L'enigma
Escher
Paradossi
grafici tra arte e geometria
di
Eleonora Bonoretti
Enigma
[dal lat. aenigma -ătis, gr. αἴνιγμα -ατος, dal tema di
αἰνίσσομαι «parlare copertamente»],
il vocabolario Treccani lo definisce: "Breve componimento, per
lo più in versi, che propone, attraverso immagini e allusioni, un
concetto o una parola da indovinare e anche, detto, frase di
significato oscuro, espressione ambigua o velata..."
Maurits
Cornelis Escher: Buccia, maggio 1955 xilografia di testa e xilografia
in colori nero, marrone, grigio-blu e grigio stampata da due blocchi,
345x235 mm
Gli
enigmi affascinano, incuriosiscono, chiunque abbia voglia di aprirsi
alla scoperta di un mondo fatto di arte e paradossali geometrie è
invitato a visitare la mostra dedicata a Maurits Cornelis Escher,
incredibile incisore, artista del piano, delle forme e del mistero.
Mauritis Cornelis Escher: Giorno e notte, 1938, xilografia a due colori 39,3 x 67,8 cm.
La
formazione artistica di M. C. Escher, non segue gli stereotipi
classici, non diventa improvvisamente genio, al contrario, la sua
figura emerge lentamente, allievo di Samuel Jessurun de Mesquita, le
sue prime incisioni fra il 1918 e il 1919, sono legate alla tecnica
del linoleum e al clima simbolista dell'ambiente liberty di quel
momento.
E'
nel 1922, che grazie a un viaggio in Italia, scopre nelle decorazioni
del Duomo di Siena, ma anche nella Biblioteca Piccolomini, il tema
della tassellazione. Durante i giorni del Palio, rimane colpito dalle
bandiere delle Contrade; il Bruco, l'Istrice, la Chiocciola, il
Leocorno e l'Onda, tutte ornate secondo una divisione del piano
periodica, un elemento che suggerisce le sue future scelte
stilistiche.
Al
centro della teoria delle tassellazioni, c'è l'esigenza di ricoprire
il piano euclideo, considerato illimitato, con dei tasselli,
predeterminati per forma e numero, senza che questi si sovrappongano
e senza creare spazi vuoti, come in un puzzle. Sempre nello stesso
anno, un viaggio in Spagna, a Granada, in cui visita l'Alhambra con i
suoi mosaici regolari dalle arabe forme geometriche, nasce così, per
contrasto, l'interesse alle forme associabili ad oggetti o alla
natura e al mondo circostante. Sia Escher che i mori sono interessati
alle esplorazioni delle tassellature in tutte le possibili isometrie,
ma l'originalità
di
Escher si esprime in modo evidente nell'uso del colore, la
tassellatura diventa anche cromatica.
Maurits
Cornelis Escher: Su e giù, luglio 1947 litografia in colore marrone,
503x205 mm
Rientrato
in Italia, affascinato dall'arte italiana medievale e del primo
rinascimento, si apre allo studio delle superfici complesse, alle
geometrie non euclidee, alla tridimensionalità; si confronta con un
universo numerologico, con l'infinito e lo spazio, gli stessi misteri
con cui deve fare i conti l'esistenza umana.
Osservando
le opere di quel periodo, emerge chiara la sua sensibilità
artistica,
la capacità
di
rielaborare in forma personale e unica il clima culturale del
momento. I lavori di Escher diventano un ponte fra la cultura
medievale e quella surrealista, passando per i capolavori di Bosch,
di Piranesi e del Futurismo. Il percorso creativo di Escher è
infatti un continuo intrecciarsi di rimandi fra correnti a lui
contemporanee e memoria storica della pittura e dell'incisione.
Molteplici
linguaggi artistici emergono dalle sue opere. Nell'incisione del
1922, San Gimignano, è possibile ritrovare alcune suggestioni di un
Van Gogh in Notte stellata e Alberi di olive con le Alpi sullo
sfondo, dove gli ulivi di Escher, posti in primo piano, si animano
dello stesso bianco dei cieli stellati di Van Gogh.
Nelle
incisioni dedicate alla Calabria, Morano e Rossano, appaiono chiari
rimandi simbolisti e divisionisti.
Nella
serie Emblemata, nell'opera numero dieci, L'acciarino, il veloce
movimento delle mani, ricorda quello della Mano del violinista,
dipinto da Giacomo Balla nel 1912.
L'Italia
offre al giovane Escher, le prime opportunità
professionali,
diventando una seconda patria, fino a che, nel luglio del 1935,
vedendo rientrare a casa da scuola i figli, con la divisa del
"Piccolo Balilla", decide di abbandonare per sempre
l'Italia.
Da
quel momento, smette di rappresentare ciò che i suoi sensi sono in
grado di percepire e inizia a rivolgere la sua attenzione al mondo
interiore, costruito solo dei suoi ricordi. Costretto da un esilio
forzato, ad allontanarsi dall'illustrazione fedele del mondo
circostante, trova rifugio nelle immagini interne.
