Sebastio Salgado: Genesi ed altri pensieri
di
Simonetta Sandri
Brasiliano,
figlio di una terra spesso definita come un Paradiso per le sue
immense, rigogliose ed uniche bellezze naturali, Sebastião Salgado è
oggi la vera essenza della fotografia.
Salgado
rappresenta, insieme a Yannis Arthus Bertrand e Steve McCurry, l’autenticità dell’essenziale invisibile agli occhi. Il Piccolo
Principe avrebbe avuto il mio stesso pensiero osservando le immagini
di questi splendidi artisti, pur specificatamente diversi.
Se,
come diceva il grande Henri Cartier-Bresson, “è
un'illusione che le foto si facciano con la macchina.... si fanno con
gli occhi, con il cuore, con la testa”
e ed e’ vero quello che lo stesso ripeteva, ovvero che “le
fotografie possono raggiungere l'eternità attraverso il momento”,
Salgado è l’anima di questa verità, anima dell’anima del mondo,
anima che anima il mondo.
Le
fotografie possono raggiungere l'eternità attraverso il momento.
Tersicore potrebbe danzarvi intorno, in un magico circolo, insieme a
Talia festosa o a qualche altra Musa curiosa.
Questi
attimi sono e diventano eterni negli scatti dell’artista
brasiliano, oggi in Mostra all’imponente e candida Ara Pacis di
Roma, con la sua nobilissima ed autentica Genesi.
Non a
caso, la luminosa città eterna ospita le origini, la nascita, la
creazione, l’incipit di tutto. Roma che è un punto di partenza per
tutti, crocevia della storia e della cultura mondiali.
Il
mondo viene catturato, apertamente, furtivamente, con dedizione e
rispetto. Le immagini dell’Ara Pacis sono un inno alla vita, alla
Natura che sopravvive all’Uomo distruttore.
Nato
da un’idea della moglie Lélia, fedele compagna, musa e curatrice
di ogni grande mostra dell’artista, il progetto, iniziato nel 2004,
è frutto di oltre 8 anni di lavoro e trenta reportage.
La
mostra è divisa in cinque parti, quasi il mondo fosse suddiviso in
tali grandi aree: iniziando dal sud del Pianeta, l’Argentina,
l’Antartico e le sue isole, vi è poi una sezione sulla cocente
Africa ed una terza parte dedicata a un certo numero di isole
definite “i santuari del pianeta”
perché custodiscono una biodiversità particolare (come il
Madagascar, la Papua Nuova Guinea e i territori degli Irian Jaya).
Seguono poi l’emisfero nord del mondo, che comprende regioni
fredde, incluso il Colorado, e la quinta ed ultima sezione, riservata
alla viva e felice Amazzonia. Si percorrono l’Amazzonia del Brasile
ma anche quella del Venezuela, con le sue magnifiche ed imponenti
catene, e in Brasile vengono esposte anche la zona del Pantanal: un
habitat di specie faunistiche molto differenziate e importanti.
Il
pianeta fragile che ci circonda è rappresentato nella sua intera
bellezza e spettacolarità, con un aperto ed onesto invito a
rispettarlo, proteggerlo, accarezzarlo, curarlo, recuperarlo,
accompagnarlo con immensa cura ed attenzione. In una parola a
salvarlo.
Attraverso
paesaggi marini e terrestri, con animali ed immagini mozzafiato degni
del più bel film muto in bianco e nero, con colonna sonora
imperiosa, ci si sente - e si è - lontani dal mondo moderno e dai
suoi ritmi frenetici e rumorosi, abbracciati teneramente solo alla
Natura ed al suo silenzio originale. Calma e impeto allo stesso
tempo. Una natura degna di un autentico Sturm
und Drang, dolce utopia, titanicamente
goethiana. Solo da amare.
Fotografo
di uomini, basti pensare allo splendido Migrations,
che ho avuto l’onore di vedere a Parigi nel 2000, Salgado fotografa
oggi, in questa mostra, per la prima volta, altri esseri viventi,
desideroso di salvaguardare un mondo di foreste savane e deserti,
spesso in pericolo per incoscienza e noncuranza dell’essere
pensante. Un incanto lirico e potente, in equilibrio.
Allora
Salgado aveva contenuto in 300 fotografie e sette anni di lavoro i
racconti dei popoli migranti, dei loro travagli e delle loro
speranze. Aveva ritratto con maestria un'umanità in movimento,
costretta da guerre, discriminazioni razziali, carestie e miseria a
lasciare i propri luoghi d'origine per inseguire vaghe speranze di
sopravvivenza. Un viaggio a fianco dei nuovi emigranti e degli esuli,
attraverso i continenti, dalla disperata e disperante situazione
africana, agli aspetti e alle conseguenze del nuovo «urbanesimo»,
in Asia e in America Latina. Drammi e tragedie che Salgado presentava
sempre con grande rispetto e sensibilità e con attenzione
particolare alla salvaguardia della dignità dell’individuo ed alla
sua sofferenza.
Ascoltare
gli sguardi di allora equivale ad ascoltare i suoni ed i rumori della
Genesi di
oggi.
Rispettare
quelle grida speranzose e quelle fughe rocambolesche di allora,
equivale a rispettare la voglia di equilibrio, di rispetto e di
rinascita della Genesi di
oggi. Un invito a tutti a ritrovare l’equilibrio delle origini, le
nostre e le vostre, quelle dell’intera umanità.
