di
William Molducci
Niccolò
Fabi con “Una somma di piccole cose” si è aggiudicato la Targa
Tenco per il miglior album dell'anno, ripetendo a distanza di tre
anni la precedente vittoria ottenuta con “Ecco”. Come
consuetudine la consegna dei premi è stata organizzata dalla
direzione del Premio presso lo storico Teatro Ariston di Sanremo.
Gli
autori di riferimento del nuovo lavoro di Niccolò Fabi sono gli
statunitensi Bon Iver, e Sufjan Stevens, oltre a Bob Dylan e James
Taylor. Il legame del cantautore romano con gli Stati Uniti,
California in particolare, è molto forte, da quando suo fratello e
sua sorella hanno scelto di trasferirsi e vivere a Los Angeles.
“Una
somma di piccole cose”, l’ottavo album della sua carriera (senza
considerare quello con Max Gazzè e Daniele Silvestri), è un punto
di arrivo da cui ripartire, un lavoro libero dai rigidi vincoli
commerciali in favore di una creatività più vissuta e personale. Il
disco è stato scritto, suonato e registrato in poche settimane nel
casolare di campagna del cantautore, situato nella Valle di Baccano,
vicino a Roma.
Niccolò Fabi (ph. Niccolò Caranti CC 3.0) |
Tra
i nove brani della track list, “Le
cose non si mettono bene” ha un peso particolare, si tratta di una
cover del brano già inciso dal
gruppo laziale Hellosocrate, che ha interrotto l’attività a
seguito della prematura scomparsa del front-man Alessandro Dimito. Le
canzoni di Fabi si ispirano all’indie-folk americano, il genere
musicale influenzato dal folk degli anni cinquanta, sessanta e
settanta e dalla musica country. Gli arrangiamenti, molto vicini a
un’essenzialità quasi grezza, evidenziano una sottrazione musicale
a vantaggio della comprensione delle parole e del loro significato.
“Una
somma di piccole cose” è anche il titolo del brano che apre il
disco, suonato integralmente da Fabi. Il pezzo è un eccellente
esercizio acustico di chitarra e pianoforte, strumenti ideali per
accompagnare rimpianti e considerazioni esistenziali, sui momenti
perduti che inevitabilmente non ritorneranno più: “Una
somma di passi, che arrivano a cento, di scelte sbagliate, che ho
capito col tempo, ogni volta ho buttato ogni centimetro in più come
ogni minuto che abbiamo sprecato e non ritornerà”.
La copetina di "Una somma di piccole cose" |
“Ho
perso la città” misura la distanza dal luogo ameno in cui è nato
questo album, con le “corsie preferenziali”, le subway e le
squallide periferie delle grandi città. Una serie di immagini che
fotografano la confusione, la perdita dell’identità e del sogno,
concetti metaforicamente sintetizzati in una frase del brano: “…
hanno vinto i ristoranti giapponesi che poi sono cinesi, anche se il
cibo è giapponese…”. Il
video ufficiale di questa canzone è stato realizzato da Roberto
Biadi, creativo torinese, che ha raccontato una giornata qualsiasi in
una città volutamente non ben identificata, con scene girate a
velocità accelerata in numerose metropoli. Il filmato mette in
risalto il ritmo forsennato della metropoli contrapposto ad alcuni
oggetti che sembrano fermare il tempo e creare un proprio mondo: una
bicicletta, un ombrello e una penna. Bello il finale sublimato
dall’incedere del coro, che accompagna un writer intento a
disegnare un panorama senza costruzioni, con tanto verde, cielo
azzurro e qualche nuvoletta.
“Filosofia
agricola” auspica il ritorno alla terra a quella che appare come la
più sostenibile dimensione dell’uomo, dove la natura viene
rispettata e non continuamente compromessa. Le parole scorrono facili
sul desiderio di libertà e utopie, ma non manca la consapevolezza di
quanto sia difficile cambiare il modello di vita che ci siamo
costruiti: “Se avessi meno
nostalgia saprei conoscere, godermi e crescere, invece assisto
immobile al mio nascondermi e scivolare via da qui”.
La volontà del cantautore romano di raccontare tematiche
ambientaliste si era già manifestata con la realizzazione, insieme
al geologo Mario Tozzi, dello spettacolo “Musica sostenibile”. Il
progetto nacque nel 2015 in occasione del ricordo della tragedia di
Val di Stava del 1985, quando i bacini di decantazione della miniera
di Prestavel ruppero gli argini scaricando 180.000 m3
di fango sull'abitato di Stava, piccola frazione del comune trentino
di Tesero.
Niccolò Fabi (ph. di Niccolò Caranti C.C 3.0) |
“Una
mano sugli occhi” e “Le chiavi di casa” parlano d’amore, di
ragazzi con la mano nella mano, del loro osservarsi quasi di
nascosto, come in un gioco. “Le chiavi di casa” si sviluppa per
immagini, una tecnica di scrittura cinematografica utilizzata anche
in altre canzoni del disco, una serie di fotogrammi che sintetizzano
stati d’animo e pensieri: “…tu
prenditi i tuoi rischi, tanto amandosi raddoppiano per forza, le
ragioni, per cui possono ferirti, stai attento alle correnti e non
scordarti le chiavi di casa”.
In
“Facciamo finta”, un padre racconta il mondo dei suoi sogni con
le parole di un bambino, in una sorta di favola: “Facciamo
finta che io sono un Re, che questa è una spada e tu sei un soldato.
Facciamo finta che io mi addormento e quando mi sveglio è tutto
passato. Facciamo finta che io mi nascondo e tu mi vieni a cercare e
anche se non mi trovi tu non ti arrendi perché magari è soltanto
che mi hai cercato nel posto sbagliato…”.
“Una
somma di piccole cose” ha vinto la Targa Tenco come miglior album
con merito, senza dubbio c’erano anche altri lavori degni di questo
riconoscimento ma bisogna ammettere che si tratta di una delle
produzioni più coraggiose e originali. Niccolò Fabi ha proposto un
disco realizzato con cura artigianale, prestando attenzione sia ai
contenuti sia alla musicalità dei testi.
Niccolò Fabi - Facciamo Finta - Hills Sessions
Tutte le fotografie sono di Niccolò Caranti, licenza C.C 3.0
Copyright
by William Molducci
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