quello che ho sempre fatto, ovvero l’illustratore, ma come molti “devo” fare anche altro, naturalmente è importante lavorare con entusiasmo, quindi ben venga l’insegnamento quando c’è, ben venga la realizzazione di siti Web, dato che oltretutto è divertente. Personalmente non rifiuto mai di eseguire lavori quali folder, depliant, eccetera. Semmai bisogna domandarsi se in questa situazione la qualità del lavoro regge o ne soffre. È probabile che, il fotografo che fa delle belle foto professionali per il catalogo, se si occupa anche della grafica dello stesso, offrendola al cliente come plus, magari sottocosto o addirittura nel prezzo, non ottenga un risultato ottimale. Un illustratore nel realizzare un sito Web magari realizzerà qualcosa di particolare, e, se ha del gusto, sarà forse graficamente gradevole, ma se non ha sufficienti conoscenze specifiche di linguaggi HTML, Javascript, PHP, eccetera, probabilmente farà un sito pesante, un po’ lento da fruire per chi non ha ADSL. La stessa cosa vale per un grafico, che, dovendo restare in certi budget ristrettissimi, non può commissionare illustrazioni ad un freelance o foto ad un fotografo professionista, farà probabilmente un bel depliant ma lo ucciderà con due clip art che messe assieme fanno una scarpa e una ciabatta, e magari con un fotocamera digitale risolverà il problema delle fotografie. È possibile lavorare professionalmente anche in questo modo, ma bisogna essere esperti a 360 gradi e fare dei prezzi impossibili (rammentiamo che l'intervista è stata realizzata nel 2004 e che l'attuale situazione del mercato è ancora più problematica n.d.r.).


Qual è la cosa che ritieni più complessa da realizzare oggi per un Web designer e un grafico? 
 
Credo che sia difficile aggiornarsi e stare dietro a tutte le novità, ai nuovi software, e agli aggiornamenti di quelli “vecchi”. Oggi, inoltre, è richiesta sempre più una figura poliedrica che sappia affrontare le problematiche della stampa offsett o digitale, conoscere il Web e i suoi linguaggi: HTML, PHP, JAVA o altro, e magari avere buone cognizioni di fotografia e saper usare ottimamente Photoshop, per l’elaborazione di immagini.
 
Qual è la tua aspirazione lavorativa? 
 
Continuare a fare questo lavoro, che mi piace, ma che è sempre in evoluzione, riuscire a stare al passo coi tempi, e direi che la “direzione” è più verso il Web e l’interattività CD/DVD, che verso la grafica tradizionale. Sono convinto che la carta stampata continuerà ad esistere. Certo l’editoria si deve evolvere ancora più di quello che ha fatto. Credo che se per quelli della mia età (ho 45 anni) era fantastico avere un bel libro illustrato sui dinosauri, o su avventure spaziali, e soltanto con quello potevamo fantasticare molti di più di quanto possono farlo i bambini di oggi (penso ai miei figli Chiara e Andrea), infatti, per loro ora si realizzano DVD interattivo sui dinosauri e sul cosmo, con un grosso limite allo spazio per la fantasia. Le potenzialità legate ai computer sono infinite, basti pensare al settore dei videogiochi. Sta a noi adulti, che li produciamo, quantomeno cercare di mediare fra le esigenze di vendita e i contenuti costruttivi ed educativi

Copyright © by William Molducci

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