giovedì 13 febbraio 2014

Sylvain Tesson, Petit Traité sur l'immensité du monde

Sylvain Tesson, Petit Traité sur l'immensité du monde
Editions des Equateurs, 2005, 167 p.
Piccolo trattato sull'immensità del mondo

di Simonetta Sandri


Per rallentare la fuga inesorabile del tempo, Sylvain Tesson, che ormai seguiamo con la massima attenzione da qualche mese, percorre il mondo a piedi, a cavallo, in bicicletta, in canoa. Cammina, cavalca nelle steppe dell’Asia Centrale o nel Tibet, ma, a Parigi, scala anche i monumenti a mani nude. Per abbracciare meglio e con forza intensa la terra, per comprenderla, interpretarla ed ascoltarla, passa le notti sulla cima della parigina Notre-Dame, bivacca all’ombra di un albero formoso o sotto un ponte solitario, si fa ospitare da magre capanne minimaliste, di leggero bambù. Nessuna tempesta fa spavento, tutto respira. Meraviglia ed incanto sono rincorsi e ricercati con energia, alla fine trovati e riscoperti. 

 
 
Ancora per gli amanti del viaggio avventuroso, da divorare. Una disobbedienza naturalista.

In una società pervasa dalla continua comunicazione sempre e ad ogni costo, Tesson ci regala ed insegna un nuovo nomadismo, un vagabondaggio gioioso, leggiadro e libero.

Questo libricino, ricoperto di brina, è davvero rivolto a tutti coloro che almeno una volta nella propria vita hanno sentito la necessità di evadere dalla città, dai grattacieli, dalle case, dagli uffici, dai negozi, dalle metropolitane, dai garage, dai treni, dagli aerei, dagli autobus, dai tram, insomma il bisogno di andarsene lontano, soli con le proprie forze ed i propri umili desideri. Lontano da ogni modernità, da ogni forma di civiltà e civilizzazione, vera o presunta tale. Perché spesso quello che chiamiamo civilizzazione non lo è poi così tanto, perché a volte siamo in un mondo che ha perso ogni dimensione e contatto umani, ogni forma di aperta ed autentica complicità con e tra gli essere viventi.

Al centro dell’opera, tuttavia, non vi è né la critica alla società moderna né al capitalismo o alle sue forme di ricchezza, ma solo le virtù del camminare, del tragitto, della via, del viaggio.

Il viaggiatore a piedi decide di e su tutto: dei suoi atti così come dei suoi obiettivi. E’ capitano a bordo del suo viaggio. Pilota una troika composta dal suo corpo, dalla sua anima e dal suo spirito... il cammino si piega a ciò che lui decide…”. Il viandante si fonde con e nell’ambiente, senza recitare.
E’ un viaggiatore che percorre strade aprendo “il suo quaderno in carta di riso (economia del peso), ricoperto di una scrittura molto fine (economia di spazio) e di frasi brevi (economia di stile), che scrive a lungo sotto l’occhio di ospiti silenziosi (economia delle parole) che contemplano la fissazione in tempo reale sulla pagina bianca degli avvenimenti e delle emozioni del giorno”.
I chilometri e le distanze stimolano il fisico, lo stancano, lo stremano a volte e quasi lo svuotano, ma ci spingono alla scoperta di noi stessi e della nostra energia. Un’energia che è solo nostra e con la quale dovremo fare i conti ma che sarà l’unica capace di farci sopravvivere.
Il tema dell’apertura incentra il cammino della scoperta introspettiva di sé, l’apertura agli altri, alle loro abitudini ed usi, ai loro difetti, ai loro pregi, attraverso la convivialità e l’ospitalità. Ma anche l’apertura all’immensità della natura seducente ed alla sua forza senza fine.
Chi di voi ha letto Into The Wild, capirà il senso di libertà di respirare solo ossigeno libero e puro, il ritmo dei passi in armonia con quello del cuore, alla scoperta di un mondo senza limiti da parte di spirito senza limiti. Sentirà vivo il tocco della natura, la bellezza di accarezzarla dolcemente e teneramente con la punta delle agili dita quasi vellutate di rosa, di toccarla dopo una lunga assenza, lo stesso tepore che si assapora quando si sfiora la persona amata che non si vede da lungo tempo perché distante nello spazio ma non nel tempo e nella mente. Chi di voi ha amato questi testi, così come il Walden di Thoreau, riscoprirà l’intimità ritrovata con una natura che apre il cuore, quasi eterna nella bellezza delle sue foreste rigogliose, dei suoi deserti accecanti e delle sue alte montagne rocciosamente spinose. Ritroverà l’essenziale. Il cantico della Natura.
Perché chi ha percepito queste emozioni nell’inchiostro scintillante e quasi fresco di queste righe magiche e segrete, come un vero vagabondo romantico immerso nel celeste, potrà arrivare al culmine del cammino, ovvero alla comprensione del segreto delle forme. E perché no delle ombre. Che da ombre diventeranno luce sicura.
La versione italiana del libro si intitola Piccolo trattato sull'immensità del mondo, Piccola biblioteca Guanda, 2006, 137 p.

Copyright © by Simonetta Sandri

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