sabato 15 febbraio 2014

L'enigma Escher

L'enigma Escher
Paradossi grafici tra arte e geometria
di Eleonora Bonoretti

Enigma [dal lat. aenigma -ătis, gr. αἴνιγμα -ατος, dal tema di αἰνίσσομαι «parlare copertamente»], il vocabolario Treccani lo definisce: "Breve componimento, per lo più in versi, che propone, attraverso immagini e allusioni, un concetto o una parola da indovinare e anche, detto, frase di significato oscuro, espressione ambigua o velata..."





Maurits Cornelis Escher: Buccia, maggio 1955 xilografia di testa e xilografia in colori nero, marrone, grigio-blu e grigio stampata da due blocchi, 345x235 mm

Gli enigmi affascinano, incuriosiscono, chiunque abbia voglia di aprirsi alla scoperta di un mondo fatto di arte e paradossali geometrie è invitato a visitare la mostra dedicata a Maurits Cornelis Escher, incredibile incisore, artista del piano, delle forme e del mistero.

Mauritis Cornelis Escher: Giorno e notte, 1938, xilografia a due colori 39,3 x 67,8 cm.


La formazione artistica di M. C. Escher, non segue gli stereotipi classici, non diventa improvvisamente genio, al contrario, la sua figura emerge lentamente, allievo di Samuel Jessurun de Mesquita, le sue prime incisioni fra il 1918 e il 1919, sono legate alla tecnica del linoleum e al clima simbolista dell'ambiente liberty di quel momento.
E' nel 1922, che grazie a un viaggio in Italia, scopre nelle decorazioni del Duomo di Siena, ma anche nella Biblioteca Piccolomini, il tema della tassellazione. Durante i giorni del Palio, rimane colpito dalle bandiere delle Contrade; il Bruco, l'Istrice, la Chiocciola, il Leocorno e l'Onda, tutte ornate secondo una divisione del piano periodica, un elemento che suggerisce le sue future scelte stilistiche.
Al centro della teoria delle tassellazioni, c'è l'esigenza di ricoprire il piano euclideo, considerato illimitato, con dei tasselli, predeterminati per forma e numero, senza che questi si sovrappongano e senza creare spazi vuoti, come in un puzzle. Sempre nello stesso anno, un viaggio in Spagna, a Granada, in cui visita l'Alhambra con i suoi mosaici regolari dalle arabe forme geometriche, nasce così, per contrasto, l'interesse alle forme associabili ad oggetti o alla natura e al mondo circostante. Sia Escher che i mori sono interessati alle esplorazioni delle tassellature in tutte le possibili isometrie, ma l'originalità di Escher si esprime in modo evidente nell'uso del colore, la tassellatura diventa anche cromatica.


Maurits Cornelis Escher: Su e giù, luglio 1947 litografia in colore marrone, 503x205 mm

Rientrato in Italia, affascinato dall'arte italiana medievale e del primo rinascimento, si apre allo studio delle superfici complesse, alle geometrie non euclidee, alla tridimensionalità; si confronta con un universo numerologico, con l'infinito e lo spazio, gli stessi misteri con cui deve fare i conti l'esistenza umana.
Osservando le opere di quel periodo, emerge chiara la sua sensibilità artistica, la capacità di rielaborare in forma personale e unica il clima culturale del momento. I lavori di Escher diventano un ponte fra la cultura medievale e quella surrealista, passando per i capolavori di Bosch, di Piranesi e del Futurismo. Il percorso creativo di Escher è infatti un continuo intrecciarsi di rimandi fra correnti a lui contemporanee e memoria storica della pittura e dell'incisione.
Molteplici linguaggi artistici emergono dalle sue opere. Nell'incisione del 1922, San Gimignano, è possibile ritrovare alcune suggestioni di un Van Gogh in Notte stellata e Alberi di olive con le Alpi sullo sfondo, dove gli ulivi di Escher, posti in primo piano, si animano dello stesso bianco dei cieli stellati di Van Gogh.
Nelle incisioni dedicate alla Calabria, Morano e Rossano, appaiono chiari rimandi simbolisti e divisionisti.
Nella serie Emblemata, nell'opera numero dieci, L'acciarino, il veloce movimento delle mani, ricorda quello della Mano del violinista, dipinto da Giacomo Balla nel 1912.
L'Italia offre al giovane Escher, le prime opportunità professionali, diventando una seconda patria, fino a che, nel luglio del 1935, vedendo rientrare a casa da scuola i figli, con la divisa del "Piccolo Balilla", decide di abbandonare per sempre l'Italia.
Da quel momento, smette di rappresentare ciò che i suoi sensi sono in grado di percepire e inizia a rivolgere la sua attenzione al mondo interiore, costruito solo dei suoi ricordi. Costretto da un esilio forzato, ad allontanarsi dall'illustrazione fedele del mondo circostante, trova rifugio nelle immagini interne.
Se, come da lui sostenuto:"da principio non conoscevo nessunissima regola del gioco", progressivamente attraverso lo studio giunge a un contatto sempre più approfondito con la geometria e la cristallografia. Attraverso la fantasia si misura con gli oggetti impossibili; lo spazio diventa estremo. Il riferimento di partenza è il piano cartesiano, , la geometria diventa misura di ogni cosa, il mondo è svincolato dai sensi. La ricerca matematica indaga le connessioni fra gli enti astratti, cercando di definirne la struttura, crea nuovi concetti, separati dal reale, impensabili nell'universo delle sensazioni e quindi Paradossali.