Kapucinski
pensava che “un viaggio non inizia nel
momento in cui partiamo né finisce nel momento in cui raggiungiamo
la meta. In realtà comincia molto prima e non finisce mai, dato che
il nastro dei ricordi continua a scorrerci dentro anche dopo che ci
siamo fermati. È il virus del viaggio, malattia sostanzialmente
incurabile”. Con Salgado abbiamo
preso anche noi questo virus, abbiamo percorso i ricordi di un
artista che li ha fermati in immagini ma che non per questo non ci
incita a non continuare il viaggio. Perché ogni viaggio ci insegna
a rispettare e ad amare storie e sentimenti legati alle meraviglie
della Natura che ci circonda, alla ricerca del Paradiso perduto.
Seguendo il detto prezioso e saggio dei nostri avi, Festina
Lente.
Promossa
da Roma Capitale, Assessorato alle Politiche Culturali e Centro
Storico -
Sovrintendenza
Capitolina ai Beni Culturali e dalla Camera di Commercio di Roma con
il patrocinio del Ministero dell’Ambiente e della Tutela del
Territorio e del Mare, realizzata da Amazonas Images e prodotta
da Contrasto e Zètema Progetto Cultura, a cura di Lélia
Wanick Salgado, Genesi
si
svolge in contemporanea con altre grandi capitali (Londra, Rio De
Janeiro,
Toronto).
Da queste raggiungerà
le maggiori metropoli del mondo. A Roma resterà aperta fino al 15
settembre 2013.
Per
chi volesse leggere un interessante articolo su Salgado, e la sua
genesi di Genesi,
si consiglia di leggere Ian Parker,
A cold light – How Sebastião Salgado captures the world,The New
Yorker,
April 18, 2005.
Copyright © by Simonetta Sandri
15 commenti:
Magiche le immagini e le parole a commento. Ho avuto il privilegio di visitare la mostra a Roma insieme ad una persona straordinaria che amo profondamente. Vedendo queste immagini e leggendo il commento si ha la misura di come questo nostro mondo sia incredibilmente bello e di come corra l'obbligo per tutti noi di salvaguardarlo e rispettarlo. Complimenti all'autrice dalle cui parole emergono entusiasmo ed amore per la fotografia.
Grazie per il commento. È un onore per chi scrive incontrare lettori attenti e curiosi ed avere il privilegio di condividere con essi le sensazioni migliori. Simonetta
Le parole di Simonetta sono sempre magiche... riescono a calarti nella realtà a poco a poco e ti trovi dentro a una storia, come se si entrasse in un libro di favole, di storie. Un po' un altro mondo. Bellissimo commento.
Se vi capitasse di visitare la mostra di Salgado a Roma non trascurate le straordinarie immagini che l'artista ha dedicato ai gabbiani. Si respira aria di liberta' guardandole, come leggendo le parole di Simonetta che accompagnano immagini uniche e rare.Luc.
Il virus del viaggio, incurabile...per fortuna.
Foto che aprono un viaggio nella nostra coscienza. Parole che spalancano le porte della percezione. Straordinario.
La fotografia è una rappresentazione della realtà che solo i grandi fotografi fanno diventare arte, capace di suscitare emozioni. Le fotografie mostrate in questo articolo sono splendide e si guardano con lo stesso piacere con cui si guarda un bel quadro. Simonetta Sandri è stata bravissima nell'inquadrare e spiegare l’opera di Salgado e farci venire il desiderio di vedere la mostra.
Devo ancora una volta ringraziare tutti per l'incoraggiamento che da la forza di continuare a condividere. È meraviglioso vedere come tante persone siano ancora sensibili alla natura, al suo splendore, alla parole ed ai sentimenti che ci rendono unici. Simonetta
Il saper raccontare emozioni attraverso la fotografia e le parole, è un'arte. E quando riesce a permeare e lasciare del suo mentre ti attraversa, ha raggiunto il suo scopo.
Queste parole e queste fotografie hanno raggiunto il loro scopo. Queste parole e queste immagini ti tendono una mano che ti invita ad entrare con loro e lasciarti trasportare, abbandonandoti a suoni, colori, odori, sensazioni. Alto livello emozionale. Carola
Le parole e le immagine, si completano cosi bene un al latro che ti lasciano viaggiare...
'ogni viaggio ci insegna a rispettare e ad amare storie e sentimenti legati alle meraviglie della Natura che ci circonda, alla ricerca del Paradiso perduto' molto bello Simonetta.... Nadia
Immagini meravigliose... Raccontate da parole profonde e coinvolgenti. Fanno venir voglia di partire ...adesso! Il virus del viaggio...incurabile!
Daria
bellissime parole Simonetta e meravigliose le foto! Spero di poter vedere la mostra.
angela
Ho appena finito di leggere l'articolo e sono già pronta per vedere la mostra...incredibile il potere delle parole e delle immagini...
foto speciali, davvero... vien voglia di partire subito
L’opera di questo artista ci offre l’ennesima occasione per ammirare la bellezza del nostro pianeta e per riflettere sulla necessita’ di difenderlo, passando da un atteggiamento di “spettatore” ad uno eticamente piu’”proattivo”
Simonetta Sandri, ha saputo esprimere al meglio, con il suo stile sempre appassionato e la sapiente scelta delle immagini, l’essenza stessa dell’arte di Sebastião Salgado, sottolineando come al piacere estetico delle ”bellezze naturali” vada anche associato un forte impegno etico per la loro salvaguardia considerando il legame ancestrale tra uomo e natura. Bellissimo soggetto ed articolo, complimenti!
Posta un commento