Sylvain Tesson, Petit Traité sur l'immensité du monde
Editions des Equateurs, 2005, 167 p.
Piccolo trattato sull'immensità del mondo
di Simonetta Sandri
Editions des Equateurs, 2005, 167 p.
Piccolo trattato sull'immensità del mondo
di Simonetta Sandri
Per
rallentare la fuga inesorabile del tempo, Sylvain Tesson, che ormai
seguiamo con la massima attenzione da qualche mese, percorre il
mondo a piedi, a cavallo, in bicicletta, in canoa. Cammina, cavalca
nelle steppe dell’Asia Centrale o nel Tibet, ma, a Parigi, scala
anche i monumenti a mani nude. Per abbracciare meglio e con forza
intensa la terra, per comprenderla, interpretarla ed ascoltarla,
passa le notti sulla cima della parigina Notre-Dame,
bivacca all’ombra di un albero formoso o sotto un ponte solitario,
si fa ospitare da magre capanne minimaliste, di leggero bambù.
Nessuna tempesta fa spavento, tutto respira. Meraviglia
ed incanto sono rincorsi e ricercati con energia, alla fine trovati e
riscoperti.
Ancora per gli amanti del viaggio avventuroso, da divorare. Una disobbedienza naturalista.
Ancora per gli amanti del viaggio avventuroso, da divorare. Una disobbedienza naturalista.
In
una società pervasa dalla continua comunicazione sempre e ad ogni
costo, Tesson ci regala ed insegna un nuovo nomadismo, un
vagabondaggio gioioso, leggiadro e libero.
Questo
libricino, ricoperto di brina, è davvero rivolto a tutti coloro che
almeno una volta nella propria vita hanno sentito la necessità di
evadere dalla città, dai grattacieli, dalle case, dagli uffici, dai
negozi, dalle metropolitane, dai garage, dai treni, dagli aerei,
dagli autobus, dai tram, insomma il bisogno di andarsene lontano,
soli con le proprie forze ed i propri umili desideri. Lontano da ogni
modernità, da ogni forma di civiltà e civilizzazione, vera o
presunta tale. Perché spesso quello che chiamiamo civilizzazione non
lo è poi così tanto, perché a volte siamo in un mondo che ha perso
ogni dimensione e contatto umani, ogni forma di aperta ed autentica
complicità con e tra gli essere viventi.
Al
centro dell’opera, tuttavia, non vi è né la critica alla società
moderna né al capitalismo o alle sue forme di ricchezza, ma solo le
virtù del camminare, del tragitto, della via, del viaggio.
“Il
viaggiatore a piedi decide di e su tutto: dei suoi atti così come
dei suoi obiettivi. E’ capitano a bordo del suo viaggio. Pilota una
troika composta dal suo corpo, dalla sua anima e dal suo spirito...
il cammino si piega a ciò che lui decide…”. Il
viandante si fonde con e nell’ambiente, senza recitare.
E’
un viaggiatore che percorre strade aprendo “il
suo quaderno in carta di riso (economia del peso), ricoperto di una
scrittura molto fine (economia di spazio) e di frasi brevi (economia
di stile), che scrive a
lungo sotto l’occhio di ospiti silenziosi (economia delle parole)
che contemplano la fissazione in tempo reale sulla pagina bianca
degli avvenimenti e delle emozioni del giorno”.
I
chilometri e le distanze stimolano il fisico, lo stancano, lo
stremano a volte e quasi lo svuotano, ma ci spingono alla scoperta di
noi stessi e della nostra energia. Un’energia che è solo nostra e
con la quale dovremo fare i conti ma che sarà l’unica capace di
farci sopravvivere.
Il
tema dell’apertura incentra il cammino della scoperta introspettiva
di sé, l’apertura agli altri, alle loro abitudini ed usi, ai loro
difetti, ai loro pregi, attraverso la convivialità e l’ospitalità.
Ma anche l’apertura all’immensità della natura seducente ed alla
sua forza senza fine.
Chi
di voi ha letto Into
The Wild,
capirà il senso di libertà di respirare solo ossigeno libero e
puro, il ritmo dei passi in armonia con quello del cuore, alla
scoperta di un mondo senza limiti da parte di spirito senza limiti.
Sentirà vivo il tocco della natura, la bellezza di accarezzarla
dolcemente e teneramente con la punta delle agili dita quasi
vellutate di rosa, di toccarla dopo una lunga assenza, lo stesso
tepore che si assapora quando si sfiora la persona amata che non si
vede da lungo tempo perché distante nello spazio ma non nel tempo e
nella mente. Chi di voi ha amato questi testi, così come il Walden
di
Thoreau,
riscoprirà l’intimità ritrovata con una natura che apre il cuore,
quasi eterna nella bellezza delle sue foreste rigogliose, dei suoi
deserti accecanti e delle sue alte montagne rocciosamente spinose.
Ritroverà l’essenziale. Il cantico della Natura.
Perché
chi ha percepito queste emozioni nell’inchiostro scintillante e
quasi fresco di queste righe magiche e segrete, come un vero
vagabondo romantico immerso nel celeste, potrà arrivare al culmine
del cammino, ovvero alla comprensione del segreto delle forme. E
perché no delle ombre. Che da ombre diventeranno luce sicura.
La
versione italiana del libro si intitola Piccolo
trattato sull'immensità del mondo,
Piccola biblioteca Guanda, 2006,
137 p.
Copyright © by Simonetta Sandri
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