Escher si spinge oltre l'apparenza, entra in gioco il paradosso, che và oltre l'esperienza sensoriale. I suoi puzzle sfidano le capacità percettive di chi li osserva, sono i Mondi di Escher, la regolarità, le simmetrie si modificano nello spazio e nel tempo, diventando cicli, metamorfosi. Attraverso queste variazioni dinamiche delle tassellazioni, facendo evolvere i tasselli in figure indipendenti, Escher riesce a rappresentare il passaggio dal bidimensionale al tridimensionale.
E' la metamorfosi della forma, dall'ordine alla libera espressività,pur mantenendo il ritmo e la simmetria. L'esigenza di conservare un equilibrio armonico, lo porta a scoprire armonie nascoste, non sempre immediatamente percepibili, come l'uso del colore.
Alla base delle sue riflessioni sulla forma, ci sono i principi della Teoria della Gestalt, le leggi della visione e della percezione che lo conducono alla realizzazione delle sua opera più straordinaria: Metamorphose. Questa incisione rappresenta la sintesi della sua ricerca artistica, si base sul concetto che da una forma ne può nascere un'altra, connessa alla prima ma del tutto diversa; il tutto è diverso dalla somma delle singole parti; in questa incisione emerge anche l'idea di ciclo, un viaggio tra le forme sviluppate in modo insolito e inaspettato, fra due identici punti di origine e conclusione, attraverso la terza dimensione, il principio cardine è quello della metamorfosi, figure inanimate, senza continuitàà diventano esseri viventi, che cambiano ed evolvono conducendoci in mondi inaspettati.

Maurits Cornelis Escher: Relatività, luglio 1953 litografia, 277x292 mm

Il mondo diventa una realtà impossibile da indagare, l'oggettività viene raggiunta solo attraverso la somma delle soggettività. Nascono i mondi impossibili di Escher. Nel 1954, Escher, grazie a una mostra tenuta ad Amsterdam, durante il Congresso di Matematica, riceve i primi riconoscimenti per il proprio lavoro e approfondisce i suoi studi matematici sugli oggetti impossibili, costruzioni apparentemente logiche, ma che appartengono all'universo dei paradossi percettivi.


Maurits Cornelis Escher: Nastro di Möbius II (Formiche rosse), febbraio 19663 xilografia in colori rosso, nero e verde-grigio stampata da tre blocchi, 453x205 mm

Belvedere, opera del 1958, ispirata al cubo di Necker, un cubo inottenibile, localmente corretto ma globalmente impossibile, in cui l'ambiguità è risolta unendo due possibilità.
Ascendente e discendente, del 1960, studia la scala dei Penrose, la scala impossibile, dove l'ultimo gradino, finisce per coincidere con il primo dal quale si è partiti. L'effetto è quello di un moto perpetuo, una metafora dell'assurdità della vita, un affannarsi inutile che non conduce da nessuna parte.
Spesso Escher, si avvale nelle sue opere del Nastro di Möbius, una figura geometrica singolare, una striscia che ha un solo lato e un solo bordo; non è orientabile, un affascinante oggetto mentale quanto reale, che sembra quasi un'aberrazione, incroci magici e inesplicabili, una delle incisioni più celebri è sicuramente Möbius striscia II, nota come Formiche rosse, che se orientata orizzontalmente, replica il simbolo di infinito, uno dei temi preferiti di Escher.


Maurits Cornelis Escher: Vincolo d'unione, aprile 1956 litografia, 253x339 mm

Escher, in vita non ha ricevuto i riconoscimenti di cui gode oggi, il rapporto con l'arte e la critica è sempre stato difficile, poco compreso perché poco catalogabile con i movimenti artistici. Amato dai matematici e dall'editoria che utilizza le sue incisioni per accompagnare le opere di divulgazione scientifica. L'arte di Escher, così aperta a diverse e possibili interpretazioni, ha trovato, suo malgrado, nella comunità hippies un sostegno che ne ha favorito la diffusione. Gli hippies vedono allusioni psichedeliche tra le sue opere, le analizzano al punto da trovare continue e fantasiose suggestioni.
Alcuni critici considerano la sua arte come un'anticipazione dell'Optical-Art.
Il "fenomeno" Escher, capace di creare suggestioni e mistero attraverso la sua arte, resta un 'enigma irrisolto o forse il paradosso di se stesso.
La mostra, grazie al successo incredibile registrato, è stata prorogata fino al 23 Marzo 2014.

Fondazione Palazzo Magnani
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Corso Garibaldi 31
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Fax + 39 0522 44 44 36

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