Se,
come da lui sostenuto:"da principio non conoscevo nessunissima
regola del gioco", progressivamente attraverso lo studio giunge
a un contatto sempre più approfondito con la geometria e la
cristallografia. Attraverso la fantasia si misura con gli oggetti
impossibili; lo spazio diventa estremo. Il riferimento di partenza è
il piano cartesiano, , la geometria diventa misura di ogni cosa, il
mondo è svincolato dai sensi. La ricerca matematica indaga le
connessioni fra gli enti astratti, cercando di definirne la
struttura, crea nuovi concetti, separati dal reale, impensabili
nell'universo delle sensazioni e quindi Paradossali.
Escher
si spinge oltre l'apparenza, entra in gioco il paradosso, che và
oltre
l'esperienza sensoriale. I suoi puzzle sfidano le capacità
percettive
di chi li osserva, sono i Mondi di Escher, la regolarità, le
simmetrie si modificano nello spazio e nel tempo, diventando cicli,
metamorfosi. Attraverso queste variazioni dinamiche delle
tassellazioni, facendo evolvere i tasselli in figure indipendenti,
Escher riesce a rappresentare il passaggio dal bidimensionale al
tridimensionale.
E'
la metamorfosi della forma, dall'ordine alla libera espressività,pur
mantenendo il ritmo e la simmetria. L'esigenza di conservare un
equilibrio armonico, lo porta a scoprire armonie nascoste, non sempre
immediatamente percepibili, come l'uso del colore.
Alla
base delle sue riflessioni sulla forma, ci sono i principi della
Teoria della Gestalt, le leggi della visione e della percezione che
lo conducono alla realizzazione delle sua opera più straordinaria:
Metamorphose. Questa incisione rappresenta la sintesi della sua
ricerca artistica, si base sul concetto che da una forma ne può
nascere un'altra, connessa alla prima ma del tutto diversa; il tutto
è diverso dalla somma delle singole parti; in questa incisione
emerge anche l'idea di ciclo, un viaggio tra le forme sviluppate in
modo insolito e inaspettato, fra due identici punti di origine e
conclusione, attraverso la terza dimensione, il principio cardine è
quello della metamorfosi, figure inanimate, senza continuitàà
diventano
esseri viventi, che cambiano ed evolvono conducendoci in mondi
inaspettati.
Maurits
Cornelis Escher: Relatività,
luglio 1953 litografia, 277x292 mm
Il
mondo diventa una realtà
impossibile
da indagare, l'oggettività
viene
raggiunta solo attraverso la somma delle soggettività.
Nascono i mondi impossibili di Escher. Nel 1954, Escher, grazie a una
mostra tenuta ad Amsterdam, durante il Congresso di Matematica,
riceve i primi riconoscimenti per il proprio lavoro e approfondisce i
suoi studi matematici sugli oggetti impossibili, costruzioni
apparentemente logiche, ma che appartengono all'universo dei
paradossi percettivi.
Maurits
Cornelis Escher: Nastro di Möbius II (Formiche rosse), febbraio
19663 xilografia in colori rosso, nero e verde-grigio stampata da tre
blocchi, 453x205 mm
Belvedere,
opera del 1958, ispirata al cubo di Necker, un cubo inottenibile,
localmente corretto ma globalmente impossibile, in cui l'ambiguità è
risolta unendo due possibilità.
Ascendente
e discendente, del 1960, studia la scala dei Penrose, la scala
impossibile, dove l'ultimo gradino, finisce per coincidere con il
primo dal quale si è partiti. L'effetto è quello di un moto
perpetuo, una metafora dell'assurdità
della
vita, un affannarsi inutile che non conduce da nessuna parte.
Spesso
Escher, si avvale nelle sue opere del Nastro di Möbius, una figura
geometrica singolare, una striscia che ha un solo lato e un solo
bordo; non è orientabile, un affascinante oggetto mentale quanto
reale, che sembra quasi un'aberrazione, incroci magici e
inesplicabili, una delle incisioni più celebri è sicuramente
Möbius
striscia II, nota come Formiche rosse, che se orientata
orizzontalmente, replica il simbolo di infinito, uno dei temi
preferiti di Escher.
Maurits
Cornelis Escher: Vincolo d'unione, aprile 1956 litografia, 253x339 mm
Escher,
in vita non ha ricevuto i riconoscimenti di cui gode oggi, il
rapporto con l'arte e la critica è sempre stato difficile, poco
compreso perché poco catalogabile con i movimenti artistici. Amato
dai matematici e dall'editoria che utilizza le sue incisioni per
accompagnare le opere di divulgazione scientifica. L'arte di Escher,
così aperta a diverse e possibili interpretazioni, ha trovato, suo
malgrado, nella comunità
hippies
un sostegno che ne ha favorito la diffusione. Gli hippies vedono
allusioni psichedeliche tra le sue opere, le analizzano al punto da
trovare continue e fantasiose suggestioni.
Alcuni
critici considerano la sua arte come un'anticipazione
dell'Optical-Art.
Il
"fenomeno" Escher, capace di creare suggestioni e mistero
attraverso la sua arte, resta un 'enigma irrisolto o forse il
paradosso di se stesso.
La
mostra, grazie al successo incredibile registrato, è stata prorogata
fino al 23 Marzo 2014.
Fondazione
Palazzo Magnani
I –
42121 Reggio Emilia
Corso
Garibaldi 31
Tel.
+ 39 0522 44 44 46
Fax
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