di
William Molducci
Sono
“Storie di presunta normalità” le canzoni che Adriano
Tarullo ha raccolto nel suo nuovo disco. 12 inediti che spaziano dal
dramma delle malattie alle favole delle ragazze in cerca della
felicità.
La
chitarra di Tarullo accompagna i testi scritti da lui stesso,
spingendosi spesso al limite della cronaca, liberando osservazioni
mai superficiali e mettendo in mostra aspetti che qualche volta
possono sfuggire per distrazione o indifferenza.
I
primi album del cantautore abruzzese, tutti in dialetto, sono: “Sacce
cu è ju bblues”, “Spartenze (2008) e “I vuojjie bbene a
nonnate (2010), quest’ultimo con rivisitazioni di brani del ‘900.
Nel 2013, Adriano Tarullo ha pubblicato “Anch’io voglio la mia
auto blues”, un disco che si spinge in una direzione diversa, verso
la canzone d’autore italiana, senza abbandonare del tutto le
tradizioni popolari della sua terra.
L’anima
blues di “Bastarda malattia” apre il nuovo disco e lo fa in modo
efficace e senza convenzioni, una ballata del dolore ma anche della
speranza, aggrappata al ricordo del sorriso e della voglia di vivere
di chi gli è caro.
Il
tatuaggio sul cuore che fa male, vede la ragazza cadere dalle favole
e correre in cerca di pepite d’amore. Belle parole per descrivere i
giovani a metà di “Lei casca dalle favole”, impreziosite dal sax
soprano di Massimo di Ponzio e dal piano elettrico suonato da
Maurizio Di Vitto.
Le
metafore di favole sono la chiave di lettura di “Cenere di stelle”,
un esercizio stilistico in cui Tarullo dimostra di trovarsi a suo
agio, essenziale per raccontare un amore non corrisposto. Il finale è
gentile e cortese, pur non essendo a lieto fine come si usa nelle
novelle.
Un
giro di blues introduce “Colm Thomas, pezzo dedicato al figlio del
poeta Dylan Thomas, ritiratosi negli ultimi anni della sua vita sulle
rive del lago di Scanno, nella bassa provincia dell’Aquila.
Ritmo
vagamente reggae per “La nuora nera”, paradosso anti razzistico,
che mette in contrasto pregiudizi e realtà. L’idea del brano è
nata dopo che l’autore ha visto colui che non tollera gli uomini
neri, portare a spasso i nipoti nati dall’unione della figlia con
un uomo di colore.
“Io
mi sento chitarrista” rivela la passione di Adriano Tarullo:
suonare la chitarra e cantare, nel finale è citata la canzone “Il
chitarrista” di Ivan Graziani. In “Un mestiere difficile” si
racconta la dedizione posta da un’infermiera nei confronti delle
persone ammalate o di un figlio, stessi gesti ma con un approccio
completamente diverso.
Adriano Tarullo |
Dolore
e ipocrisia camminano fianco a fianco in “Quella strana allergia ai
cipressi”, durante il rito del funerale. La stessa chiave di
lettura è adottata in “Crollava l’intero paese”, dove un uomo
tradito continua ad amare la sua donna, nonostante le chiacchiere
della gente e l’arrivo di una nuova vita che non gli appartiene.
Il
rumore delle onde del mare introducono il brano “La mia testa in
riva al mare”, meditazioni elaborate sotto il sole rovente in una
spiaggia affollata e rumorosa. Bel giro di basso, osservazioni a 360°
e tanta voglia di fuggire… con la mente abbronzata.
“Un’ingenua libertà” e
“L’arte di una madre” chiudono il disco, il primo è un pezzo
che parla di quello che le storie possono offrire, il secondo è solo
strumentale, dedicato alla madre per cui ha scritto alcuni versi,
sparsi però tra parole delle altre 11 canzoni.
“Storie
di presunta normalità” raccoglie il quotidiano di vita delle
persone, lucide riflessioni espresse con belle parole, buona musica e
passione.
“Cenere
di stelle” - Animazione grafica a cura del Collettivo Lhumans:
I
disegni della copertina del CD, così come quelli del libretto e del
video “Cenere di stelle”, sono di Francesco Coltella.
Copyright
by William Molducci
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