di
William Molducci
"Della
fatal quiete” è il titolo del nuovo album di Beppe Giampà, il
secondo capitolo del filone letterario iniziato con “I mattini
passano chiari", il disco dove ha musicato le poesie di Cesare Pavese.
In questo progetto l’artista astigiano ha scelto i componimenti di
poeti italiani nati nel 1800: Giosuè Carducci, Dino Campana, Giacomo
Leopardi, Ugo Foscolo, Giovanni Pascoli, oltre al portoghese Fernando
Pessoa.
Il
lavoro di ricerca di Giampà è iniziato con la difficile selezione
delle poesie da musicare, un’impresa per nulla facile ma
presupposto necessario per la realizzazione di un’opera di questo
spessore. La disposizione dei brani nel CD è istintiva, basata su
sensazioni a “pelle”, tranne il legame tra brano di apertura e
“Infinito” di Giacomo Leopardi, posto a conclusione dell’album.
Le
note del pianoforte suonato da Marco Genta introducono i versi
iniziali di “San Martino”, che Giampà porge con garbo, lasciando
alla musica il compito di rivelare il contrasto tra l’atmosfera del
borgo e il suono del mare in tempesta, simbolo di un’inquietudine
destinata a dissolversi nella nebbia, sino a raggiungere l’apparente
tranquillità in cima alla salita. Si tratta di una pace momentanea,
la forza del maestrale agita il mare dell’esistenza umana mentre le
tenebre della notte incombono.
Fisarmonica
e basso introducono “La piccola passeggiata del poeta”, tratta
dai “Canti Orfici” di Dino Campana. Le parole di Campana guidano
e ispirano le note scritte da Giampà, in una sorta di simbiosi che
ne fanno canzone vera e popolare, scapigliata e un po’ decadente:
“Trovo l'erba mi ci stendo a
conciarmi come un cane, da lontano un ubriaco canta amore alle
persiane".
La copertina del nuovo CD di Beppe Giampà |
Il
titolo dell’album è tratto dal verso iniziale del sonetto “Alla
sera” di Ugo Foscolo, uno dei brani più orecchiabili, in cui
pianoforte e violino introducono il dileguarsi di ogni forma di vita
nel silenzio della sera, metafora della morte (nulla eterno), in cui
perdersi senza disperazione.
“Alla
luna” è la canzone/poesia del ricordo, del senso di continuità e
del legame tra passato e presente, elementi necessari per alimentare
l’immaginazione. Il musicista piemontese, accompagnato da
percussioni e fisarmonica, affida alla sua vocalità “Il rimembrar
delle passate cose”, enfatizzando l’essenza pessimistica,
sottotraccia della poesia di Giacomo Leopardi.
Beppe Giampà in versione Pop Art |
“Lavandare”
di Giovanni Pascoli è proposta come brano popolare, tra l’aratro,
la fisarmonica e le voci corali, sintesi del madrigale pascoliano, in
cui la tecnica poetica dell’analogia evoca il tradimento e
l’abbandono subito da una donna, come l’immagine dell’aratro
dimenticato in mezzo al campo senza che il lavoro sia terminato.
Il
tema dell’incedere del tempo lo troviamo anche in “Tedio
invernale”, tratto da “Rime nuove” di Giosuè Carducci, in cui
il rimpianto per i vecchi tempi si esprime nella metafora della
primavera e sul parallelismo tra luce, sole e vita: “Ma
ci fu dunque un giorno su questa terra il sole? Ci furono rose e
viole, luce, sorriso, ardor?”.
L’essenzialità dei suoni dona magia alla canzone.
"Della fatal quiete" raccoglie alcune poesie dei grandi poeti nati nel 1800 |
La
chitarra acustica accompagna “Non sto pensando a niente” di
Fernando Pessoa, mentre in “A zacinto” di Foscolo, le influenze
progressive esaltano la forza dei sentimenti:
"Né più mai toccherò le sacre sponde ove il mio corpo
fanciulletto giacque, Zacinto mia, che te specchi nell'onde del greco
mar, da cui vergine nacque".
Il
disco è stato finanziato, in parte, grazie a una campagna di
crowdfunding su Internet cui hanno aderito 44 co-produttori e
associazioni culturali da Italia, Francia e Belgio. Contatto Diretto
è tra i Media Partner sostenitori del progetto, come riportato anche
nel libretto allegato al CD.
Il cantautore astigiano durante uno dei tanti concerti live |
Alla
domanda di un giornalista che chiedeva a Giampà perché avesse
intrapreso una strada così difficile e discutibile, la sua risposta
è stata: "Semplicemente
perché voglio illudermi che di poesia ce ne sia davvero bisogno,
perché in Italia abbiamo un patrimonio culturale che dovrebbe
spogliarsi dei suoi tabù e diventare contaminazione artistica,
perché c'è bisogno di sensibilità tra di noi, e la poesia ha
questo potere. Probabilmente nello stato attuale delle cose la poesia
non ci fornirà il pane quotidiano, ma sicuramente ci renderà
persone migliori".
La
musica di Giampà è senza fronzoli, tanto affascinante quanto
essenziale, adatta al poeta come al ballerino, ricca di raffinate
atmosfere e resa suggestiva dal talento di una forte espressività
vocale. “Pianto antico” ne è un chiaro esempio, grazie alla
forza che la musica dona ai versi di Giosuè Carducci: “Sei
ne la terra fredda, sei ne la terra negra, né il sol più ti
rallegra, né ti risveglia amor”.
Il
video ufficiale di “Alla Sera”:
Copyright
by William Molducci
Nessun commento:
Posta un commento