di
Simonetta Sandri
“Si
dice che la vita sia composta da 12 stanze. 12 stanze in cui
lasceremo qualcosa di noi che ci ricorderanno. 12 le stanze che
ricorderemo quando saremo arrivati all’ultima. Nessuno può
ricordare la prima stanza dove è stato, ma pare che questo accada
nell’ultima che raggiungeremo. Stanza, significa fermarsi, ma
significa anche affermarsi. Ho dovuto percorre stanze immaginarie,
per necessità. Perché nella mia vita ho dei momenti in cui entro in
una stanza che non mi è molto simpatica detto sinceramente. E’ una
stanza in cui mi ritrovo bloccato per lunghi periodi, una stanza che
diventa buia, piccolissima eppure immensa e impossibile da
percorrere. Nei periodi in cui sono lì ho dei momenti dove mi sembra
che non ne uscirò mai. Ma anche lei mi ha regalato qualcosa, mi ha
incuriosito, mi ha ricordato la mia fortuna. Mi ha fatto giocare con
lei. Si, perché la stanza è anche una poesia“.
(Ezio Bosso)
InsuperAbile, inafferrAbile,
inenarrAbile. Ezio è un genio. Un genio della musica, dell’ironia,
della simpatia, dell’arguzia. E mostra la forza di un Uomo che
grazie al suo spirito supera tutte le barriere. Anche quelle del
suono.
Siamo
un Paese strano, quello che si accorge sempre tardi dei suoi talenti.
D’altra parte, i romani insegnavano che Nemo propheta in patria. Ma
oggi, di Ezio Bosso parlano tutti: il web impazza, i commenti al
video dell’esibizione di Sanremo sono migliaia, la rete mormora. E
le sue frasi sono già aforismi. Ma come non fermarsi a riflettere
davanti alle parole di un uomo così normale e speciale al tempo
stesso. Come non commuoversi di fronte a tanta pura, disarmante
umanità? Il Buongiorno sulla Stampa che gli ha dedicato Massimo
Gramellini è splendido. E’ bello fare colazione in un altro Paese,
leggendo queste parole come primo esercizio mattutino. Il riferimento
a un uomo che non è certo con le spalle al muro a causa della sua
situazione fisica ma “che oltrepassa il muro nell’unico modo
possibile, volando”, è una poesia.
Quelle mani agili e quasi
magiche che scorrono sulla tastiera suonando un leggero e tintinnante
“following a bird” fanno volare insieme a quel piccolo animaletto
che svetta verso le nuvole. Spensierato, incurante della
pioggerellina sotto le sue ali, l’incantevole che incanta. Noi con
lui, noi con Enzo. E solo con la musica che commuove, che smuove.
Questo meraviglioso pianista
non è sconosciuto agli esperti di musica. Ezio ha 44 anni, è
torinese, e ha imparato a leggere lo spartito prima delle lettere, a
4 anni, infatti, già suonava. Da ragazzino è stato bassista degli
Statuto, abbandonati per la musica classica, e a soli 16 anni ha
debuttato come solista. Formatosi anche a Vienna, compositore,
direttore (anche della London Symphony), ha firmato la colonna sonora
di “Io non ho paura”, di Gabriele Salvatores. Nel 2011, ha dovuto
sottoporsi a un intervento al cervello che lo ha precipitato, parole
sue, in “una storia di buio”. Dopo l’intervento infatti è
stato colpito da una malattia autoimmune. Non riusciva più a parlare
e a suonare, ha dovuto riapprendere tutto. Ma non si è fermato, la
musica lo ha guidato, lo ha sostenuto. Lui stesso dice che essa è la
sola vera terapia, ricordando il grande maestro Claudio Abbado. Nel
2015 ha inciso il primo disco “The 12th Room”, doppio cd per
piano solo registrato con il pubblico in sala a Gualtieri.
I
suoi pensieri sono lucidi, trasparenti, toccanti, umani come solo
quelli di una persona che combatte ogni giorno possono essere. Non è
compassione, ma meraviglia ed empatia quella che suscita Ezio, un
uomo di fango e stelle, come continua Gramellini, un piccolo miracolo
che ci fa uscire dalla confusione di un mondo che combatte, che non
si comprende, di uomini che hanno perso l’orientamento e la
capacità di comprendere cosa veramente conti nella vita. Fermarsi un
attimo a pensare e a rivedere tanti giorni persi è il vero miracolo
di Ezio. Per uscire da quella stanza che non ci piace, infine. Grazie
magico Ezio, grazie maestro.
Ezio Bosso - 'Following a bird' a Sanremo 2016:
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by Simonetta Sandri
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